13 maggio 2025

Vitale, quotidiana e condivisa: la rinnovata Fondazione Querini Stampalia

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Fondazione Querini Stampalia conferma il desiderio di diventare sempre più un punto di riferimento nel panorama artistico italiano e internazionale aprendo una nuova stagione della sua storia culturale con la mostra di John Baldessari, le monumentali sculture bronzee di Davide Rivalta e l’intervento di Martí Guixé

John Baldessari. No Stone Unturned – Conceptual Photography. Un progetto di Cristiana Collu. Con la collaborazione di Estate of John Baldessari, John Baldessari Family Foundation and Sprüth Magers. Photo credits: Adriano Mura. Courtesy: Fondazione Querini Stampalia, Venezia

Quattro Leoni in campo, monumentali e bronzei, circondano la Fondazione Querini Stampalia. Con loro Davide Rivalta intreccia mito e realtà, inserendo queste creature imponenti in uno spazio urbano messo in sospensione. E con Davide Rivalta – e non solo – la Fondazione apre una nuova stagione della sua storia culturale, confermando il desiderio di diventare sempre più un punto di riferimento nel panorama artistico italiano e internazionale.

«Il 5 maggio 2025 rappresenta un momento cruciale in questo processo. Una data carica di significato, che coincide con l’anniversario della nascita, nel 1799, di Giovanni Querini: il fondatore la cui visione lungimirante e il cui spirito di generosità continuano a ispirare ogni nostra iniziativa. Celebrare questa ricorrenza con l’apertura della Querini trasformata è il modo più autentico per onorare la sua eredità e riaffermare la nostra missione: promuovere la conoscenza, l’innovazione, il dialogo», ha affermato il Presidente Paolo Molesini.

Davide Rivalta, Leoni in Campo. Photo credits: Adriano Mura. Courtesy: Fondazione Querini Stampalia, Venezia

«Alla Fondazione Querini Stampalia si coltiva il raro sentimento della meraviglia, quello che per Platone dà origine al pensiero e che per Rebecca Solnit è una forma di libertà, un orientamento etico verso l’ignoto. Seguendo le orme visionarie di Giovanni Querini, la Fondazione si propone come un arcipelago vivo di esperienze, dove la conoscenza non ha centro, ma si diffonde per connessioni e analogie: rizomatica, eclettica, non gerarchica», gli fa eco la Direttrice Cristiana Collu. 

Ecco allora dunque che chi entra in Fondazione, già passando dal campo, muovendosi in una sensazione di sospensione, attesa, curiosità e mistero tra due leonesse e due leoni, tutti quattro vigili e rassicuranti, non minacciose, sentinelle dello spazio e della vita pubblica, inizia la sua scoperta facendosi partecipe dell’incontro e del dialogo con l’arte nella quotidianità. È proprio nel quotidiano che ci fermiamo in prossimità loro, con un gesto semplice, istintivo, come una fotografia o un selfie, che genera un confronto e un racconto al contempo: il confronto con la dimensione mitologica e simbolica degli animali, con quella naturale e con quella storica, e il racconto del rapporto tra lo spazio urbano e quello selvaggio e della relazione tra esseri viventi.

Davide Rivalta, Leoni in Campo. Photo credits: Adriano Mura. Courtesy: Fondazione Querini Stampalia, Venezia

Vitale, come diventa l’installazione di Rivalta, è anche la mostra No Stone Unturned. Conceptual Photography, dedicata al lavoro di John Baldessari, una delle figure più influenti dell’arte concettuale che ha sempre tratto ispirazione dalla vita quotidiana e dalla cultura visiva, per realizzare dipinti, sculture, disegni, video e fotografie che esplorano la tensione tra immagine e linguaggio, oggetto e significato – spesso con uno spirito disarmante. Allestita al terzo piano della Fondazione – e in programma fino al prossimo 23 novembre, in concomitanza con l’intera durata della 19. Mostra Internazionale di Architettura – La Biennale di Venezia – è la mostra più ampia mai realizzata a Venezia e si concentra su un momento cruciale, ovvero quando la la fotografia divenne il fulcro della pratica concettuale di Baldessari che come Giovanni Querini fu un precursore: si apre con  Flying Saucer: Rainbow/Two Cyclists/Dog/Gorilla and Bananas/Chaotic Situation/Couple/Tortoise/Gunman(Fallen), esempio straordinario ed emblematico dell’approccio concettuali di Baldessari: l’opera infatti, data 1992, sfida le convenzioni artistiche tradizionali del tempo attraverso il riassemblaggio di ritagli fotografici che crea un senso di straniamento e stimola la la riflessione e l’interpretazione personale.

