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“Sono innamorato e vedo l’oggetto del mio amore ma non riesco ad afferrarlo: fino a tal punto l’amore mi lusinga e mi confonde! E per maggior disappunto, non è l’immenso mare a separarci, né un lungo cammino, né i monti, né le porte sbarrate di una cinta di mura, bensì solo poca acqua”. (Ovidio, Metamorfosi, Libro Ⅲ)
Il primo specchio, attraverso cui il giovane Narciso poté vedere la propria immagine riflessa ed innamorarsene perdutamente, fu uno specchio d’acqua.
Lo specchio, crogiolo di simboli, in primis quello della vanità, assume in questo racconto, l’aspetto e le qualità di un luogo. Che sia di conflitto o di autocompiacimento, lo specchio-luogo, rivela una certa ambiguità. Spazio di identificazione primaria, di presa di coscienza di sé da un lato e di sdoppiamento perturbante dall’altro, lo specchio si configura come una zona liminale tra ciò che è vero, reale e ciò che non lo è.
Vanità e verità vengono qui ad incontrarsi proprio nello specchio.
Sotto forma di piccola superficie ovale posta di fianco alle opere pittoriche, lo specchio compare anche nella mostra di Viviana Castiglioni, Identità Multiple, a cura di Ivan D’Alberto, come elemento interattivo, direi quasi performativo. Stuzzicando l’interesse del visitatore curioso e vanitoso o captando temporaneamente il profilo del visitatore più schivo, lo specchio ne cattura il riflesso, il quale diventa elemento formale dell’opera stessa, che solo a questo punto, può dirsi davvero compiuta.
La mostra nella galleria pescarese Ceravento diretta da Loris Maccarone, immerge il visitatore nella visione fluida dell’artista, dove le opere, concepite come superfici riflettenti, al pari degli specchi, innescano una doppia identificazione, quella dell’osservatore prima con la propria immagine riflessa e successivamente con l’immagine figurata pittoricamente. Riflesso e rappresentazione, siamo qui portati ad interrogarci sul carico di finzione ed inganno, reale o presunto, che questi termini portano con sé, sulla cultura narcisista in cui siamo immersi e sulla miriade di autorappresentazioni che coesistono e abitano le nostre identità virtuali, come sembra suggerire -S-elfie sono infotografabile,2023.
Lontane dalla volontà di aderire ad un realismo mimetico, le figure, ridotte a semplici forme geometriche, rese ancor più bidimensionali attraverso l’utilizzo di campiture piatte, mostrano un’identità ambigua, come in Il pomo è di chi lo vuole, 2023, fisionomie indefinite, a volte del tutto assenti, quasi inghiottite, come in Mare, 2023 e Il Re, 2023. Figure a tratti deformate, anatomicamente interrotte, dai volti fagocitati dal colore, rivelano un aspetto perturbante, presto sdrammatizzato dall’utilizzo di una tavolozza vivace.
Gli scenari, anch’essi evocati da pochi elementi grafici, suggeriscono scene quotidiane, in parte legate al vissuto dell’artista, milanese d’adozione, che per dirla con le parole del curatore Ivan D’Alberto: “conservano un sapore domestico, dove però il tempo è sospeso, fermo nel preciso istante in cui la pittura ha colto l’attimo”.
Un’atmosfera immersiva, quella proposta dalla visione curatoriale, dove il visitatore è il vero protagonista, chiamato ad “entrare” nelle opere non solo attraverso lo specchio, ma anche mediante l’ascolto di sonorità provenienti dalla Sardegna, terra d’origine dell’artista. L’engagement può dirsi decisamente riuscito. Un intervento che conferisce dinamismo e brio alla proposta nel complesso classica, coerentemente con la prospettiva del gallerista e collezionista Loris Maccarone.
L’immagine riflessa-rappresentata, finzione o realtà? Di certo, la vicenda di Narciso, troppo proteso a raggiungere la propria immagine riflessa, ci ammonisce a non oltrepassare il confine dello specchio.
INFORMAZIONI
Identità Multiple di Viviana Castiglioni
A cura di Ivan D’Alberto
Dal 21/10/23 al 23/12/2023
Dalle 17.00 alle 19.00: martedì, mercoledì e giovedì
Su appuntamento: venerdì e sabato
Galleria Ceravento, corso Vittorio Emanuele II, 161, Pescara
Info e prenotazioni: info@ceravento.it