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Walking Mountains. A Torino il cammino è un gesto rivoluzionario e di connessione
Mostre
Ci sono tanti modi per raccontare e far conoscere le montagne, tanti modi per leggerle, altrettanti per guardarle: ce lo fa scoprire Walking Mountains, la mostra collettiva curata da Andrea Lerda, con Hamish Fulton e Michael Höpfner come mentori d’eccezione, che si inserisce nell’ambito del Programma Sostenibilità che il Museo Nazionale della Montagna “Duca degli Abruzzi” – che, ricorda Fulton, «si affaccia su una vista panoramica mozzafiato delle Alpi» – propone dal 2018.
Andreco, Giorgio Andreotta Calò, Joseph Beuys, Daniel Beerstecher, Ellie Berry, Ruben Brulat, Manuele Cerutti, Stefano Comensoli_Nicolò Colciago, Hamish Fulton, Bepi Ghiotti, Michael Höpfner, Jan Hostettler, Richard Long, Claudia Losi, Linda Jasmin Mayer, Luana Perilli, Ramona Ponzini, Laura Pugno e Francoise Vanneraud – gli artisti in mostra – raccontano le montagne, ognuno a modo proprio, attraverso un cammino sul filo di storie vissute, disseminato di emozioni e scoperte, che ci mette nella condizione di trovarci di fronte alle opere come se dialogassimo con un amico che ne sa più di noi, che ci parla con pazienza, e che condivide con noi limiti, avventure, sfide, imprevisti, incognite e decisioni, anche improvvise.
«Walking Mountains indaga il tema del cammino da una prospettiva inedita, sottolineando ancora una volta l’attenzione che il Museo rivolge alla creatività contemporanea come strumento per affrontare criticamente le grandi sfide del presente e del futuro dei territori montani», commenta Daniela Berta, direttrice del Museomontagna. Camminare, di fatto, non solo è l’istinto attivato da un impulso, è una conoscenza, una vera scienza che si è sviluppata per tentativi ed errori sino a perfezionarsi in quel magnifico sistema di trasporto del corpo umano, come risuona nelle parole di Michael Höpfner: «Proprio in questo momento ci rendiamo conto: smettiamo di desiderare utopie; semplicemente usciamo e guardiamo il mondo. Cosa vediamo? Cammina! Guarda! Durante la progettazione di Walking Mountains è stato molto stimolante discutere con Hamish Fulton e la curatrice Andrea Lerda e ricordare le nostre passeggiate tortuose su e giù per le montagne, sempre alla ricerca di… cosa? La mostra segue queste linee di cammino umane e si può star certi che non finiranno mai».
All’inizio del percorso espositivo lo sguardo è immediatamente attratto dalla grande scritta al cuore del wall painting di Hamish Fulton: KAILASH KORA. Provando a rintracciarlo sul web, ecco cosa compare: «Il monte Kailash ( 6714 m) è un luogo sacro per eccellenza, da millenni al centro della venerazione del mondo buddista, induista e bon-po (religione antica tibetana). I fedeli lo considerano il centro del mondo. e il pellegrinaggio (kora) effettuato almeno una volta nella vita rimette i peccati fino ad allora commessi». Fulton ci dice di più, condivide con noi il suo cammino: WALKING ONE CIRCUIT OF THE PILGRIMAGE ROUTE ROUND MOUNT KAILASH TIBET 5-6 OCTOBER 2007 COLD WIND AND SLEET OVER THE 5668 METRE DRÖLMA PASS FOLLOWING IN THE ENERGY OF A BUDDHIST NUN – GLOBAL INFLUENCES OF TIBETAN BUDDHISM DURING THE 21 CENTURY. Sappiamo, così, che l’artista ha percorso un circuito della via di pellegrinaggio intorno al monte tibetano, il 5 e il 6 ottobre 2007, affrontando vento freddo e nevischio sul Passo Drölma, a 5668 metri d’altezza seguendo l’energia di una monaca buddista.
Fulton, e non solo lui, percorre il suo cammino con la fragilità di chi ha cura e con la possanza dello sciamano – sono degli sciamani o degli artisti che hanno disegnato sulle pareti di Lascaux? «Sciamani e artisti, artisti perché sciamani», è la risposta di Edgar Morin, sostenitore del fatto che «noi imitiamo nel gioco dell’arte le forze che hanno creato e creano il mondo». I passi del suo cammino, e così per esempio quelli di Michael Hoepfner, o di Richard Long – sono sono progetti scagliati in un tempo vasto: SPACE – a three days walk tracing the sgape of the gemini constelaltion of stars across the surface of Dartmoor – EARTH , si legge nel wall painting di Long che tra Spazio e Terra, lascia la traccia di una camminata di tre giorni per tracciare la superficie della costellazione di stelle Gemini attraverso la superficie di Dartmoor.
Walking Mountains raccoglie tante esperienze di cammino. Così, per esempio, Manuele Cerutti usa la propria figura – che senza dubbio è quella di cui ha maggior conoscenza – come un carattere universale sottoposto a un costante processo di verifica e di moltiplicazione, di trasformazione e di deformazione che lo rendono vulnerabile. Come potrebbe essere un padre, per esempio, in una determinata situazione, una camminata in questo caso. Bepi Ghiotti invece riflette sul cammino come atto di resistenza poetica e politica, come potente metafora di viaggi interiori e della presenza individuale nello spazio urbano. Nel suo video Mio caro Richard si vede un uomo (lui) camminare su un terreno incerto, che gli frana sotto i piedi: «É il terreno che ci siamo preparati in decenni di distrazione e stupidità umana e sul quale, oggi, abbiamo il tempo di riflettere – piega l’artista. Così, anche nel pubblico, si deve continuare a generare consapevolezza critica e tentare di provocare una propria personale percezione dell’importanza dell’arte ma ora è il momento di spostare l’attenzione dal prodotto all’intenzione, dall’oggetto al processo artistico.
Il percorso muove attraverso le opere di Ellie Berry, Ruben Brulat, Stefano Comensoli_Nicolò Colciago, Jan Hostettler, Claudia Losi, Linda Jasmin Mayer, fino a raggiungere l’iconico ritratto di Jospeh Beuys, colui che favolista e realista, ideologo, romantico e attivista, è riuscito a rivestire la sua stessa persona di arte, e l’arte della sua persona, che significa molto di più della mai sopita idea di unità tra l’arte e l’esistenza – intesa come mescolanza di verità e verosimile. Lui, ognuno di loro, tutti loro hanno superato dislivelli importanti, con passo tenace, e Walking Mountains disegna ampie camminate seguendo un ritmo costante, quello della vita, che merita attenzione, merita discussione.