Questo è il quesito alla base dell’indagine svolta da YAG/garage Italia, concorso giunto alla sua terza edizione, attraverso cui la galleria pescarese continua a svolgere la sua attività di ricerca e promozione di giovani talenti presenti su tutto il territorio nazionale. Un’attività di monitoraggio partita nel 2021 che quest’anno decide di concentrarsi, nello specifico, sulla regione Lazio. Dopo una mostra virtuale visitabile sul sito della galleria che ha visto protagoniste le opere di 25 artisti, il concorso si è chiuso il 1° luglio con la presentazione delle opere dei 10 artisti finalisti: Adducchio Gaia, Alonzi Marika, Buffo Emanuele, Collettivo Kronomorfa, Luciani Federica, Manganella Andrea, Prosperi Maura, Rugnone Federica, Russo Chiara e Sablone Stella Maria.
«Nonostante il processo di globalizzazione in atto, il nostro paese mantiene delle specificità territoriali» esordisce il direttore Ivan D’Alberto all’apertura del talk con il gallerista Carlo Gallerati, per poi proseguire: «il dato che emerge e che qui si vuole indagare, è come le geografie e i contesti urbani condizionano la ricerca artistica». Un ulteriore elemento da considerare è il ruolo giocato dal collezionismo locale, sottolinea Carlo Gallerati, introducendo una riflessione sui possibili condizionamenti imposti dalle logiche di mercato.
Le opere presentate dagli artisti vincitori di questa edizione, sono opere pittoriche, grafiche e fotografiche, bidimensionali ma non prive di tensioni verso il corpo e la materia. Federica Rugnone con l’opera Tronco 2021, utilizza il parallelismo anatomico tra il busto umano e quello vegetale per presentare un corpo mutilato, privo di arti. Incapace di farsi collegamento tra terra e cielo, il tronco d’albero, da simbolo della coesistenza degli opposti diventa attestazione del dominio di un pensiero dualistico.
Il dualismo vita-morte, la gestione emotiva della caducità umana è al centro della serie Naked: #she di Gaia Adducchio che materializza su pellicola fotografica immagini archetipiche appartenenti alla sfera dell’inconscio allo scopo di esorcizzarle. Qui il corpo presente non è solo quello dei soggetti fotografati ma anche della fotografia stessa, l’artista definisce infatti i suoi lavori “individui materici”. Le foto analogiche, frutto di esposizioni doppie, vengono presentate con i loro difetti a sottolinearne la corporeità e l’unicità.
Il corpo, in questo caso della pittura, muove la pratica di Emanuele Buffo, che lavora sulla tridimensionalità del medium creando superfici vibranti. In Giostra 2023 il soggetto, tratto dall’immaginario quotidiano ed infantile, “tocca” l’osservatore per mezzo della sua familiarità. Dal mondo reale parte la ricerca di Andrea Manganella che con il progetto Iperuranio delle forme estrapola corpi scultorei dal proprio contesto per restituirli in chiave di forme-entità in una dimensione eterea. Nell’ opera fotografica Cane 2019, il corpo abita uno spazio bianco, smaterializzato. Un processo di astrazione che trasforma il corpo in idea potenziale.
La mostra presenta un estratto della pratica artistica laziale che si caratterizza per una considerevole qualità estetica e una connotazione tecnica legata per lo più alla bidimensionalità, una proposta che può definirsi classica. Certamente in questo momento si osserva un ritorno del medium pittorico, ma nello specifico caso della regione Lazio, diversi sono i fattori coinvolti emersi a seguito di questa indagine, dalle peculiarità del paesaggio urbano romano, alle Accademie e non per ultimo, il gusto del collezionismo locale.
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