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Più immateriale del virtuale e, probabilmente, anche più affidabile, visto che è testata da millenni e continua a essere usata: è la trasmissione orale, strumento suggestivo e mitico della conoscenza, prima linea di raffinazione del linguaggio, densamente simbolico, immediato, comprensibile e, al tempo stesso, massimamente interpretabile, tradibile. Ed è infatti proprio sui processi di trasmissione vocale, intesi come veicoli di identità immateriali, che è incentrato “VIVAVUCI”, progetto espositivo a cura di Gaia Bobò e Daniela Maria Geraci, che sarà presentato il 30 luglio nell’archeologia industriale di viaraffineria, spazio indipendente in via Raffineria 44, Catania. In esposizione, le opere di José Angelino, Daniela Maria Geraci & Elena Lo Presti, Silvia Giambrone, Lily Lavorato, Pietro Librizzi e Timo Performativo, in dialogo negli spazi dell’ex deposito di ricambi per auto, situato nel cuore della vecchia area industriale e dal 2019 gestito da Giulia Caruso e Maria Vittoria Di Sabatino. Un’area peraltro al centro di un processo di rifunzionalizzazione, con la presenza di altre attività culturali e artistiche, dalla Galleria Massimo Ligreggi a diversi spazi di co- working.
«Gli artisti mettono a sistema, attraverso una pluralità di linguaggi, i diversi possibili sguardi sui processi di trasmissione, indagando gli stessi come sistemi di flussi energetici, tradizioni in movimento, terreni dislocati e trasformi», spigano gli organizzatori. Nella giornata inaugurale, alle ore 30, si terrà la performance IN BALLO REHEARSAL di Timo Performativo. Il 31 luglio, invece, alle ore 19, avrà luogo l’evento di poesia performativa Poetry Slam: duello di poesia performativa, in collaborazione con WOW Incendi Spontanei.
L’esposizione riserva una particolare attenzione alla complessa geografia del Sud Italia, intesa come spazio fluido, costellazione di mitologie e immaginari, la cui tradizione orale non è mai stata propriamente sistematizzata in parte a causa delle storie di migrazione che l’hanno caratterizzata nei secoli. «Il titolo, VIVAVUCI, ingloba il termine “voce” nella lingua siciliana – riconosciuta dall’UNESCO come una lingua “vulnerabile” a rischio di estinzione – facendo altresì riferimento al più comune “vivavoce”, o comunicazione ad alta voce», continuano gli organizzatori. «L’intento è quello di celebrare lo strumento vocale – viva (la) voce – il più antico sistema di trasmissione di conoscenza, vibrazione che nasce dalle profondità del corpo, elemento fondamentale per la comunicazione di storie pubbliche e private».
La mostra sarà visitabile su prenotazione fino all’11 agosto.