A cura di Antonio Giusa e Federica Muzzarelli, Fotografia Wulz. Trieste, la famiglia, l’atelier è una retrospettiva che si inserisce perfettamente nella consuetudine espositiva del Magazzino delle Idee, spazio che continua a distinguersi per la capacità di proporre rassegne di grande rilevanza, non solo artistica ma anche culturale e sociale per la città e la sua storia. Attraverso le opere della famiglia Wulz, la mostra racconta la storia di Trieste in oltre un secolo di cambiamenti ed evoluzioni, evidenziandone trasformazioni economiche, sociali e culturali. I visitatori sono invitati ad esplorare una narrazione visiva unica, capace di mettere in dialogo il vissuto personale dei fotografi, componenti della famiglia Wulz, con l’evoluzione collettiva della società triestina raccontata attraverso i loro scatti.
Il percorso espositivo ripercorre i luoghi che hanno visto nascere e svilupparsi l’attività di tre generazioni di fotografe e fotografi nella famiglia Wulz a Trieste: inizialmente in uno studio presso Corso 19, poi a Palazzo Hierschel e infine nella sede definitiva al civico 9 di Corso Italia. Questi spazi non furono solo luoghi di lavoro ma veri e propri fulcri di vita creativa e familiare, dove i Wulz intrecciarono fotografia, relazioni umane e crescita personale e professionale in un legame indissolubile.
La mostra si focalizza inizialmente sulla produzione di Giuseppe e Carlo Wulz nei primi anni del Novecento. I due fotografi, padre e figlio, con un approccio innovativo e visionario, iniziarono a immortalare le realtà sociali emergenti di Trieste, rappresentando con straordinaria sensibilità artigiani, esercenti, associazioni professionali e operai. I due, uniti dalla passione per la fotografia, hanno saputo, attraverso scatti che non solo documentavano le dinamiche economiche e culturali dell’epoca, ma celebravano con orgoglio l’identità e il lavoro dei loro soggetti, introdurre tecniche avanguardistiche per l’epoca, come l’utilizzo di un fondale fotografico portatile. Questo strumento consentiva loro di realizzare scatti in trasferta, spesso all’esterno delle fabbriche o direttamente nei luoghi di lavoro, rafforzando così il valore testimoniale delle loro opere.
Parallelamente, si esplorano le vite e le opere delle figlie di Giuseppe, Wanda e Marion Wulz, le ultime rappresentanti della famiglia, che hanno saputo trasformare l’attività di famiglia in una forma d’arte personale e profondamente sperimentale. Wanda e Marion Wulz esplorano con audacia temi artistici e sociali attraverso una fotografia che trascende la semplice documentazione per diventare una forma d’arte personale e sperimentale.
Le loro opere, che spaziano dai celebri autoritratti agli scatti futuristi di Wanda, riflettono un approccio innovativo che coniuga tecnica avanzata e una profonda riflessione sul ruolo della donna nell’arte e nella società, evidenziando l’importanza della prospettiva femminile come forza creativa e rivoluzionaria in un contesto dominato da visioni tradizionali. Attraverso il loro lavoro, Wanda e Marion non solo ridefiniscono la fotografia come mezzo di espressione individuale, ma si fanno portavoce di una nuova sensibilità artistica, capace di dialogare con le trasformazioni culturali del loro tempo e di aprire nuove strade per l’affermazione dell’identità femminile nell’arte moderna.
La famiglia Wulz, attraverso le sue generazioni, ha rappresentato non solo una straordinaria testimonianza visiva della trasformazione sociale, culturale ed economica di Trieste, ma anche un pilastro fondamentale nello sviluppo della tecnica fotografica in città. Dal lavoro pionieristico di Giuseppe e Carlo, che hanno saputo documentare i cambiamenti di una Trieste industriale e commerciale, fino alle sperimentazioni artistiche di Wanda e Marion, la famiglia Wulz ha saputo coniugare arte, innovazione e testimonianza storica, lasciando un’eredità che va ben oltre il semplice atto fotografico.
Il Magazzino delle Idee, palcoscenico di questa incredibile retrospettiva, si fa promotore della riscoperta del patrimonio storico e sociale di Trieste, contribuendo alla costruzione di un’identità culturale condivisa e confermandosi ancora una volta come uno spazio espositivo fondamentale per la città, capace di valorizzare e rendere accessibile al pubblico opere di grande valore.
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