Categorie: Musei

A Sydney inaugura il nuovo polo museale progettato da SANAA

di - 7 Dicembre 2022

Ha inaugurato la Sydney Modern, ampliamento dell’Art Gallery of New South Wales, il celebre museo affacciato sul porto della città australiana. Un progetto da 228 milioni di dollari e dieci anni di lavoro, presentato come il più significativo intervento di carattere culturale promosso in città dai tempi della costruzione dell’iconica Sydney Opera House, inaugurata nel 1973.

Mentre l’edificio neoclassico della Art Gallery of New South Wales continuerà a ospitare le opere di maestri europei antichi e moderni e le collezioni contemporanee, l’arte aborigena e le mostre temporanee troveranno collocazione in un nuovo edificio realizzato da SANAA, studio di architettura composto da Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa, che nel 2022 ha ricevuto il prestigioso Praemium Imperiale, attribuito dalla Japan Art Association e nel 2010 il Pritzker Prize, il più importante riconoscimento al mondo nell’ambito dell’architettura.

<<Il nostro obiettivo è progettare un museo d’arte che sia in armonia con l’ambiente circostante, che respiri con la città, il parco e il porto>>, hanno dichiarato Sejima e  Nishizawa. Gli architetti sono riusciti nell’impresa con successo: collegato al nucleo espositivo storico tramite un giardino, il nuovo edificio, ampio 7.000 metri quadrati (quasi il doppio dell’area dell’Art Gallery of New South Wales), comprende un gruppo di padiglioni connessi tra loro e raggruppati attorno a un grande atrio con pareti di vetro, che nel punto più alto offre una splendida vista sul Royal Botanic Gardens e sul porto della città.

<<La nostra visione è stata quella di trasformare la galleria d’arte in un campus museale d’arte con connessioni senza soluzione di continuità tra arte, architettura e paesaggio>>, ha affermato Michael Brand, direttore dell’Art Gallery of New South Wales.

In cima e tra i padiglioni ci sono un totale di 3.400 metri quadrati di cortili e terrazze, che saranno utilizzati per ospitare varie installazioni. Altre quattro gallerie, di cui due di oltre 1.000 metri quadrati ciascuna con soffitti alti più di 5 metri, sono situate ai livelli inferiori. L’edificio contiene anche una serie di aree espositive più piccole, spazi dedicati ai bambini e ai gruppi scolastici e uno studio interamente dedicato alla creazione di opere multimediali.

Gli artisti e le opere in mostra

Il nuovo museo vanta una collezione di oltre 30.000 opere che comprende arte aborigena australiana, ospitata nella nuova Galleria Yiribana, arte europea e arte asiatica, dal XV alla fine del XX secolo.

La fine dell’immaginazione di Adrian Villar Rojas. Fotografia: Jörg Baumann/Adrián Villar Rojas

Altro elemento chiave del progetto è il Tank, un bunker utilizzato per il rifornimento della flotta navale durante la Seconda Guerra Mondiale trasformato in uno spazio espositivo di 2.200 metri quadrati e utilizzato per commissioni site-specific su larga scala. Il primo artista a inaugurarlo è l’argentino-peruviano Adrián Villar Rojas, con l’installazione The End of Imagination.

Nel complesso gli artisti tra australiani e internazionali attualmente esposti nel museo sono più di 900, tra cui il neozelandese Francis Upritchard, Kimsooja che ha presentato Archive of Mind, un’installazione partecipativa in cui invita i visitatori a creare le proprie sfere di argilla su un ampio tavolo posto in una delle gallerie, Samara Golden, protagonista insieme a Tracey Moffatt, Simone Leigh, Michael Parekowha e Isabel e Alfredo Aquilizan della mostra Dreamhome: Stories of Art and Shelter.

The ‘queered kissing chair’ by Jeffrey Gibson. Photograph: Zan Wimberley.

La sgargiante installazione di Jeffrey Gibson The Stars are our Ancestors invita i visitatori a sedersi sulla sua “queered kissing chair” .

Altrettanto avvincente è Groundloop dell’artista neozelandese Lisa Reihana, opera riprodotta su un enorme schermo LED di cinque metri per venti sospeso sopra l’atrio centrale dell’edificio. E ancora lo srilankese Ramesh Mario Nithiyendran, Howie Tsui e Pitjantjatjara Iluwanti Ken. Cinque artisti del Wik & Kugu Arts Center di Aurukun, sulla costa occidentale della penisola di Cape York, nel Queensland, hanno supervisionato l’installazione di Pack of Ku, un’opera collettiva di cani cerimoniali intagliati nel legno venerati come custodi di entità ancestrali. Nella galleria sono presenti anche opere di Emily Kame Kngwarreye, Richard Bell, Yhonnie Scarce, Rover Thomas e Reko Rennie, in una mostra ispirata alla parola burbangana, che significa “prendimi la mano e aiutami ad alzarmi”.

Anche l’edificio meridionale ha subito un intervento: sopra l’ingresso campeggia To See or Not to See dell’artista Wiradjuri Karla Dickens, un’opera verde giada, riflettente, con sei figure incappucciate.

To See Or Not To See di Karla Dickens, all’esterno dell’edificio sud dell’AGNSW. Fotografia: Diana Panuccio/Art Gallery of New South Wales

La sostenibilità

Massima l’attenzione sul fronte della sostenibilità: il Sydney Modern è il primo museo d’arte pubblico del Paese ad aver raggiunto i più elevati standard sulla base delle disposizioni del Green Building Council of Australia, ottenendo una valutazione di Green Star, la  certificazioni per l’edilizia ecologica, a sei stelle. L’edificio è alimentato interamente da energia rinnovabile, di cui il 10% viene fornita dai pannelli solari posti sul tetto del padiglione d’ingresso. L’acqua piovana viene raccolta per essere riutilizzata nell’irrigazione e nelle torri di raffreddamento.

Rimane in sospeso una questione non da poco. La rinnovata Art Gallery of New South Wales, pubblicizzata in maniera informale come Sidney Modern, si trova sprovvista di un nome. In una dichiarazione riportata dal Guardian, un portavoce dell’AGNSW ha affermato che <<la tempistica di qualsiasi annuncio in relazione ai nomi degli edifici sarà determinata dal completamento della consultazione della comunità locale>>, suggerendo forse l’ipotesi che in un futuro prossimo entrambi gli edifici possano essere riconosciuti sotto lo stesso nome.

Resta da vedere se Sydney avrà la capacità di saper mantenere ben due importanti gallerie pubbliche di arte moderna, non sovrapponendo l’offerta con quella del MCA- Museum of Contemporary Art. Per anni la galleria e i suoi amministratori hanno sostenuto che la diminuzione del numero di visitatori dell’AGNSW sia dovuta al calo degli investimenti da parte dei precedenti governi statali. Solo il tempo dirà se l’iniezione di 344 milioni di dollari riporterà in vita un’istituzione che ha 151 anni di storia alle spalle.

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