Categorie: Mostre

Venezia, Musei delle Lacrime: la storia dell’arte secondo Francesco Vezzoli

di - 21 Aprile 2024

«Musei delle Lacrime è concepita come un’indagine sulle lacrime perdute della storia dell’arte. Dagli affreschi romani fino alle Avanguardie del XX secolo, il corpo umano è stato rappresentato e studiato in tutti i modi possibili. Dopo un’approfondita ricerca, mi sono reso conto che si possono trovare qualsiasi tipo di attività ed espressioni di sentimenti, eccetto l’atto di piangere. Le lacrime sono notevolmente assenti dall’universo visivo dell’arte, sono un segno di debolezza che non vogliamo condividere pubblicamente tramite l’arte». Con queste parole Francesco Vezzoli (Brescia, 1971)ricorda quel momento, ormai distante quasi trent’anni, in cui ha cominciato a ricamare, con un gesto intimo e delicato, lacrimelucenti sulle immagini dei grandi capolavori della storia dell’arte.

Piano piano, dunque, una figura dopo l’altra, Vezzoli ha creato la sua personale collezione di icone piangenti: dei Musei delle Lacrime, da cui il titolo dell’imponente mostra ora ospite nelle sale del Museo Correr e curata da Donatien Grau. L’esposizione nasce dall’invito all’artista da parte di Venice International Foundation, associazione che unisce la salvaguardia del patrimonio artistico veneziano con il dare voce alle ricerche contemporanee. Le opere di Vezzoli sono Madonne che piangono stelle e gioielli; sono i volti perfetti, patinati, delle icone della cultura popolare che prendono il posto di santi e figure sacre; sono ritratti le cui lacrime si trasformano in quadri di Picasso, Lichtenstein e Boetti o nelle sculture bronzee di Giacometti. Questi lavori punteggiano discreti gli spazi della grande quadreria del museo: si infilano cautamente nelle vetrine colme di ceramiche, si accostano a brillanti dittici del Quattrocento, prendono il loro posto sulle pareti decorate da affreschi settecenteschi, creando così, cautamente, una delicata conversazione con i grandi capolavori del passato.

Allo stesso modo, però, Vezzoli vuole anche dialogare con la contemporaneità e lo fa rivolgendosi direttamente a Carlo Scarpa, maestro dell’architettura modernista e autore degli allestimenti che caratterizzano le sale museali della Quadreria. Esemplare di ciò è il modo in cui è stato esposto il lavoro Kim Kardashian asl’annunciata (after Antonello da Messina), un’opera del 2024 in cui l’icona di Instagram prende il posto dell’icona della cristianità. Essa fa diretto riferimento al Cristo morto di Antonello da Messina che le sta vicino, magistralmente esposto da Scarpa con una tenera rotazione della tela che ritroviamo nell’allestimento del Vezzoli.

Il volto di Kim Kardashian, poi, ci rimanda a tutta una serie di ossessioni dell’artista: gli idoli (del presente e del passato), il sacro e il profano, e naturalmente il desiderio. Tutto ciò si ritrova, per esempio, in Gala As Sylvia In La Dolce Vita, un omaggio al cinema neorealista italiano, ma anche alle forme voluttuose di Gala e di Anita Ekberg. Ma il desiderio è anche quello queer di Jean Cocteau e Jean Marais rappresentati come santi, ed è l’erotismo triste e tormentato di Boys Don’t Cry (After Sebastiano del Piombo).

Un altro elemento essenziale nella poetica dell’artista bresciano è, poi, l’atto stesso del ricamo, che compie principalmente di notte, in un rapporto estremamente intimo con il lavoro che ha davanti, un rapporto che si ritrova anche nella Madonna cucitrice, chinata sul proprio ago, di Starlight, Starbright: The Mother of Tears (AfterGiovan Francesco Caroto). Tutti questi temi e manie vengono evidenziati dall’artista stesso, attraverso l’originale audio guida da lui scritta e narrata: si tratta di una sorta di opera concettuale che accompagna il visitatore attraverso il percorso espositivo, donando spunti di riflessione e suggestioni e spronandoci a lasciarci travolgere dalle stratificazioni di senso che si addensano nelle sale del Museo delle Lacrime.

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