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Un viaggio fotografico nella vita di Eleonora Duse alla Fondazione Cini di Venezia
Mostre
di Emma Drocco
«Mi sono composta una piccola casa all’ultimo piano di un vecchio palazzo, a Venezia, sotto i tetti, con una grande finestra ogivale, da dove si domina tutta la città. L’autunno è tranquillo, l’aria pura, ed ho tanta pace nell’anima…». In poche righe Eleonora Duse racconta quello che potrebbe essere un sogno di molti, un piccolo spazio privato in cui rifugiarsi, ancora più suggestivo se la cornice è la quieta e malinconica Venezia.
L’idea che ha portato nel 2011 l’Istituto per il Teatro e il Melodramma, della Fondazione Giorgio Cini ad aprire al pubblico la Stanza di Eleonora Duse, ha reso così possibile a tutti di rivivere la sensazione di entrare nelle stanze di questa grande attrice.
Un interessante esempio di come le carte, gli oggetti e le fotografie appartenute alla Duse siano stati strappati dal buio dell’archivio, aprendolo invece al pubblico e creando continue occasioni di esposizioni. Una sorta di “archivio aperto” e vivo dove incontrare l’attrice e conoscerla attraverso la sua storia.
La mostra «Se mi dura questo entusiasmo finirò come Narciso». Un viaggio fotografico nella vita della grande attrice. Eleonora Duse e l’Italia, visitabile fino all’8 marzo 2024 in particolare è un appuntamento dedicato alla fotografia come prospettiva attraverso cui raccontare il teatro. Un focus che si sposta dal rapporto tra il teatro e Venezia, approfondito nella mostra precedente, ad uno sguardo invece sul contesto nazionale, ricostruendo i più grandi successi ottenuti nella Penisola e il modo in cui il mondo del teatro e della cultura italiana percepirono la sua arte.
Il recupero della vecchia Sala del Tesoro e il suo nuovo allestimento hanno permesso di esporre una buona parte della ricca collezione dusiana. Non tanto con la volontà di farne un museo ma con il duplice obiettivo di rivelarne l’esistenza e di restituire al visitatore tutta la complessità e l’importanza di un archivio come questo quale fonte di studio per la Storia del Teatro.
«Eleonora Duse è la più grande attrice che abbia mai visto. La sua tecnica è talmente rifinita e completa che cessa di essere una tecnica. […] La Duse è diretta e grandissima», scriveva Charles Chaplin.
Figlia d’arte, come spesso accadeva negli anni in cui il teatro era, soprattutto, un’eredità di famiglia, nasce per caso a Vigevano il 3 ottobre del 1858, durante una tournée dei genitori, attori girovaghi di modesta fortuna. Il padre Alessandro Vincenzo era a sua volta figlio d’arte, discendente di quel Luigi Duse che, più fortunato di lui, aveva avuto successo creando la maschera comica di Giacometto. La madre, Angelica Cappelletto, era invece di origini popolari e abbracciò la professione solo per amore del suo giovane sposo.
Una vita che fino a questo punto potrebbe essere quella di tante ragazze dell’epoca ma che come raccontano le fotografie in mostra, si trasforma in una carriera che la porta a collaborare con Giuseppe Giacosa, Giovanni Verga, Arrigo Boito, Gabriele d’Annunzio, Marco Praga e Tommaso Gallarati Scotti tra gli altri.
Le lettere sono il testimone più numeroso. Attraverso di esse parla della sua amata Venezia, le più rappresentative sono quelle rivolte al compositore e letterato Arrigo Boito (Padova, 1842-Milano, 1918) al quale esprimerà più volte il desiderio di ritirarsi nella città lagunare, con lui e la figlia Enrichetta, alla fine della propria carriera. Lettere che sono anche custodi di raffinati commenti al suo lavoro, come quella del giovane Anton Cechov che, dopo lo spettacolo, scriverà alla cara sorella Maria Pavlova: «Ho visto proprio ora l’attrice italiana Duse in Cleopatra di Shakespeare. Non conosco l’italiano, ma ella ha recitato così bene che mi sembra di comprendere ogni parola; che attrice meravigliosa!. »
Le lettere nell’archivio vengono presentate come una «forma di comunicazione visuale oltre che 33 verbale», come scrisse William Weaver, uno dei più importanti biografi dell’attrice.
Spesso dimentichiamo l’importanza degli archivi. Un archivio, oltre a essere l’insieme ordinato dei documenti redatti e ricevuti da una persona nel corso delle sue attività, costituisce, senza dubbio, una possibilità di conoscenza e di viaggio a ritroso nella vita e l’arte del suo proprietario. Nel caso di Eleonora Duse, vuole dire gettare luce su una vita, quella dell’attrice, spesso dimenticata nelle pieghe della storia.