“Yayoi Kusama. Infinito Presente” presenta per la prima volta in Italia, a Palazzo della Ragione a Bergamo, Fireflies on the Water, una delle Infinity Mirror Room più iconiche di Yayoy Kusama, proveniente dalla collezione del Whitney Museum of American Art di New York.
Curata da Stefano Raimondi, e in programma dal 17 novembre 2023 al 14 gennaio 2024, la mostra si inserisce nel programma del Festival di Arte Contemporanea ARTDATE, organizzato da The Blank e Palazzo Monti a Bergamo e Brescia, ed è una delle più attese dell’anno: dall’annuncio, avvenuto nel mese di febbraio, oltre 15.000 persone si sono pre-registrate da tutta Italia sul sito dell’associazione The Blank, promotrice dell’iniziativa insieme al Comune di Bergamo.
A sei mesi dall’inaugurazione, Stefano Raimondi ci ha raccontato i numeri, le aspettative, e anche qualche retroscena di “Yayoi Kusama. Infinito Presente”.
Il 21 febbraio hai annunciato la mostra “Yayoi Kusama. Infinito Presente” e da quel giorno 15.000 persone si sono pre-registrate per visitare la mostra. Il 5 maggio, con oltre sei mesi di anticipo rispetto all’inaugurazione della mostra, si è aperta la prevendita dei biglietti. A una settimana di distanza che numeri si sono registrati?
Stefano Raimondi: «I numeri sono incredibili, sulla piattaforma di Mida Ticket siamo a oltre 12.000 biglietti già acquistati, di cui 8.000 al primo giorno, con il sito di The Blank, organizzatore della mostra, che per la prima volta in tredici anni è andato in crash a causa del sovraccarico di utenti. Essendo una mostra che ha un limite di visitatori, molti giorni sono già sold out e persino l’operatore di ticketing mi ha riportato che non aveva mai visto nulla di simile per una mostra d’arte, non solo contemporanea, con attese di 3 ore prima di poter accedere al proprio turno d’acquisto. Sui social il 5 maggio ho visto tantissime persone postare il biglietto come un trofeo duramente conquistato. E come hai giustamente osservato, siamo a 6 mesi dall’apertura della mostra. Mi fa soprattutto piacere che venga premiato un lavoro di squadra e una strategia di marketing e comunicazione ben precisa che portiamo avanti da mesi su Kusama e da anni con l’associazione The Blank».
Dai numeri alle previsioni, ti aspettavi così tanta attesa ed entusiasmo? Numericamente, ma non solo, quali aspettative e quali obiettivi ti accompagnano in questa mostra?
Stefano Raimondi: «Devo dire che le sensazioni erano state molto positive fin dal lancio della mostra, con un entusiasmo diffuso tra gli amanti dell’arte e tanti attestati di stima. Mi auguro che questa mostra possa chiudere nel migliore dei modi l’anno di Bergamo come Capitale Italiana della Cultura, contribuendo a valorizzarne il patrimonio e la storia della città, che possa dare un messaggio positivo a tutta la comunità, riconciliandola con gli effetti devastanti che ha avuto la pandemia. Mi auguro anche che la mostra, con i numerosi visitatori che arriveranno da tutta Italia e dall’estero possa avere una ricaduta positiva sul territorio e le attività che lo compongono, che crei un circolo virtuoso con le altre istituzioni culturali della città – a questo proposito ci tengo a sottolineare la partnership già attiva con l’Accademia Carrara – e che, ma questo è un desiderio più personale, faccia avere un sostegno e una dimensione diversa a una realtà come The Blank che da tredici anni con risorse minime ha compiuto un lavoro di promozione del contemporaneo nella città».
Quando e come hai immaginato di portare Yayoi Kusama dal Whitney Museum of American Art di New York a Bergamo? Quando è nata l’idea e come l’hai trasformata in realtà?
Stefano Raimondi: «Questa è per me la parte più bella di tutte. L’idea è nata nel 2020, a seguito della nomina di Bergamo Brescia come Capitale Italiana della Cultura, nomina che è avvenuta direttamente dal governo per sostenere due città che sono diventate simbolo nel mondo della pandemia. In quel momento ho pensato che sarebbe stato meraviglioso fare qualcosa di irripetibile, di portare quella che senza dubbio è oggi l’artista contemporanea più amata al mondo nella mia città. Solo che tra il sognare e il fare c’erano davvero molti problemi. Prima di tutto avere quest’opera è davvero molto difficile, averla come associazione culturale senza alle spalle la gestione di un museo praticamente impossibile. In aggiunta e anche in conseguenza a questo, i costi di una mostra di questo tipo equivalevano a due anni di entrate dell’intera associazione e non avevamo minimamente copertura. L’idea resta quindi in sospeso fino a inizio del 2022 quando incontro alla Biennale di Venezia Chrissie Iles, un’amica sincera e una delle curatrici più apprezzate al mondo – curerà tra l’altro anche la prossima Biennale del Whitney – e tra mille cose condivido questa idea. È lei che mi incoraggia e richiedere il prestito dell’iconica Fireflies on the Water della collezione del Whitney Museum of American Art di New York. Prepariamo a maggio la domanda e quando dopo diversi mesi pensiamo che non fosse stata accolta dalla commissione riceviamo, verso la fine del 2022, la conferma del prestito. Da un lato una gioia immensa dall’altro una paura altrettanto grande di non rientrare dalle spese. Ma ci siamo detti che non potevamo perdere questa occasione e abbiamo firmato il prestito».
