Nel cuore storico di Praga, il Palazzo Savarin – restaurato dal gruppo immobiliare Crestyl – diventerà la sede del Museo Mucha, un nuovo spazio interamente dedicato alla vita e alle opere di Alphonse Mucha. L’inaugurazione è prevista per il 24 gennaio 2025, e il museo si annuncia già come un nuovo polo culturale e un punto di riferimento per gli amanti dell’arte. Immerso tra le architetture barocche di questo imponente palazzo, il Museo Mucha approfondirà la vicenda biografica e la ricerca estetica di un artista che ha segnato l’immaginario visivo del Novecento e oltre.
Nato il 24 luglio 1860 e scomparso nel 1939, ceco di nascita ma cosmopolita nell’anima, Alphonse Mucha è diventato un emblema internazionale della stagione dell’Art Nouveau. Da giovanissimo, per un breve periodo lavorò a Vienna come pittore per scenografie teatrali, quindi riuscì a entrare nell’Accademia delle belle arti di Monaco di Baviera, una delle più prestigiose dell’epoca. Ma la sua carriera decollò nella Parigi fin-de-siècle grazie al famoso manifesto per Sarah Bernhardt, la “divina” del teatro, nella produzione teatrale Gismonda. Quel singolo poster, con le sue curve floreali e la figura femminile eterea e ieratica, definì un nuovo linguaggio visivo che avrebbe ispirato decenni di artisti.
Con la sua iconografia intrisa di simbolismi naturalistici e richiami mistici – fu anche un membro della massoneria – Mucha trasformò i manifesti pubblicitari in veri e propri gioielli grafici, portando l’arte nelle strade e nei salotti di Parigi. La sua fama superò anche l’Oceano: in occasione di un suo viaggio a New York, nel 1904, fu accolto come una celebrità.
Non si trattava di semplice decorazione: la visione di Mucha racchiudeva una filosofia di armonia con la natura e di valorizzazione dell’individualità, una sensibilità che, a ben vedere, continua a trovare eco anche nella nostra contemporaneità. La sua eredità visiva risuona nelle estetiche più moderne: dagli iconici poster del rock ai manga, fino al mondo dei videogiochi e dei supereroi, il segno di Mucha ha saputo superare i confini temporali, imponendosi come codice visivo universale, in grado di comunicare un’idea di bellezza che affascina ancora oggi.
Il Museo Mucha si inserisce all’interno di un progetto più ampio curato dalla Fondazione Mucha, istituita nel 1992 da John Mucha e Geraldine Thomsen Mucha, rispettivamente nipote e nuora dell’artista. Attualmente, il suo direttore esecutivo è il pronipote dell’artista, Marcus Mucha. La Fondazione è la custode della collezione di famiglia, una raccolta vastissima che comprende i capolavori di Mucha, dai celebri manifesti alle opere più intime.
Fin dalla sua fondazione, la Fondazione Mucha ha organizzato oltre 90 mostre in tutto il mondo, rendendo accessibile l’arte del maestro a più di 6 milioni di visitatori. La Fondazione continua a promuovere mostre itineranti, come Timeless Mucha: The Magic of Line, che sarà ospitata a partire dal febbraio 2025 presso la Phillips Collection a Washington DC. A curare i progetti del nuovo Museo Mucha sarà Tomoko Sato, già curatrice presso la Barbican Art Gallery di Londra e alla Fondazione Mucha dal 2007. Nel 2024 Sato ha anche curato la mostra Alphonse Mucha. La seduzione dell’Art Nouveau 2024 presentata dal Museo degli Innocenti di Firenze.
L’apertura del Museo Mucha fa parte di un ambizioso progetto di riqualificazione urbana. Il complesso Savarin, che comprende il museo ma anche esercizi commerciali, si sviluppa su una superficie totale di 15mila metri quadrati, delimitati da quattro delle strade principali di Praga: Piazza Venceslao, Na Prikope, Panska e Jindrisska. Tra i progetti più rilevanti per Praga, il suo completamento è previsto per il 2030. Ideato dall’architetto britannico Thomas Heatherwick, il progetto combina il rispetto per le strutture storiche con l’introduzione di spazi pubblici innovativi, in cui aree verdi, cortili e zone commerciali dialogano con l’eleganza dell’architettura storica, la cui fase di ristrutturazione è stata ultimata a settembre 2024.
Il nuovo Museo Mucha di Praga probabilmente ospiterà anche il ciclo della Slovanská epopej, una serie di venti tele di grandi dimensioni, in cui l’artista raccontava i miti e la storia dei popoli cechi e slavi. Realizzata tra il 1910 e il 1928, la serie fu donata da Mucha alla città di Praga nel 1928, a patto che venisse realizzato un padiglione per ospitarla. L’opera però fu esposta solo parzialmente e durante la Seconda guerra mondiale fu anche nascosta per evitare il sequestro da parte dei Nazisti, a causa dei suoi contenuti fortemente patriottici. Alla fine della Guerra, le opere furono spostate nel castello di Moravský Krumlov, nella Moravia meridionale e oggi la Mucha Foundation potrebbe riportarle proprio a Praga, fiore all’occhiello del nuovo museo, coronando il sogno del grande artista.
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