Categorie: Mostre

VIRIDITAS – L’ultimo superstite di Leonardo Petrucci alla Galleria Gilda Lavia di Roma

di - 26 Novembre 2024

Sin dagli esordi la ricerca dell’artista è stata indirizzata all’approfondimento di tematiche come la geometria sacra, l’alchimia, la cabala, l’astrologia e la fisica quantistica. Il percorso espositivo alla Galleria Gilda Lavia trae ispirazione dalla seconda fase della trasmutazione alchemica, la “Viriditas”. Si tratta della cosiddetta fase al verde, il momento di liberazione della “Nigredo”, la fase primaria che l’artista ha approfondito nelle sue passate mostre attraverso la mantide che incarna perfettamente la natura alchemica della simbologia della coincidentia oppositorum.

Questo insetto, appartenente all’ordine dei mantoidei, è diventato per Leonardo Petrucci un simbolo ricorrente da diversi anni e compare sin dalla sua prima personale del 2011 con Bruno Ceccobelli nella galleria di Pino Casagrande che allora aveva sede al Pastificio Cerere. Nel 2014 per la mostra Antropofagia Simbiotica presso Operativa Arte Contemporanea a Roma, l’artista aveva proprio allevato ed esposto vive delle mantidi religiose. Questo insetto ha una natura cannibale: la femmina che divora il maschio durante l’accoppiamento è la sintesi perfetta della fusione alchemica. Nel mondo alchemico c’è uno slittamento rispetto alla cultura occidentale: nell’alchimia la morte e la mortificazione, legate alla fase della “Nigredo”, sono al primo posto: senza quell’atto cannibalico le future mantidi non potrebbero esistere. In realtà anche la femmina muore subito dopo aver deposto la sacca di uova. È un duplice sacrificio, prima del maschio e poi della femmina.

Leonardo Petrucci, Viriditas. Installation view, Galleria Gilda Lavia, Roma. Ph. Giorgio Benni

Nella mostra ora in corso presso la Galleria Gilda Lavia l’artista concentra l’attenzione sulla fase di sopravvivenza, la “Viriditas” – concetto di cui parlava anche Ildegarda di Bingen, nota mistica e medico medievale di origine tedesca vissuta nel XI secolo, alludendo all’“energia verde vitale” associata alla forza vitale della natura – facendo sì che l’insetto divenga simbolo di resilienza e rinascita. Il riferimento è a tutti coloro che, nonostante le avversità, sono rimasti in vita come dei veri e propri superstiti.

Dalle opere pittoriche ai reperti naturalistici, fino alle installazioni scultoree e digitali realizzate per questa mostra, la figura della mantide, con particolare attenzione alla versione maschile sopravvissuta, domina le pareti perimetrali dello spazio nelle sue diverse declinazioni, invitandoci a riflettere sulla tematica del cannibalismo non solo da un punto di vista antropologico, ma anche spirituale e simbolico.

Leonardo Petrucci, Viriditas. Installation view, Galleria Gilda Lavia, Roma. Ph. Giorgio Benni

Notevole è l’effetto scenografico creato sulla parete di fondo dove una tenda – sulla quale compare uno schema decorativo con foglie tropicali elaborato attraverso l’intelligenza artificiale – simulando un sipario teatrale si schiude per presentare in una sorta di ideale palcoscenico la figura emergente di una grande mantide maschio che riproduce una reale mantide tassidermizzata che appare, nella parete frontale, nell’opera Hermes (2024).

Il percorso espositivo si sviluppa in maniera circolare attorno al pilastro centrale della galleria che porta in scena uno slittamento dalla natura della mantide religiosa a quella umana. Qui una serie di opere in carboncino reinterpretano le illustrazioni di un trattato alchemico del XVII secolo, nelle quali l’atto cannibalico assume esclusivamente una dimensione umana, seguendo i principi di vita, morte e rinascita.

Leonardo Petrucci, Viriditas. Installation view, Galleria Gilda Lavia, Roma. Ph. Giorgio Benni

In un’altra sala è proposta anche una selezione del corpus di opere Panspermia, presentate per la prima volta nel 2023 in occasione della mostra Una questione di spazio curata da Marcello Smarrelli presso i Musei Civici di Pesaro. Si tratta di pitture ad olio su tela raffiguranti visioni di cadute di meteore sulla Terra che richiamano la teoria che ipotizza la vita sul Pianeta a seguito di impatti meteoritici, rievocando fortemente il dualismo tra Eros e Thanatos – tema già frequentato dall’artista nelle opere dove ricorre la figura della mantide religiosa – e che sono strettamente legate alla visione della “melanconia”, ispirata alla celebre incisione “Melencolia I” di Albrecht Dürer che presenta sullo sfondo un corpo celeste in caduta.

Circondato da cadute di meteore, il visitatore si imbatte, infine, in una delle opere del corpus Red Hope. Il progetto, che gode del patrocinio della NASA, consiste in una serie di tappeti di lana – frutto della manodopera di maestranze operose in villaggi attorno a Varanasi, nell’Uttar Pradesh (India) – che nascono con un connotato non casuale, la calpestabilità. Red Hope nasce, come idea, nel 2015 ed è stato poi esposto al pubblico nel 2017 da Zinouzi Tapì, negozio storico di tappeti persiani che si trova nel centro storico di Roma. L’idea è nata da un’azione pioneristica: quella di poter calpestare per la prima volta il suolo di Marte trasponendo l’immagine originale fotografica che il rover Curiosity della NASA scatta alle porzioni di suolo marziano dopo averne perforato le superfici rocciose. È un progetto che l’artista porterà avanti fino a che l’essere umano approderà su Marte. A quel punto non avrà più senso creare tappeti calpestabili che ti portano su quel pianeta.

Leonardo Petrucci, Viriditas. Installation view, Galleria Gilda Lavia, Roma. Ph. Giorgio Benni

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