Fabio Giampietro, Urban Singularity: l’architettura oltre l’umano, installation view della mostra. Photo Zima Studio. Credits Galleria Gaburro.
La personale di Fabio Giampietro, dal titolo Urban Singularity – L’architettura oltre l’umano, ci trasporta in un mondo dove il paesaggio urbano, ormai distaccato dalle leggi fisiche che conosciamo, si reinventa grazie alla tecnologia. L’artista, in questa serie di opere immersive, ci invita a riflettere su un’era post-umana, in cui l’intelligenza artificiale non solo modifica l’architettura, ma anche il nostro stesso modo di percepire lo spazio e il tempo.
Le opere di Giampietro non sono semplicemente paesaggi urbani: sono scenari che sfidano la logica della costruzione tradizionale. Grattacieli e edifici che si piegano, si espandono, si ricompongono in strutture impossibili, quasi alienanti. È il risultato della sua ricerca in cui scienza e arte si intrecciano, creando nuove forme di comunicazione tra le due discipline. Una “singolarità”, come suggerisce il titolo della mostra, che non è solo concettuale, ma si riflette anche nel linguaggio visivo delle opere.
Giampietro non si limita a rappresentare il futuro, ma lo costruisce con gli strumenti di oggi, in un perfetto equilibrio tra scienza e arte. Il suo approccio è quello di uno scientifico-visionario: una mente che, come l’intelligenza artificiale, non smette di esplorare nuove possibilità, nuovi orizzonti. La singolarità che ci propone non è solo un concetto filosofico, ma una concreta sfida alla nostra percezione e comprensione del mondo.
La vera forza di questa mostra, però, non sta solo nelle opere pittoriche. L’artista porta la sua ricerca oltre il piano bidimensionale, facendo entrare lo spettatore in un’esperienza immersiva che lo fa interagire con le sue creazioni. Presso la Galleria Gaburro, è possibile infatti provare un visore VR che permette di “entrare” fisicamente in una delle sue opere, diventando parte di un paesaggio che sfida ogni legge di gravità e geometria. È un’esperienza che va oltre la semplice visione: il pubblico non è solo spettatore, ma parte integrante di un processo di interazione tra uomo e macchina, tra il reale e l’immaginato.
Questo approccio multidisciplinare è una delle parole chiave della mostra: interazione. Giampietro ci invita a riflettere sulla continua evoluzione delle modalità di comunicazione e interazione, dove la tecnologia non sostituisce l’umano, ma ne espande le possibilità. La macchina diventa, quindi, uno strumento che permette all’artista di vedere oltre i propri limiti, di espandere il proprio sguardo, di percorrere territori mai esplorati.
Interessante è l’utilizzo dell’intelligenza artificiale (AI) da parte di Giampietro. Non si tratta di una sostituzione dell’artista, ma di un ampliamento delle sue capacità creative. Educando un algoritmo, ha creato un vero e proprio archivio di ricerca che gli permette di esplorare il suo lavoro da un’altra angolazione, rivedendo e reinterpretando le sue stesse creazioni. È un continuo gioco di simultaneità, dove il passato, il presente e il futuro si intrecciano, dando vita a un’architettura che sembra uscire direttamente da un sogno, un sogno alimentato dalla potenza della tecnologia.
A completare il progetto sono le collaborazioni che l’artista ha avviato con esperti di vari settori scientifici. Contributi da Dounia Hajhajate, psicologa clinica e ricercatrice in neuroscienze cognitive, Greta Riboli, psicoterapeuta e docente universitaria, e Andrea Colacino, ingegnere bioinformatico esperto in AI applicata alla medicina, arricchiscono la riflessione sulla relazione tra l’uomo e la macchina. Queste collaborazioni pongono l’accento sulla comunicazione tra scienza e arte, evidenziando come queste due discipline possano unirsi per creare un linguaggio comune che parla non solo di futuro, ma anche di esperienze e percezioni condivise.
Urban Singularity è quindi un invito a riflettere su come la tecnologia stia trasformando il nostro paesaggio urbano ma anche la nostra stessa esistenza. Giampietro ci offre un mondo che sfida le leggi della fisica, della biologia e della percezione, un mondo dove l’umano e il digitale si fondono in una visione unica e in continua evoluzione. Un viaggio sensoriale che, più che suggerirci un futuro, ci spinge a immaginare nuovi modi di vivere e interagire con l’ambiente che ci circonda.
Fino al 31 maggio, la Galleria Gaburro è il luogo per esplorare queste riflessioni, in un’esperienza che unisce arte, tecnologia e scienza.
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