Un progetto immersivo, provocativo e coinvolgente che trasforma lo spazio della fondazione Sandretto nel riflesso dell’universo femminile permeato dai mass media. La mostra si configura come la prima grande antologica di Paulina Olowska (Gdansk, Polonia, 1976) mai offerta da un’istituzione italiana. Le opere dialogano con una selezione di altri lavori, a cura dell’artista polacca, appartenenti alla Collezione Sandretto Re Rebaudengo.
Ogni ambiente del grande spazio espositivo diventa una sorta di palcoscenico in cui si sviluppano i capitoli dell’elaborata ricerca di Paulina Olowska. Visual Persuasion prende il titolo dal libro del pubblicitario ed etologo naturalizzato statunitense Stephen Baker (Austria, 1921), pubblicato nel 1961, in cui analizzava gli effetti delle tecniche dei media sul subconscio umano. Ispirata da queste teorie, Olowska sceglie e accosta tra di loro le iconografie che hanno scolpito l’immaginario femminile dell’ultimo secolo.
Le donne iniziano ufficialmente il processo di emancipazione dal ruolo di angeli del focolaio con l’ingresso come lavoratrici nelle fabbriche. Visual Persuasion accoglie i visitatori con strumenti di produzione e immagini d’archivio di donne operaie nelle catene di montaggio della FIAT, intente a costruire automobili. Le fotografie sono accostate all’opera Flaga (1972-2000) di Simon Starling, il modello Polski Fiat 126p, veicolo simbolo della motorizzazione di massa della Polonia, appeso alla parete come un quadro con i colori della bandiera polacca. Accanto all’installazione una tela in tecnica mista di Paulina Olowska riprende il mito greco di Aracne, l’abile tessitrice così coraggiosa da sfidare la dea Atena e vincerla, per poi essere trasformata in un ragno, obbligata a tessere per tutta la vita. Spider painters (2020) è una sorta di collage che mette a confronto il lavoro manuale artigianale a quello artistico, rappresentando quest’ultimo con una giovane borghese nell’atto di dipingere.
Dopo la seconda grande guerra le città iniziano a popolarsi diventando frenetici luoghi in cui è sufficiente seguire i luminosi neon dei negozi per soddisfare qualsiasi desiderio. “Com’è bella la città” cantava Giorgio Gaber nel 1972 “Piena di strade e di negozi, e di vetrine piene di luce, con tanta gente che lavora, con tanta gente che produce”. Il corridoio della Fondazione Sandretto diventa una luminaria di vecchie elettrizzanti insegne popolari, dalla tintoria Crocetta alla colossale CASA DEL MATERASSO.
La mostra prosegue e diventa sempre più intensa, affrontando lo sfruttamento dell’immagine femminile stereotipata e procace da parte della comunicazione pubblicitaria. La donna diviene il soggetto preferito delle campagne di promozione, trasformandola automaticamente in oggetto.
In grandi teche si osservano manichini femminili dagli arti inferiori dipinti di rosso sangue, incatenati al pavimento dai capelli legati in lunghe trecce che si configurano come lunghe catene. L’opera di Thomas Hirshorn (Svizzera, 1957) si chiama Ingrowth (2009) ed è composta da corpi mutilati che diventano la personificazione di Verità, Grazia, Speranza e Fede. Ai loro piedi supereroi giocattolo sono schierati come soldati accanto ad atroci immagini di morti violente. Le opere denunciano la veemenza alimentata dalla pornografia e si confrontano nello spazio con la proiezione di differenti video. Uno dei più memorabili, per la sua carica sessuale, è il film erotic-horror del registra Walerian Borowczyz (1923-2006), intitolato La bestia (1975). Uno corto di zoofilia erotica in cui una giovane donna scappa dall’aggressione brutale di una bestia. Il video solleva diversi interrogativi sull’azione della veemenza nei confronti delle donne come immaginario afrodisiaco per molti uomini, problema che si protrae dagli albori della civiltà ai giorni nostri. Comportamenti deplorevoli narrati dai più antichi miti e talvolta giunti fino a noi attraverso la rappresentazione pittorica. A tal proposito Paulina Olowska è la regista di Ecstasy un filmato erotico in cui ancora una volta una donna, questa volta nelle sue piene facoltà, raggiunge il piacere camminando in un museo a Cracovia, osservando il quadro Frenzi of Exultations (1983), raffigurante un cavallo e una donna nuda coinvolti in una cavalcata dai toni erotici, dipinto da Wlaswlaw Podkowinski (1866-1895).
Dal giorno in cui il genere femminile ha conquistato la propria indipendenza nelle vesti di abile lavoratrice e borghese risoluta è stato nuovamente assoggettato e sminuito dallo stereotipo comune attribuito dalle masse popolari fuorviate dai mass media. La donna indipendente è stata definita come pericolosa ammaliatrice e oggetto del peccato. La mostra abbatte ogni pregiudizio mostrando come essa sia anticonformista, intellettuale, artista, spontaneamente sensuale e per sua natura creativa. La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo offre una mostra d’arte contemporanea che si prospetta come uno spettacolo forte, trasgressivo e anticonvenzionale capace di perturbare, offrendo una rappresentazione realistica della storia della comunicazione di massa dell’ultimo secolo.
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