Inaugurato a febbraio, il programma espositivo del MAXXI prosegue con una nuova mostra. A cura di Zdenka Badovinac con Giulia Ferracci, “Più grande di me. Voci eroiche dalla ex Jugoslavia” esalta gli eroi civili, perlopiù sconosciuti, che hanno agito con un forte senso di solidarietà e in nome di grandi ideali. Una narrazione ricchissima, composta da quasi 100 opere, che mette insieme più di 60 artisti originari dei diversi paesi dell’ex Jugoslavia. Un progetto che si inserisce in un contesto più ampio: la ricerca del MAXXI, condotta, a partire dal 2013, sui Paesi che affacciano nell’area del Mediterraneo.
Attraverso “Più grande di me. Voci eroiche dalla ex Jugoslavia” gli artisti mettono in luce la storia difficile di un territorio a lungo tormentato da conflitti sociali, etnici e politici. Allo stesso tempo emerge l’utopia di un paese, la Jugoslavia socialista, che nasceva in un’unione dei valori fondanti di fratellanza e lavoro. “Più grande di me” è la forza, o meglio, tutte quelle forze che, oltre l’ego individualistico, hanno spinto tantissime persone a rischiare la propria vita in nome di un principio, un amore, un credo. «La mostra descrive due forze, entrambe “più grandi di noi” in quanto individui. Una è un’idea, un valore, per il quale si sarebbe disposti a morire, ed è riferita all’eroismo. È la risposta alla domanda: “quali sono, oggi, i gesti eroici rilevanti?”. L’altra forza riguarda il potere del capitale globale, che oggi domina ogni cosa. “Più grande di me. Voci eroiche dalla ex Jugoslavia” parla principalmente di questa dualità tra ideale e pragmatico, ma allo stesso tempo supera il dualismo introducendo nella sua narrazione un terzo elemento, una terza forza, una voce non umana: è la voce della natura, profondamente presente in tutta la mostra», ha spiegato la curatrice Zdekna Badovinac.
Le opere esposte sono organizzate intorno a otto concetti che si intrecciano tra di loro: un’interconnessione senza gerarchie preannunciata all’ingresso del museo dagli Angels with dirty faces. I minatori del bacino di Kolubara (Serbia) sono i protaginisti della serie fotografica di Igor Grubić: il loro sciopero nell’anno 2000, al quale si unirono migliaia di persone, segnò l’inizio della caduta del regime di Milošević. What would happen if we succeed? È l’opera di Nada Prlja che accoglie il visitatore nella Galleria 3 del MAXXI: una serie di alberi in vaso disposti sulle scale affiancano il passo che sale, un innaffiatore pieno d’acqua invita a compiere un gesto, piccolo ma eroico. Così, ci si ritrova davanti un bivio: una traccia segnata dal colore azzurro e un’altra di colore rosso. La prima raccoglie le quattro sezioni Libertà, Uguaglianza, Fratellanza e Speranza; la seconda unisce le sezioni Rischio, Individuo, Alterità, Metamorfosi. La scelta del percorso è libera, in una prospettiva che orienta il pubblico in maniera orizzontale.
LIBERTÁ è la sezione centrale, cuore spaziale e ideale dell’esposizione che si apre con il grande collage in tessuto Orientation in 100 Revolutions (2017) dell’artista Siniša Ilić. A sinistra si snodano lungo la parete più di 80 ritratti di eroi civili del periodo del realismo socialista, per anni tenuti nei magazzini in un museo della Bosnia ed Erzegovina e raccolti per quest’occasione dal collettivo IRWIN. Anche gli eroi contemporanei mostrano il loro volto nell’opera di Djorge Balmazović. Il RISCHIO si presenta con Synthetic Zero (2019), la scultura polimaterica di Andrej Škufca. Sulle comunicazioni digitali criptate e sull’automazione del lavoro sono altri lavori di questa sezione, di Marko Peljhan e Matthew Biederman (We Should Take Nothing For Granted, 2014) e Lenka Djorojević e Matej Stupica (Monomat/Mon-O-Matic 2015). Invece, la cultura architettonica e urbanistica, alla quale soggiace una riflessione di tipo politico, è il tema della sezione SPERANZA: è la volta di Jasmina Cibic col film NADA: Act II, di Yane Čalovski con Construction of an Archive (2017 – in corso) e Anja Medved con Town In A Meadow (2004). Opere che riflettono sulle prospettive e le derive del modernismo socialista.
