In questa epoca di ignoranti rigurgiti nazionalisti e xenofobi, di cosa ha bisogno l’Italia? Di ricordare. Almeno secondo quanto dichiarato dal ministro dei beni culturali Dario Franceschini che oggi ha annunciato la nascita del nuovo Museo Nazionale della Resistenza. Dove? A Milano, ovviamente. L’unica città nella quale, evidentemente, è possibile compiere un investimento senza fare salti nel vuoto. Perché il Mibact crede in questo progetto e, secondo quanto dichiarato da Franceschini, interverrà con un investimento di 15 milioni di euro, reso possibile attraverso la rimodulazione di risorse del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione. Il Museo verrà gestito da una Fondazione tra il Comune, il MiBACT e l’Istituto Nazionale Ferruccio Parri, con il coinvolgimento della Regione Lombardia.
Giusto per onor di cronaca, ricordiamo che il FSC – Fondo per lo Sviluppo e la Coesione, insieme ai Fondi strutturali europei, rappresenta lo strumento finanziario principale attraverso il quale vengono attuate le politiche per lo sviluppo della coesione economica, sociale e territoriale. Il suo obiettivo è rimuovere o, almeno, alleviare gli squilibri economici e sociali sul territorio, in attuazione dell’articolo 119, comma 5, della Costituzione italiana e dell’articolo 174 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea.
L’origine dell’FSC si rintraccia infatti nei FAS – Fondi per le Aree Sottoutilizzate, istituiti nel 2003. Insomma, è evidente a tutti che Milano sia esattamente a un’area sottoutilizzata, no? Come se poi testimonianze della Resistenza non fossero sparse per tutto il nostro Paese, dal nord al sud. Purtroppo, però, pare che siano state dimenticate. A questo punto, vedremo quali effetti sortirà questo ennesimo, ambizioso progetto a Milano.
«I 15 milioni si aggiungono ai due milioni e mezzo già stanziati per la Casa della Memoria e saranno utilizzati per realizzare quel Museo Nazionale della Resistenza che Milano, città due volte medaglia d’oro, merita e che rappresenta un progetto di cui il Paese ha un assoluto bisogno», ha dichiarato il Ministro Franceschini. Anche Roma è stata insignita con le stesse due medaglie, per la Liberazione e per il Risorgimento. Anche se la prima città in ordine cronologico a essere premiata, il 10 settembre 1944, fu Napoli, per le famose Quattro giornate tra il 27 e il 30 settembre 1943, quando la popolazione civile insorse contro la Wehrmacht e le milizie fasciste, liberando di fatto la città prima dell’arrivo degli Alleati.
Al di là delle polemiche, l’iniziativa, pur assolutamente lodevole, legittima e necessaria – sia ben chiaro, senza alcuna ironia – risponde all’appello lanciato dalla Casa della Memoria e sottoscritto, tra gli altri, dalla senatrice a vita Liliana Segre, per individuare una sede appropriata a una simile istituzione. Il Museo della Resistenza avrà sede all’interno dell’area di Milano compresa tra via Montello e via Volta, recentemente bonificata in vista della realizzazione dell’edificio gemello della Fondazione Feltrinelli, come previsto dal progetto dello studio Herzog & De Meuron.
L’intervento sarà accompagnato nella sua realizzazione dal lavoro di un comitato scientifico per mettere in rete le istituzioni e i musei della resistenza locali, così come le istituzioni quali l’ANPI. «Tutto questo per proporre un racconto della lotta di liberazione capace di restituire la memoria di chi ha combattuto per ridare all’Italia la libertà, come ha voluto ricordare oggi il Presidente Mattarella nel messaggio che ha fatto pervenire», ha continuato Franceschini, che ha anche ricordato un episodio della sua biografia. «Io sono figlio di un giovane partigiano bianco e mi sono sempre portato dietro la paura che quel ricordo si smarrisca. È quindi importante che ci sia un luogo nazionale per ricordare alle future generazioni ciò che hanno fatto le nostre madri e i nostri padri per darci quella libertà che oggi riteniamo scontata e ovvia, mentre non lo è per niente perché si è data la vita e la giovinezza per ottenerla».
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