In molti ricorderanno il celebre film Brama di Vivere, dedicato alla vita di Vincent Van Gogh e tratto dall’omonimo e fortunato romanzo di Irvin Stone, tenendo anche conto che la pellicola ha ricevuto quattro candidature ai Premi Oscar del 1957 (vincendone uno, peraltro, per il miglior attore non protagonista, Anthony Quinn, nei panni di Gauguin). Ma solo in pochi, probabilmente, conoscono il backstage di quel film di Vincent Minnelli, che è divenuto celebre nell’ambiente per il grande lavoro richiesto allo staff, in quanto il registra ha voluto a tutti i costi (letteralmente) utilizzare le tele originali di Van Gogh, per inscenare all’interno del film dei veri e propri tableau vivants ispirati a quadri dell’artista, che richiedevano, tra le altre cose, di mostrare i quadri a tutto schermo: aspetto non banale per la tecnologia disponibile all’epoca. Per un utilizzo forse antesignano delle opere di pittura nel mondo del cinema, ma non certo l’unico. Anzi.
A oggi, sono molte le tele divenute dei veri e propri oggetti di scena, al punto che un museo avanguardista come lo Stedelijk di Amsterdam ha voluto dedicare una mostra ad hoc a questo particolare connubio tra pittura e cinema. Si tratta dell’esposizione Painting as Prop di Wilhelm Sasnal (1972, Tarnów, Polonia), curata da Adam Szymczyk, ospitata dalla prestigiosa Imc Hall of Honor, dove si possono ammirare 25 dipinti, alcuni dei quali hanno svolto un ruolo di oggetti di scena nel recente progetto cinematografico di Sasnal, The Assistant, sfumando i confini tra le sfere distintive dell’arte e del cinema, scontrandosi con il mondo contemporaneo.
Il film in questione (The Assistant, 2024) di Wilhelm Sasnal è basato sull’omonimo romanzo del 1907 dello scrittore svizzero Robert Walser, in cui Joseph Marti, assistente dell’ingegnere-inventore Carl Tobler, rimane invischiato nel suo mondo bizzarro. Per questo film, Sasnal ha creato delle reinterpretazioni di capolavori moderni e d’avanguardia e li ha usati come oggetti di scena. L’artista espone queste opere in Painting as Prop insieme ad altri dipinti che prendono spunto da immagini d’archivio e istantanee banali. Sia nel film che nella mostra, l’artista sottolinea le somiglianze tra il mondo del toccante romanzo picaresco di Walser dei primi del Novecento e i nostri tempi attuali.
La mostra è stata concepita appositamente per la Imc Hall of Honor dello Stedelijk, in un progetto site specific situato nel cuore delle celebri esposizioni della collezione d’arte d’avanguardia del museo. Le stesse istituzioni che un tempo hanno plasmato il canone dell’arte moderna dell’Europa occidentale, spesso a spese di altre persone e delle loro culture, stanno ora iniziando a metterlo in discussione. Nella mostra di Sasnal, gli scarti di questo canone sono accostati a raffigurazioni di oggetti e situazioni quotidiane, fondendo protagonisti umani e non umani.
I temi dell’adattabilità e della disponibilità umana nell’economia capitalista, tratti dal romanzo di Walser, così come l’intreccio dell’arte moderna nelle svolte drammatiche della storia del XX secolo, risuonano in tutta la mostra. L’obiettivo dell’artista cattura la follia della vita moderna, spingendo gli spettatori a riflettere sul mutevole panorama della politica e delle norme sociali. Painting as Prop funge così non tanto e non solo da finestra sul progetto cinematografico di Sasnal, ma anche da toccante esplorazione dei nostri tempi. E, volendo, anche sull’evoluzione del mondo del cinema e di arte e cultura più in generale. Anche da un punto di vista tecnico, provando a contestualizzare il tema in uno scenario più ampio, come abbiamo fatto noi (maldestramente, forse) in questo articolo, richiamando alla memoria un’antica pellicola.
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