La località costiera uruguaiana Punta del Este ha inaugurato l’8 gennaio 2022 l’Atchugarry Museum of Contemporary Art (MACA), il primo museo d’arte contemporanea del paese.
Immaginato dallo scultore Pablo Atchugarry e progettato dall’architetto Carlos Ott, con l’ambiziosa promessa di posizionare l’Uruguay sulla mappa delle grandi mostre internazionali, il MACA è il primo museo che promuove l’arte contemporanea globale e indirizza a un re-incanto della natura.
In contrasto con i musei più tradizionali di Montevideo infatti, il MACA si presenta come hub creativo aperto ad artisti latinoamericani, nordamericani ed europei. Come dichiarato dallo stesso fondatore Atchugarry «l’idea è quella di far crescere questa area geografica attraverso l’arte e far sì che il museo possa espandersi in futuro. L’Uruguay è piccolo ma ha una storia molto ricca, è interessante mettere in relazione gli artisti locali con ciò che si fa e si faceva in altri ambienti, in altri luoghi, poiché l’arte è tutta strettamente correlata. Spesso artisti e collezionisti si chiedono dove finiranno le loro opere, come saranno conservate. Il MACA sarà il nostro lascito, un patrimonio che apparterrà all’umanità e che, come una nave carica di arte, vita e sogni, ci condurrà in un mondo di maggiore comprensione e amore».
Un progetto di valorizzazione culturale e territoriale, le cui basi risalgono al 2007 con l’istituzione della Fondazione Pablo Atchugarry e che solo qualche settimana è riuscito ad accogliere il consenso del pubblico. Ad incantare sono state le oltre 50 opere di Christo e Jeanne-Claude, allestite all’interno della struttura insieme ad altre formidabili opere di artisti locali.
«Molti anni fa qua non c’era niente» ha dichiarato il presidente uruguaiano Luis Lacalle Pou in occasione dell’inaugurazione del MACA «come sempre, sono i creatori, le persone che pensano oltre ciò che esiste, coloro che trasgrediscono i limiti della realtà con l’immaginazione, a dare forma a ciò di cui godiamo oggi, il primo museo d’arte contemporanea del paese».
Situato al km 4 della Route 104 a Manantiales, dove ha sede la Pablo Atchugarry Foundation, il MACA si caratterizza per i suoi profili curvi in legno di eucalipto rosso immerso nelle colline ed aree boschive della zona. A dare forma a questa opera architettonica in perfetta armonia con la natura e l’ambiente circostante è Carlos Ott, architetto canadese e uruguaiano famoso per aver progettato l’Opera Bastille a Parigi negli anni ’80.
«È il capitano di questa nave» dice il fondatore «nella sua interpretazione, questa struttura lignea è come un’arca che traghetta i nostri sogni. Ho parlato di questo progetto a Carlos e lui, con il suo genio e generosità, non ha esitato un solo momento ad accettare l’incarico e la sfida. Carlos è un vulcano con una notevole potenza espressiva e fin dall’inizio ha realizzato un’infinità di meravigliosi disegni studiando tutti i dettagli. In tutti questi anni è stato molto emozionante per me vederlo pensare a diverse soluzioni per l’organizzazione degli spazi».
Spazi suddivisi in cinque sale espositive, un auditorium, un cinema-teatro, una caffetteria e un’ampia terrazza, oltre ai 40 ettari di terreno disseminati di sculture per offrire allo spettatore uno scenario naturale in cui apprezzare una notevole varietà di linguaggi espressivi.
Il museo «che vuole permettere al pubblico di dialogare con la natura e ricordare che ne facciamo parte» è completamente inserito nello spazio rurale circostante, lo valorizza e ne rispetta l’essenza. «Per questo motivo le opere saranno visibili anche all’esterno. Il pubblico potrà passeggiare nel Parco Internazionale delle Sculture e apprezzare le 71 opere di artisti nazionali e internazionali», tra cui Verónica Vázquez, Frank Stella, Diego Santurio, Ricardo Pascale, Adela Neffa, Águeda Dicancro, Rimer Cardillo, Miguel Ángel Pareja, Enrique Broglia, Mauro Arbiza, Raúl Sampayo, Gonzalo Ramírez, Ignacio Díaz de Rábago, Edgar Negret, Enio Iommi, James Yamada, Giuseppe Uncini e Bruno Munari.
Un formidabile progetto artistico di oltre 5.000 mq, finanziato privatamente ed ospitante opere in marmo dello stesso Atchugarry, sculture in fusione di alluminio dell’argentina Janinne Wolfsohn, in bronzo come Viola D’Amore dell’italiano Aldo Mondino o in vetroresina come l’orso dorato Gold Bear del collettivo italiano Cracking Art. Un museo come nuova meta turistica, per allontanarsi dalla frenesia della metropoli e abbandonarsi all’arte nella calma di uno spazio rurale.
Quale modo migliore di celebrare l’arte in tutte le sue forme, se non avviare un festival internazionale dedicato al cinema?
Successivamente all’inaugurazione, ha preso vita la prima edizione di “ARCA International Film Festival”, una rassegna dedicata alle produzioni cinematografiche mondiali meno note dell’ultimo mezzo secolo. Un evento straordinario, capitanato da Mercedes Sader che in un’intervista ha spiegato quanto il festival si propone di essere moderno e cosmopolita. «È importante che, come il luogo che ci accoglie e che ne è il principale sponsor, il festival sia aperto al nuovo e che le persone provenienti da tutto il mondo lo riconoscano come tale».
Rispettando l’obiettivo del fondatore del MACA di «portare l’arte contemporanea più vicino a tutti», attrarre visitatori internazionali e delineare contemporaneamente una propria identità di centro culturale polivalente, il museo ospiterà ogni due anni nel proprio auditorium l’opera di diversi registi per ribadire ancora una volta lo spessore culturale di questo progetto edilizio.
Non a caso ARCA, ha aperto i battenti presentando in anteprima il 3 gennaio Walking on Water – il documentario di Andrei Peounov sul progetto The Floating Piers di Christo e Jeanne-Claude – ed ha anticipato che il festival si terrà sia a Punta de Este che a Miami durante Art Basel, prevedendo anche una sezione dedicata alla Video Art curata da Laura Bardier di Este Arte e Andrea Bellini della “Biennale di Immagini in Movimento”.
A curare invece la prima programmazione del festival in loco, tenutasi dal 9 al 14 gennaio con ben 19 lungometraggi, è la figura di Sergio Fant, esperto conoscitore delle produzioni cinematografiche uruguaiane e già membro del comitato di selezione del Festival Internazionale del Cinema di Berlino. Inoltre, tutti gli spettacoli, i convegni e i seminari previsti per il 2022, in parallelo alle mostre temporanee, saranno annunciate sui canali ufficiali del MACA. Una densa programmazione che non avrà nulla da invidiare ai rinomati spazi espositivi mondiali e sarà capace, di volta in volta, di aprire una finestra oltreoceano e delineare sempre più il ruolo di Pablo Atchugarry come uno dei grandi benefattori della cultura del paese.
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