John Baldessari. No Stone Unturned – Conceptual Photography. Un progetto di Cristiana Collu. Con la collaborazione di Estate of John Baldessari, John Baldessari Family Foundation and Sprüth Magers. Photo credits: Adriano Mura. Courtesy: Fondazione Querini Stampalia, Venezia

Proseguendo si incontrano alcuni esempi della Kissing Series, come Kissing Series: Simone (with Red), Patrice (with Blu), Claudia (with Yellow) and Barbara (with Green) del 1974, che Baldessari realizzava combinando fotografia e interventi pittorici, per esplorare temi legati alla rappresentazione, alla serialità, al colore, e alla contestualizzazione. Se in questa serie il profilo di una persona, di un di una parte del corpo (nel caso dell’opera appena citata, il dito) si avvicina fino a toccare un altro oggetto, come se le due superfici si “baciassero” – così Baldessari sottolinea l’importanza degli spazi tra le cose – nella Embed Series, iniziano a comparire parole e immagini dentro ogni foto, e, ancora, a conferma dell’idea della fotografia come codice, o come strumento di decodifica, nella Binary Code Series, sequenze di azioni, come per esempio fumare una sigaretta, sembrano veicolare un messaggio, reale o immaginato. 

John Baldessari. No Stone Unturned – Conceptual Photography. Un progetto di Cristiana Collu. Con la collaborazione di Estate of John Baldessari, John Baldessari Family Foundation and Sprüth Magers. Photo credits: Adriano Mura. Courtesy: Fondazione Querini Stampalia, Venezia

Attraversare No Stone Unturned. Conceptual Photography significa attraversare gli anni ’70, già dalla fine degli anni ’60 con alcune delle celebri tele che Baldessarri realizzò fotografando un dito puntato su oggetti banali in luoghi altrettanto banali o indefiniti e poi incaricando un pittore iperrealista di riprodurre l’immagine e un pittore di insegne di aggiungere una didascalia con il nome del pittore, per esempio «A Painting by Patrick X. Nidorf, O.S.A.» (Commissioned Paintings, 1969), e poi con opere come I will not make any more boring art (1971) e Teaching a Plant the Alphabet (1972), che presentano situazioni stranianti e documentano performance banali e buffe; e serie fotografiche in cui le immagini, disposte in griglie o altri schemi visivi, diventano indagini sul movimento, il linguaggio e, di conseguenza, sul rapporto tra fotografia e cinema. O, ancora, Police Drawing (1971), con cui Baldessari esplorò la fotografia come prova indiziaria, e anche  «pezzetti di significato che fluttuano nell’aria e la cui effimera sintassi genera nuove idee», ovvero esemplari di Blasted Allegories, realizzata alla fine degli anni Settanta, e composta da fotografie scattate a uno schermo televisivo a cui vengono sovrapposte parole, in colori e composizioni di ogni sorta che mettevano, e mettono tutt’ora a nudo il nostro profondo bisogno di trovare un significato in tutto ciò che vediamo. 

In tutta No Stone Unturned, il desiderio di Baldessari di offrirci generosamente e apertamente delle nuove idee, soprattutto per mezzo della fotografia, emerge con forza e coerenza, a cui fa eco l’intervento di Martí Guixé, che interpreta con ironia e intelligenza lo spirito della Querini: essere un luogo aperto, dove la cultura non è mai un esercizio solitario, ma un’esperienza condivisa. 

Fondazione Querini Stampalia Martí Guixé, Q Spot. Seat, read, think, repeat. Photo credits: Adriano Mura. Courtesy: Fondazione Querini Stampalia, Venezia

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