Dopo la riapertura del piano terra e del primo piano del Museo Fortuny, presentati al pubblico lo scorso marzo a seguito degli interventi conservativi e del riallestimento degli spazi in senso filologico, mercoledì 26 ottobre è stato inaugurato anche il secondo piano del Palazzo Pesaro Orfei. In questi spazi, curati dal Maestro Pier Luigi Pizzi e restituiti alla memoria e alla geniale e talentuosa vita dell’artista spagnolo, troviamo gli atelier dell’artista spagnolo Mariano Fortuny y Madrazo, con tutte le sue abilità , i suoi saperi e le sue arti: il dietro le quinte delle sue creazioni.
Per volontĂ del Comune di Venezia e della Fondazione Civici Musei Veneziani, presieduta da Mariacristina Gribaudi, questi ampi ambienti hanno ora assunto una funzione e un allestimento museali, accogliendo in modo accurato e scenografico una serie di fondamentali focus su Mariano Fortuny y Madrazo e le sue differenziate attivitĂ .
Un’opportunità unica in quanto per la prima volta nella storia la Fondazione Musei Civici ha deciso di presentare al pubblico internazionale oggetti che fino a questo momento erano conservati nei depositi.
I riflettori vengono innanzitutto puntati sui Fortuny (padre e figlio), e l’arte dell’incisione. Arte da entrambi collezionata e soprattutto praticata in modo originale, tanto da influenzare la grafica del tempo per stili, temi e procedimenti. Da un lato il padre, ancora legato alla tradizione goyesca, dall’altro il figlio, che sviluppa una tecnica personale nell’acquaforte e nell’acquatinta, utilizzando anche un trapano elettrico a uso odontoiatrico per realizzare gli originali effetti ottici che si ammirano sulle sue stampe. Insieme alle incisioni, si possono osservare anche gli strumenti, tra i quali due torchi di diversa fattura ed epoca, utilizzati per la loro realizzazione.
Un secondo focus va ad approfondire ciò che Mariano Fortuny, affiancato dalla moglie Henriette, produce nel campo dell’arte del tessuto, trasformando il piccolo laboratorio creato nel sottotetto di Palazzo Pesaro degli Orfei in una delle più prestigiose industrie tessili del primo Novecento in Europa.
Fu peculiarità del marchio Fortuny il ricreare l’illusione degli antichi tessuti operati ricorrendo alla sola tecnica della stampa, riuscendo così a proporre rielaborazioni raffinate di repertori iconografici tratti dalla collezione storica di famiglia e da culture di diversi Paesi. In un primo momento si ricorse a matrici di legno, per passare poi a un processo di tipo fotoserigrafico, con impressione meccanica a rotativa su teli anche di grandi dimensioni.
Nel suo curioso eclettismo Fortuny si cimentò anche nella fotografia, sperimentando le più diverse tecniche e apparecchiature sino a brevettare, nel 1933, una sua speciale “Carta Fortuny”, in grado di garantire all’immagine un aspetto materico e, insieme, la perfetta inalterabilità alla luce. Nelle nuove sale si possono ammirare immagini realizzate dai coniugi Fortuny e tratte dal loro vastissimo archivio personale, un corpus che spazia dalla fotografia tecnica – come strumento funzionale alle creazioni dell’artista in pittura, teatro e stampa su tessuto – alla semplice registrazione del quotidiano, fatta di autoritratti, ritratti di amici e famigliari, interni di case, vedute di città e paesaggi: uno spaccato in presa diretta del beau monde dell’epoca.
Da non dimenticare il teatro, una delle passioni principali di Fortuny, come racconta una delle nuove sezioni della sua Casa-Museo. Già nel sottotetto di Palazzo Pesaro degli Orfei Mariano aveva cominciato a effettuare sperimentazioni in ambito scenotecnico. A sortirne fu il “Sistema Fortuny”, un complesso apparato illuminotecnico controllabile a distanza e con flussi luminosi di intensità variabile. In mostra anche il modello del teatro di Bayreuth, esemplificazione della riforma teatrale fortunyana al tempo applicata nei maggiori teatri d’Europa Da questi studi nacquero i “Diffusori Fortuny”, lampade a luce indiretta commercializzati dalla Leonardo da Vinci di Milano, negli anni Venti.
Epicentro della creatività di Casa Fortuny, è la Biblioteca Privata di Mariano, il suo “pensatoio”, il luogo magico dove l’idea trovava spunto, prendeva forma e diventava prototipo. Quello che qui, per la prima volta, viene svelato al pubblico è uno straordinario cabinet d’amateur, una wunderkammer straripante di cose preziose, oggetti d’uso, curiosità , strumenti, documenti e volumi tra cui trattati illustrati di ogni epoca, l’intera “Ecyclopedie”, raccolte di incisioni, riviste, volumi d’arte e scienze. Gli armadi accolgono più di 150 album rivestiti con tessuti Fortuny e contenenti documentazione iconografica, la più diversa, schizzi, foto, appunti, ritagli e soprattutto immagini, infinite, ordinatissime, foto di dipinti, architetture, decori e fregi, ceramiche, armi: potenziali fonti di ispirazione per i motivi decorativi dei leggendari tessuti Fortuny.
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