Immagino che a questo punto, una volta avuta la conferma, sia il Comune di Bergamo che i grandi partner della Capitale Italiana della Cultura, come Intesa San Paolo, A2A, Brembo e molte altre aziende si siano fatte avanti per sostenere il progetto, è corretto?
Stefano Raimondi: «In realtà solo in parte, il Comune, sia attraverso l’Assessore alla Cultura Nadia Ghisalberti che il Sindaco Giorgo Gori, che si sono dimostrati sin da subito sensibili e hanno capito l’importanza di questo appuntamento che è fatto in intesa culturale proprio con il Comune. Sul fronte degli sponsor pensavo di avere un supporto diverso, fortunatamente grazie ad altre importanti realtà come Isocell S.p.A, Magris S.p.A e numerosi e importanti sponsor tecnici come Skira, Alias, Artcare, Carminati, CLP e Zenato stiamo andando verso una sostenibilità della mostra. La speranza è che nei prossimi mesi altre importanti aziende e istituzioni vogliano unirsi all’iniziativ».
L’allestimento a Palazzo della Ragione prevede un approfondimento introduttivo con poesie, filmati e documentazioni e l’esposizione, centrale nel percorso, Fireflies on the Water, una delle Infinity Mirror più iconiche. Spazio fisico e digitale, dunque, realtà e rappresentazione. Hai parlato di “magia meditativa”. Cosa puoi svelarci?
Stefano Raimondi: «L’allestimento, curato da Maria Marzia Minelli, approfondisce aspetti fondamentali della vita di Kusama, alcuni noti al grande pubblico, altri un po’ meno, come per esempio il periodo in cui ha vissuto in Italia, a Milano, e stretto rapporti con Lucio Fontana. Yayoy Kusama ha poi scritto una bellissima poesia durante la pandemia che troverà spazio in mostra, mostrando il carattere variegato ed eclettico della ricerca artistica. L’opera Fireflies on the Water ha la peculiarità di essere visitabile una persona alla volta, proprio per volontà dell’artista che desidera lasciare l’individuo solo con sé stesso all’interno di un ambiente che si riproduce all’infinito. Vogliamo che questo sia il momento in cui una tutti, nella tranquillità che genera questo spazio, possano tornare a porsi le grandi domande dell’esistenza, trovando un momento di sintesi tra passato, presente e futuro. È in quest’ottica che va compreso il titolo della mostra “Infinito Presente”, inteso come l’apparizione qui e ora di un luogo capace di inserirci in una dimensione senza limiti ma anche di farci vivere una temporalità che per un breve e infinito momento è sintesi delle nostre vite».
Mancano sei mesi all’inaugurazione. Cosa dice il tuo diagramma di Gent?
Stefano Raimondi: «Anche quel file non vede l’ora sia novembre!»
Resilienza, cura, luce, energia, possibilità, sono alcune delle parole chiave che accompagnano la capitalità della cultura di Bergamo e Brescia. Perché hai scelto Yayoi Kusama? Come si colloca nella all’interno della città di Bergamo e che cosa resterà, in prospettiva futura, alla città e alla sua comunità?
Stefano Raimondi: «Kusama e l’opera Fireflies on the Water incarnano davvero lo spirito della Capitale della Cultura. Pensiamo alla tematica della cultura come cura – e tutti sappiamo quanto l’arte sia stata decisiva per affrontare le allucinazioni di cui Kusama soffriva fin da piccola – o ancora alla capacità di un’artista, donna, giapponese di affermarsi come emigrata a New York, nonostante un ambiente fortemente maschilista come quello artistico degli anni 60 o infine alle lucciole sull’acqua che danno il titolo all’opera e che sono il simbolo di una energia luminosa e poetica. Penso che la vita e l’opera di Yayoi Kusama possano davvero essere un seme da coltivare per il futuro per tutte le persone che visiteranno la mostra, tra cui gli oltre 1000 bambini della scuola dell’infanzia e primaria».
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