Welcome to New York!, dal titolo di un’opera di Michelangelo Pistoletto del 1979, in occasione del sesto anniversario di Magazzino Italian Art e del novantesimo compleanno del Maestro, si mostra per la prima volta agli occhi di tutti.
Il legame tra Pistoletto e Magazzino, testimoniato, anche, dalla collezione Olnick Spanu, è da sempre importante e significativo. Il 25 giugno 2017, in occasione dell’apertura di Magazzino Italian Art, Stracci italiani (2007) – commissionata al Maestro per commemorare l’anniversario dell’Unità d’Italia – fu esposta per la prima volta. Da allora l’opera è installata nella hall, accogliendo i visitatori, come emblema di un paese la cui classe intellettuale sosteneva che unificando i sette stati si sarebbe potuta formare una nazione culturale unica, avendo un impatto positivo sulla vita dei cittadini.
Con gli stracci e diversi anni prima, era il 1979, Pistoletto volle incarnare i valori di accoglienza e inclusione degli Stati Uniti d’America, dando simbologia visiva alle possibilità di crescita ed evoluzione, ispirandosi alla Statua della Libertà con la sua corona di metallo e, appunto, i suoi stracci colorati che discendono verso il suolo. Quarantaquattro anni dopo la sua realizzazione, Welcome to New York! si mostra per la prima volta racchiudendo e abbracciando – ora più che mai – i concetti di multiculturalismo e diversità.
Nel percorso espositivo di Welcome to New York!, che tiene fede all’intenzione di Magazzino Italian Art, ovvero dare inizio a un progetto annuale che riguarderà ciascuno dei dodici artisti del movimento dell’Arte Povera, sono esposti anche sette Quadri Specchianti, realizzati per la prima volta nel 1962 e rappresentativi della carriera di Pistoletto dagli anni Sessanta fino agli anni Duemila. Pistoletto si serviva di pannelli di acciaio inossidabile lucidati, acquistati presso fornitori locali di materiali industriali, e applicava su di essi prima prima collage e successivamente serigrafie a grandezza naturale di ritagli di figure e oggetti provenienti dalla vita quotidiana.
Ne sono esempi, esposti nella Galleria 8, Sfera di giornali (1962-2009), rappresentativa dell’omonima performance del 1966, in cui Pistoletto rotolava una grande sfera di giornali schiacciati per le strade di Torino, interagendo con i passanti, e Art International (Ritratto di Maximilian von Stein), raffigurante il figlio della visionaria gallerista Margherita Stein intento a leggere Art International, che Pistoletto realizzò prima selezionando la figura da una fotografia, ingrandendola a grandezza naturale e tracciandone il contorno, poi dipingendo a mano la figura.
Autoritratto con quaderno (1962-2008) è un’altra opera specchiante in cui l’artista ha realizzato una serigrafia di un’immagine di se stesso mentre guarda il proprio quaderno. Ragazza appoggiata (1962-2007) esplora invece l’atto di guardare ed essere guardati, concetto centrale dell’esperienza artistica ed elemento cruciale dei Quadri specchianti, mentre Adamo ed Eva (1962-1987) è destinato – per usare le parole dell’artista – a rappresentare «l’autoritratto del mondo, aperto alla partecipazione di tutti». Infine La gabbia (1962-1974) – il motivo comparve per la prima volta nella pratica di Pistoletto alla fine degli anni Sessanta, durante il lavoro con il suo gruppo teatrale di strada e performance, Lo Zoo – guarda alle tematiche della detenzione, della persecuzione e del potere dello Stato.
Le opere specchianti hanno stabilito il quadro teorico della pratica di Michelangelo Pistoletto in una dimensione relazionale definita dallo scambio fenomenologico tra opera, spazio espositivo e osservatore. Welcome to New York! consente, per immagini, di vivere, anche fenomenicamente, l’evoluzione negli anni dell’artista: lo sforzo, per esempio, nel superare la pratica tradizionale della pittura – di cui mantiene la figurazione e la prospettiva – sviluppando una tecnica che ha perfezionato negli anni Sessanta raggiungendo l’oggettività delle sue rappresentazioni quasi fotografiche, in cui il reale e il virtuale si fondono insieme. L’effetto iperrealistico di tutte queste figure, ottenuto attraverso la grandezza naturale dalla riproduzione fotografica, sfuma i confini tra il mondo reale e lo spazio della rappresentazione artistica.
Arricchiscono l’esposizione la scultura che Pistoletto donò a Magazzino nel 2017, Sfera di giornali (1966-2017), realizzata in occasione della performance commissionata dal museo Scultura da passeggio (Walking Sculpture), renactement di quella tenutasi a Torino nel 1967, che ha coinvolto l’intera comunità di Cold Spring, e Love Difference (2010). Quest’opera, un tavolo da calcio balilla progettata in collaborazione con l’artista e designer Diego Paccagnella e commissionata nei colori del blu e del nero da Nancy Olnick e Giorgio Spanu, invita alla partecipazione attiva dei visitatori incoraggiandoli a giocare a calcio balilla come mezzo per vivere l’arte in una dimensione reale e interattiva. Love Difference celebra la vitalità e la ricchezza della diversità culturale, respingendo l’associazione con la competizione e l’individualità e promuovendo lo sport come una forza unificante basata sulla solidarietà e la collaborazione, lo spirito di squadra e l’integrazione culturale.
In concomitanza del ventesimo anniversario della nascita del manifesto di Pistoletto, Terzo Paradiso (2003), e in occasione dell’anniversario e del compleanno, Magazzino Italian Art presenta anche la monumentale installazione permanente, Terzo Paradiso (2023), nel parco del museo, che è stata realizzata con quarantasei pietre – di un metro di diametro – emerse durante la costruzione del nuovo Robert Olnick Pavilion.
Insieme, Michelangelo Pistoletto e Magazzino Italian Art, celebrano la naturale vicinanza dell’arte alla vita, riflettendo l’impegno profondo di Nancy Olnick e Giorgio Spanu, co-fondatori di Magazzino Italian Art e ambasciatori del Terzo Paradiso.
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