La mostra “I dormienti” personale dell’artista Vincenzo Simone ha inaugurato presso Spazio Petroni a Bologna, durante il ricco programma di eventi di ART CITY. Corredata da un suggestivo testo a opera di Francesca Pagliuca e promossa da Fondazione Rusconi in collaborazione con MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, l’esposizione resterà aperta fino al prossimo 25 Febbraio 2023.
“All’ombra de’ cipressi e dentro l’urne
Confortate di pianto è forse il sonno
Della morte men duro?”
Ugo Foscolo apre così il suo carme “Dei sepolcri”, ricordando e interrogandosi in merito a quanto per i vivi custodire il valore della memoria, celebrando anche visivamente l’immagine del sonno eterno, sia da sempre fonte di riflessione e sovente tradizione, conforto, necessità . Un bisogno di rendere omaggio e di intessere una conversazione intima collocandosi sulla soglia fra conosciuto e ignoto è dirompente nell’inedito corpus di opere presentato da Vincenzo Simone. La mostra “I dormienti” accoglie difatti nell’immediato in una dimensione differente, facendo ingresso in uno spazio transitorio di penombra, un tessuto bianco, che avvolge un’apertura arcuata, segna un cambiamento nel passo di chi la sta scoprendo, cullando e conducendo con eleganza verso un percorso in grado di risucchiare e indurre a un’indagine lenta e profonda.
Sulle mura candide delle stanze espositive di Spazio Petroni le pitture sembrano fluttuare, aprendo finestre su delle presenze discrete, ma coinvolgenti, a tratti ipnotizzanti. Volti dipinti, privi di un intento puramente ritrattistico, seguono il nostro incedere (o siamo noi a rincorrerli?), sussurrano cose, distolgono lo sguardo, chiudono gli occhi, portando con sé un attributo singolare che si fa copricapo, ombra o maschera, rendendoli curiosi, buffi, unici, in senso mai denigratorio. Il loro è un “esserci” che nessuno tende a sottovalutare o sbirciare rapidamente: il richiamo che esercitano su coloro che si apprestano a contemplarli è massimo e varia per caratteristiche, raggiungendo un’acme in Ragazza con cappello rosso. La peculiare maniera del velluto di assorbire e restituire la materia pittorica ad olio, genera un gioiellino prezioso, ciliegina sulla torta di un allestimento, nell’intero insieme, pensato e notevolmente riuscito: grazie a questa minuta e preziosa finestra, lo sguardo scorge al di là delle nicchie altre opere potenti per dimensioni e gestualità .
La solenne camminata termina sul fondo del corridoio di incontri, quasi a chiudere e inglobare il fruitore in modo fisico, per certi versi claustrofobico, ponendolo di fronte a una grande carta dove i dormienti, passato ormai del tempo dal loro trapasso, riposano su un tripudio di colori, natura e prosperitĂ .
Vincenzo Simone realizza una mostra oltremodo sentita, mettendo a nudo la fragilità e allo stesso tempo il coraggio di fronteggiare la perdita di qualcuno o qualcosa, cimentandosi in un genere pittorico millenario, il quale non aveva ancora esplorato del tutto. Nel citare i grandi della Storia dell’Arte è come se riportasse in vita le anime di quei maestri, creando un ulteriore tributo ad un passato che avrà eternamente un’eco. Decisamente interessante e non usuale è la portata del dialogo complessivo delle opere fra loro, queste ultime con lo spazio e infine la singola con l’osservatore; un incessante e straordinario scambio su tutti i livelli che regala punti di vista capaci di convogliare un messaggio inesauribile.
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