A 200 anni dalla morte di Lord Byron a Missolungi, in Grecia, la sua memoria trova nuova vita a Ravenna con l’apertura del Museo Byron e del Risorgimento, ospitato a Palazzo Guiccioli. Dal 29 novembre, gli spazi dell’antica dimora nobiliare nel cuore storico ravennate ospiteranno un racconto che intreccia arte, storia e ideali di libertà, nella città dove George Gordon Byron visse alcune delle sue stagioni più intense. Qui Lord Byron soggiornò fra il 1819 e il 1821 e durante la sua permanenza giunse in visita anche l’altro grande poeta romantico Percy Shelley. Attraverso secoli di alterne fortune, al Palazzo, tra inquilini e visitatori si contarono anche il patriota Luigi Carlo Farini, la nipote di Napoleone, una principessa di Valacchia, Oscar Wilde e, nel 1943, il Comando tedesco.
Palazzo Guiccioli è stato oggetto di un restauro promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna che acquisì l’edificio nel 2012 dal Comune di Ravenna e ha restituito splendore alla dimora settecentesca. Disposte su due piani e in 2220 metri quadri, le 24 sale del museo ricostruiscono la parabola personale e politica di George Gordon Byron durante il suo soggiorno ravennate, segnato dall’amore per Teresa Guiccioli e dal coinvolgimento nei movimenti patriottici della Carboneria. Qui, Byron compose opere come Don Juan e The Prophecy of Dante, in uno studiolo decorato con affreschi che, restaurati, testimoniano il gusto e la sensibilità estetica dell’epoca.
Il progetto museografico, curato da Donatino Domini e Claudia Giuliani, combina tradizione e innovazione. Grazie all’intervento dello Studio Azzurro, il percorso interattivo trasporta i visitatori nell’Ottocento, intrecciando slanci poetici e battaglie politiche. Oggetti, suoni e immagini animano le sale, trasformando il museo in un luogo narrativo che invita a scoprire il duplice volto di Byron: l’amante e il rivoluzionario, il libertino e il patriota.
Ogni sala permette al visitatore di attivare racconti che lo conducono attraverso le tappe fondamentali della vita di Lord Byron. Le prime edizioni dei suoi libri e oggetti personali si intrecciano con le vicende dell’esilio, del Grand Tour europeo e dei legami profondi con Venezia e Ravenna.
Le stanze dedicate alle sue opere più celebri, come Manfred e Don Juan, svelano l’intreccio tra la produzione letteraria e la vita personale del poeta, mentre lettere, ricordi intimi e oggetti preziosi raccontano le sue passioni e ispirazioni. Un’intera sala celebra il fenomeno della Byromania, testimoniando l’influenza culturale del poeta attraverso cimeli, ritratti e memorabilia che ne hanno perpetuato il mito nell’immaginario collettivo tra Ottocento e Novecento. La sezione finale collega Byron agli ideali politici e alla lotta per l’indipendenza greca, culminando con la sua tragica fine a Missolungi, ricordata attraverso l’ultima lettera inviata a Teresa.
Tra i cimeli spiccano i ricordi custoditi da Teresa Guiccioli: lettere, ciocche di capelli, frammenti di vita quotidiana che raccontano la passione condivisa. Il museo ricostruisce anche il percorso di Byron verso il tragico epilogo in Grecia, dove morì nel 1824 abbracciando la causa dell’indipendenza ellenica.
La Italian Byron Society ha scelto Palazzo Guiccioli come sua sede italiana, trasformando il museo in un punto di riferimento internazionale per la ricerca sulla vita e sull’opera del poeta. Fondata da Ernesto Giuseppe Alfieri, Diego Saglia e Gregory Dowling, questa istituzione rinnova l’impegno a perpetuare il mito di Byron, rendendo Ravenna una destinazione imprescindibile per studiosi e appassionati di tutto il mondo.
Accanto alla sezione dedicata al poeta, il Museo del Risorgimento propone un approfondimento sulla fase che va dal periodo napoleonico all’Unità d’Italia. Sala dopo sala, il Museo racconta la storia corale di donne e uomini di diverse classi sociali, intrecciandola con le voci emblematiche di Mazzini, Garibaldi e Vittorio Emanuele II. Il percorso inizia con il fervore rivoluzionario del 1797, evocato dall’Albero della Libertà e dagli ideali diffusi da Napoleone. Oggetti, video e documenti restituiscono l’atmosfera del triennio giacobino, fino agli anni della Restaurazione, narrati attraverso la voce del carbonaro ravennate Primo Uccellini.
L’omaggio a Byron, che a Ravenna compose opere ispirate all’indipendenza italiana, segna il collegamento con il Risorgimento, seguito dalla narrazione delle guerre d’indipendenza. Uniformi, armi e cimeli raccontano le battaglie, incluse la prima guerra d’indipendenza e la spedizione dei Mille, mentre l’album fotografico e gli oggetti legati alla “trafila” garibaldina testimoniano il sacrificio di Anita Garibaldi e l’eroismo dei protagonisti.
Tra i contributi dei ravennati spiccano il fucile donato dal medico Domenico Nigrisoli e la tela di Vittorio Guaccimanni, La carica della cavalleria del Monferrato alla battaglia di San Martino. Le figure di Luigi Carlo Farini, Primo Uccellini e Gioacchino Rasponi emergono come simboli locali dell’Unità d’Italia, celebrata attraverso una ricca raccolta di oggetti e testimonianze.
Un’intera sezione è dedicata a Giuseppe Garibaldi, il cui mito, alimentato da biografie, dipinti e cimeli, è perpetuato attraverso le collezioni di Giovanni Spadolini e Bettino Craxi, che lo interpretarono rispettivamente come simbolo repubblicano e umanitario. Attraverso queste collezioni, il museo si afferma come un luogo di memoria che celebra l’epopea risorgimentale e il culto degli eroi.
In una delle ali del palazzo si trova anche il Museo delle Bambole – Collezione Graziella Gardini Pasini, una raccolta di oltre duemila esemplari che racconta l’infanzia dal primo Ottocento agli anni Cinquanta. Porcellana, stoffa e cartapesta si intrecciano in un viaggio tra giochi, guardaroba in miniatura e accessori, offrendo una lettura inedita della storia culturale.
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Era tempo che aspettavo l'apertura di questo museo. È un motivo per visitare la bella città di Ravenna a cui son molto affezionato. Grazie a tutti i promotori di questa iniziativa. L'Italia ha bisogno di questo