Categorie: Mostre

Uomini. Quelli di Luciano Minguzzi, Castello Gamba di Châtillon

di - 25 Luglio 2024

Per commemorare uno degli artisti più apprezzati della collezione del museo del Castello Gamba di Châtillon, la Regione Autonoma Valle d’Aosta realizza la mostra Uomini di Luciano Minguzzi (Bologna 1911- Milano 2004), in collaborazione con la Fondazione Luciano Minguzzi di Venezia, Casa Testori e la Struttura Patrimonio storico artistico e gestione dei siti culturali della Soprintendenza per i beni e le attività culturali. La mostra è stata pensata in occasione del prossimo arrivo dell’opera Uomini (1969-1970) che verrà installata definitivamente nel giardino del Castello Gamba.

La collezione del museo custodisce da tempo alcune opere di Luciano Minguzzi, uno dei maestri della scultura italiana. Alcune sue sculture in bronzo sono collocate nel vialetto che porta all’ingresso del Castello Gamba. Due figure (1971) riproduce due corpi femminili acefali, dalle “teste fiore” come le definiva lo stesso artista, ispirate alla rappresentazione della natura. Le estremità degli arti sono anch’esse mutilate, rievocando gli orrori della guerra. La scultura sembra rappresentare la maternità in un momento di tenerezza tra madre e figlia, allo stesso tempo ricorda la composizione della raffigurazione pittorica leonardesca di Sant’Anna e la Vergine. La seconda opera di Minguzzi installata all’ingresso del museo è Due figure sedute (1973), due amanti seduti su una poltrona sono uniti in un romantico abbraccio. Anch’essi trasfigurati dalle “teste fiore” e dagli arti inferiori recisi, sono invece provvisti di mani che si incontrano in un gesto di affetto. La cassa toracica dei corpi è come sfondata, mostrando una piaga che diventa metafora della ferita dell’umanità, dettaglio ricorrente nella poetica dell’artista.

Luciano Minguzzi, bozzetto per Donna Seduta in poltrona

Luciano Minguzzi denuncia le atrocità della guerra con Gli uomini del lagher (1957), opera presa in prestito ed esposta temporaneamente in occasione della mostra all’interno della grande fontana dell’ingresso del castello. La scultura in bronzo e ferro è realizzata in onore dello scrittore Primo Levi, arrestato nella località di S. Vincent durante la Seconda Guerra Mondiale. Circondata dal paesaggio montano segna un forte contrasto con la sensazione claustrofobica dei due corpi maschili imprigionati all’interno delle casse di metallo. Le figure sono spaccate in due e mutilate esprimendo un forte dolore.

Quest’ultima presenta una forte affinità con Uomini (1969-1970) l’opera che prossimamente verrà acquisita definitivamente dal museo. Si tratta di un’imponente scultura recentemente restaurata dal Centro Conservazione Restauro La Venaria Reale di Torino. Viviana Maria Vallet, Dirigente Patrimonio storico artistico e gestione siti culturali Coordinatore scientifico Castello Gamba dichiara che «Questo intervento di restauro ha permesso di indagare non solo l’opera, che tra l’altro versava in gravi condizioni di conservazione ed è stata quindi riportata a una sua bellezza originaria, ma a scoprire anche proprio i materiali costitutivi della scultura. Un’opera che impreziosirà le collezioni regionali del Castello Gamba che, sin dalla sua apertura, ha sempre lavorato sulla propria collezione. Le opere conservate al Castello o depositate in magazzino, rappresentano la storia culturale e collezionistica della Valle d’Aosta, opere che sono state acquisite o donate in occasione di mostre o attività di promozione dell’arte contemporanea. È importante sottolineare che continuiamo ad accrescere questa collezione lavorando sul contemporaneo attraverso gli artisti che operano in ambito locale e, allo stesso tempo, ricordare come la Regione, negli ultimi decenni del ‘900, abbia sempre lavorato con esponenti della vita artistica nazionale».

Luciano Minguzzi – Le pendu, 1982

La grande pala d’altare laica contiene tre figure mutilate, uomini e donne, circondate dalle pareti di ferro che ricordano i vagoni dei treni utilizzati durante le deportazioni naziste e allo stesso tempo delle casse funebri. Questa volta Minguzzi dedica l’opera all’intera umanità con un particolare riguardo ai sopravvissuti dell’Olocausto. L’opera sarà collocata nel parco del Castello Gamba grazie al progetto dell’architetto Carla Falzoni.

Il percorso continua all’interno del castello dove è possibile ammirare Figura sulla sedia (1943 circa) uno dei primi lavori pittorici inediti di Luciano Minguzzi. Il corpo sensuale di una donna è dipinto allo stadio germinale del pensiero. Le linee sono semplici e tracciano una figura che ricorda le sue successive produzioni scultoree. Quest’opera è stata salvata da un suo amico dopo essere stata strappata in due parti e gettata via dallo stesso artista, nonostante il restauro è evidente il taglio. La mostra prosegue tra riproduzioni in scala ridotta delle sculture, bozze, incisioni e fotografie delle opere precedentemente in mostra.

Appeso al centro di una delle sale Le pendu (1982), una tecnica mista su carta applicata su una tavola di legno truciolare. L’appeso, figura dei tarocchi, si ispira alla ballata in endecasillabi del poeta francese François Villon (1431-1463), scritta in carcere nell’attesa dell’impiccagione. L’appeso di Minguzzi presenta un solco al petto, particolarmente profondo e alcuni corvi stanno mangiando i suoi organi, simboleggiando la violenza. Il corpo contorto e torturato esprime la sofferenza umana, la testa è un fiore che cela l’espressione. Minguzzi si distingue come artista sensibile, portavoce della sofferenza dell’umanità attraverso una produzione che diventa documento delle atrocità che hanno caratterizzato la storia del Novecento. Nasce inoltre la Via degli Uomini, un percorso della Memoria che collega i comuni di Saint-Vincent e Châtillon, a cura dell’artista Marco Jaccond.

Luciano Minguzzi, Due figure, 1971, Castello Gamba – Châtillon (AO)

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