L’ INDIVIDUO è al centro della riflessione degli artisti ospitati in questa sezione: Vladimir Nikolić è presente con un video in cui nuota 800m in una piscina olimpica. 800m (2019) celebra il culto del nuoto, la teoria geometrica della gravità di Einstein, il suprematismo di Malevič e il minimalismo. Il Superman (1984) di Tomislav Gotovac si contrappone ai ritratti messi insieme dal collettivo IRWIN: un antieroe che mina i meccanismi ideologici della cultura di massa. Mustafa-Karllo si schiera invece contro la logica del più forte, ispirato anche dall’esperienza personale, con la scultura Hard Working (2017).
Le migrazioni sono il tema della sezione ALTERITÀ, in cui scaturiscono quindi la paura del diverso e il dramma degli sfollati. Proprio questi ultimi prendono voce nell’opera Family Album (2019) di Alban Muja, un film che racconta storie personali. Un’alterità positiva è quella di Zoran Todorović che riporta un esempio di integrazione con Integration, Illegal people project (2017).
UGUAGLIANZA e FRATELLANZA si affiancano in maniera speculare e contemporaneamente complementare, concetti qui rappresentati da operazioni artistiche sulle donne e sul lavoro. L’uguaglianza si reclama con storie di donne dimenticate, come nell’opera di Darinka Pop-Mitić o donne invisibili, come quelle del lavoro domestico di cui parlano Božena Končić Badurina e Duga Mavrinac. Insieme a loro anche le “superdonne” Vlasta Delimar e Marina Abramović. La fratellanza si narra invece tramite il lavoro, chiamando in causa la dignità e il progresso coerente; la rappresentano il già citato Igor Grubić, Danica Dakić e Durantina Kastrati.
La sezione METAMORFOSI invita l’uomo a una riflessione: quella sulla natura e sul suo consumo ed è qui che il percorso della mostra potrebbe concludersi ma anche aprirsi. Le betulle sono gli ambasciatori della metamorfosi che Nada Prlja ha disposto sulle scale che conducono all’esposizione. Joze Barsi si fa portavoce della natura che si riappropria dello spazio con Plečnik’s Stadium (2020). Gregor Mobious invece ha scelto la via della ricerca scientifica declinandola in un linguaggio visivo tramite due opere: una sul DNA e l’RNA, l’altra sul SARS-CoV-2.
“Più grande di me. Voci eroiche dalla ex Jugoslavia” è una mostra ricca di suggestioni che invita alla riflessione e al confronto su dibattiti ancora aperti, «Racconta la scena artistica di un territorio complesso» – ha affermato la Presidente Fondazione MAXXI, Giovanna Melandri – «Le voci e le sensibilità degli artisti indagano gli intrecci profondi dei nazionalismi e le conseguenze di un capitalismo estrattivo, ed esplorano anche un’altra visione della persona e della comunità. A ben vedere, evocano un’Europa sociale, sostenibile, in cui identità e culture diverse possano coesistere e arricchirsi l’un l’altra. È la scommessa su cui tutti dobbiamo impegnarci».
A questo racconto per immagini della scena artistica dei paesi dell’ex Jugoslavia, il MAXXI affiancherà un ricco programma di eventi, coordinati dalle curatrici Zdenka Badovinac e Giulia Ferracci, durante i quali saranno affrontati temi d’attualità e con ospiti internazionali, come Slavoj Žižek o Marina Abramović.
A partire dal 18 maggio, invece, la videogallery del MAXXI ospiterà una rassegna che approfondirà i temi già indagati dalle opere in esposizione attraverso il linguaggio delle immagini in movimento. Le opere presentate affronteranno le questioni della perdita e del cambiamento, entrambe provocati dalla dissoluzione della ex Jugoslavia, della fine del socialismo, dell’inclusione nel capitalismo globale e della sua integrazione nell’Unione Europea.
La prima settimana di proiezioni, fino al 23 maggio, è dedicata al duo artistico Anja Medved e Nadia Velušček, il cui lavoro è incentrato sul caso storico della città di Gorizia, al confine tra Slovenia e Italia. Protagonista della seconda settimana, dal 25 al 30 maggio, sarà Igor Grubić, mentre Goran Dević chiuderà la rassegna, dall’1 al 6 giugno.
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