Ha aperto al pubblico venerdì 25 ottobre Roberto Matta 1911 – 2002. La mostra, curata da Dawn Ades, Elisabetta Barisoni e Norman Rosenthal si inserisce tra i progetti di approfondimento e ricerca portati avanti dalla Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro partendo dai tesori custoditi nell’ampia collezione civica. In questo caso, a fungere da base per il progetto espositivo sono due dipinti: Alba sulla terra, un olio su tela del 1952 che viene acquistato nel 1953 dal Comune di Venezia, e Composizione (1950), opera pervenuta all’istituzione dal lascito De Lisa-Usigli nel 1961.
Irrazionalità, inconscio, automatismo psichico, ma anche una forte componente geometrica e architettonica —derivante dagli anni di apprendistato presso lo studio di Le Corbusier— sono i segni distintivi del lavoro di Roberto Matta (Santiago del Cile, 1911 – Civitavecchia, 2002), che avvolgono lo spettatore in un universo unico, dove le figure colano l’una nell’altra, i colori si accendono e spengono come tanti piccoli fuochi e le sedie sviluppano corna acuminate.
In questo universo fluido e mutevole il visitatore viene trascinato fin da subito, senza esitazione, con una tela monumentale che riempie la prima sala con la sua intensità: Coïgitum (1972), di ben dieci metri di lunghezza. Nel lavoro, concepito quasi come un murale, elementi meccanici —simili a satelliti o a lucenti navicelle spaziali— fluttuano tra le sfumature del blu, riportandoci alla mente scenari fantascientifici e viaggi extra-terrestri. D’altronde, non a caso George Lucas è stato ispirato da queste ambientazioni surreali per sviluppare l’immaginario cinematografico delle sue guerre stellari.
A corredo dell’enorme dipinto è esposto anche il sistema di sedute Malitte (1966), frutto dell’amicizia tra Matta e il designer ed editore italiano Dino Galvina. Si tratta di produzioni in poliuretano dai colori accesi che possono essere assemblate in uno spumoso muro di divisione o disposte in tante poltrone e divanetti ondulati, dalle forme invitanti.
Malitte ci ricorda che Matta è un artista veramente eclettico: nel corso degli anni, infatti, non si è dedicato solamente alla pittura, ma anche a tutta una serie di raffinate sperimentazioni plastiche. E così, le sale di Ca’ Pesaro si riempiono di sedute dalle forme organiche, sculture bronzee che ricordano territori e tempi lontani, creazioni in vetro soffiato e cubi di plexiglass popolati di figurette sottili. Estremamente interessante è, ad esempio, il piccolo Progetto cubo aperto degli anni Sessanta, che ricorda a suo modo la celebre Boîte à miracles di Le Corbusier: uno spazio geometrico e semplice, ma che si riempie di luce, movimento e, appunto, miracoli visivi.
C’è poi, non ultima, l’anima politica di Matta, quella che lo spinge a convincere Picasso a terminare il suo Guernica in tempo per l’Esposizione Universale di Parigi del 1937, comprendendo la necessità impellente di mostrare al mondo gli orrori fascisti. Ma questo attivismo, questa inclinazione militante, si riversa anche nelle sua stessa produzione, e così il cileno crea tutta una serie di opere di stampo esplicitamente politico: lavori intensi, dove la violenza si fa sottile, ma non per questo meno vorace. Ne è un esempio il lavoro La Question del 1958, un riferimento alla questione della Guerra d’Algeria: qui, gli individui —se di individui si può parlare— sono rappresentati come deumanizzati, freddi, meccanici e spigolosi, succubi del potere dello Stato.
Roberto Matta 1911 – 2002 è dunque un’esposizione incredibilmente completa, che riunisce ed esalta le diverse produzioni e le diverse anime di un artista spesso accantonato da critica ed istituzioni, ma che, con il suo immaginario cangiante, è riuscito a cogliere e trasmettere a pieno lo spirito del suo tempo. Questo lo avevano ben capito però i grandi intellettuali e artisti del secolo scorso e, infatti, di lui ha forse dato la miglior descrizione André Breton, che nel 1944 scriveva: «Matta è colui che maggiormente tien fede alla propria stella, che è forse sulla strada migliore per arrivare al segreto supremo: il controllo del fuoco».
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