-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Un viaggio visionario nell’arte di Enzo Cucchi a Castelbasso
Mostre
Sarebbe riduttivo e in un certo senso ingiusto circoscrivere la produzione artistica di Enzo Cucchi in quella “reazione visiva” che è stata la Transavanguardia. Il suo sguardo visionario, accompagnato ad una abilità unica nel creare immaginari fantastici, è il punto di partenza di una mostra che mira a enucleare le ispirazioni e i pensieri di un artista complesso. Castelbasso si conferma cornice ideale ad accogliere opere inedite di uno dei creativi più noti e indagati della seconda metà del secolo scorso. La rassegna estiva Castelbasso – Borgo della Cultura, allestita nel piccolo centro del teramano dalla Fondazione Malvina Menegaz per le arti e le culture, offre la possibilità di visitare un doppio percorso che si snoda tra Palazzo Clemente – che accoglie “Opere scelte per un nuovo percorso”, mostra permanente con lavori di artisti quali Omar Galliani, Ettore Spalletti e Stefano Arienti – e Palazzo De Sanctis, che invece ospita la mostra su Cucchi e si articola su tre piani espositivi. Un vero e proprio excursus nell’arte dell’artista marchigiano, capace di proiettare l’osservatore nel proprio universo simbolico. La mostra abruzzese, aperta in concomitanza con la grande esposizione del MAXXI di Roma “Enzo Cucchi, il poeta e il mago”, indaga la sua produzione artistica degli ultimi dieci anni attraverso arazzi, disegni, tele e sculture che dialogano con lo spazio circostante.
La mostra si apre con Mirare (2016), una grande testa in bronzo sospesa nel vuoto la cui nuca è trafitta da un cavo d’acciaio appeso tra due pareti. L’uomo osserva, genera, crea, immagazzina e restituisce. L’opera introduttiva di questo percorso nei meandri dell’anima di Cucchi si relaziona direttamente con il pubblico che la contempla. Ed è ciò che avviene anche nelle sale successive, in cui ci si ritrova davanti ad opere in cui pittura, scultura e ceramica si fondono e, insieme, danno vita ad uno scenario onirico, impregnato di mistero, dove teschi e simboli tradizionalmente associati all’idea di morte divengono insegne di vita. Nelle parole della curatrice Ilaria Bernardi si evince come questo percorso di approfondimento vuole provare che l’arte di Cucchi sia indissolubilmente legata alla sfera del reale: “Il suo segno non è un racconto, né un’illustrazione, né una descrizione: non è sogno, ma è tautologicamente solo e soltanto segno”. Si tratta infatti di “Un segno che sovente prende la forma di un teschio o di fuoco fatuo, talvolta di animale o di creatura umana ingigantita, rimpicciolita, stilizzata oppure ridotta a specifiche parti anatomiche”. Composizioni disorientanti, nelle quali non di rado vale il principio della giustapposizione di materiali apparentemente inconciliabili. La bi-matericità definisce la metodologia di Cucchi, che nelle sale del piano terra si traduce in opere di grande formato sulle cui superfici poggiano scheletri colorati, teschi e occhi dallo sguardo penetrante.
Se nelle sale iniziali il focus principale consiste nella giustapposizione di oggetti ed elementi che co-esistono, oltre che nella creazione di una relazione tra opera e fruitore che si basi sulle “regole” messe in campo dall’artista, il primo piano presenta decine di disegni che uniti danno forma ad una sorta di “Cattedrale”. Gesti e segni da cui nascono disegni di piccolo e medio formato che Cucchi realizza tra il 2016 e il 2018. Le opere disposte sulle ampie pareti del palazzo mettono in luce la singolarità di un artista che, incanalato da Achille Bonito Oliva nel gruppo della Transavanguardia, dimostra come anche nell’arte il passato rappresenti l’humus con cui diventa possibile generare idee nuove. Oltre a Cuccchi, versione digitale dell’archivio dell’artista in forma di videogioco esplorativo, è proiettato Cucchi a passo uno (2012), viaggio visionario in stop-motion che ripercorre i motivi iconografici tramite i quali l’artista plasma il proprio immaginario onirico. La mostra si conclude al secondo piano con l’opera più recente di Cucchi Senza titolo (2023), una lamiera con un inserto in ceramica, e cinque dipinti dalle dimensioni monumentali realizzati tra il 2021 e il 2022. Una minuscola scultura in bronzo “saluta” il visitatore appostata in una nicchia scavata nella parete in mattoni.
La mostra di Palazzo De Sanctis è una lucida analisi su un periodo particolare dell’arte di Enzo Cucchi, artista capace di rendere attuale un linguaggio personale, una sintassi che si esprime attraverso icone e simboli e che, come nella poesia, permette di forgiare atmosfere, emozioni, immaginari autentici.