In fondo si tratta solo di spostare una collezione di opere d’arte, insomma, cosa potrebbe andare storto? Per di più in un’epoca in cui praticamente ogni cosa si può mettere in un pacco e inviare da un capo all’altro del mondo in mezza giornata. Eppure bisogna fare molta attenzione e non solo perché si tratta della inestimabile collezione del Victoria & Albert di Londra ma anche perché c’è il rischio di rimetterci le penne. A parte le spade da samurai e i dardi avvelenati, il pericolo viene dai cappelli. Che fino agli anni ’30 venivano trattati con arsenico, quelli con le piume, e con il mercurio, per infeltrire le pellicce, sostanze chimiche che possono portare a tremori e allucinazioni. Ed è così che nacque il modo di dire «matto come un cappellaio», che ha fatto le fortune di Alice nel Paese delle Meraviglie.
Insomma, il Victoria & Albert – che in collezione può vantare oggetti molto particolari, come le coppette mestruali Tampax – ne ha migliaia di cappelli e molti di epoca edoardiana, quando andava di moda ornarli con uccelli interi. Impagliati e imbevuti di arsenico, chiaramente. Insomma, per spostare la collezione del museo londinese nei nuovi locali vista mare a est di Londra, nella zona dell’ex sito olimpico di Stratford, sarà necessario usare i guanti.
Si tratta di uno spostamento maestoso e che sta coinvolgendo 260mila oggetti, 350mila libri e oltre mille archivi di documenti, conservati nella storica sede di Blythe House e che chiaramente non devono solo essere spostati ma anche schedati, catalogati, fotografati e confezionati. La mole di lavoro è tanta ma pare che tutto stia procedendo al meglio, anche se le sfide sono tante e interessanti. Per completare il trasloco, sarà necessario impiegare quattro camion, che dovranno fare la spola tra le sedi ogni giorno lavorativo per un anno intero. L’apertura definitiva è prevista nel 2023.
Il progetto di ampliamento del Victoria & Albert è stato disegnato dallo studio newyorchese Diller Scofidio + Renfro e, come scrivevamo, presenta due strutture che avranno funzioni complementari: centro di ricerca, studio e archivio, con grandi gallerie per le esposizioni temporanee e per ospitare pezzi della collezione prima nei depositi, in particolare opere indiane e orientali.
«Le persone credono che i tessuti non presentino molti pericoli, in fondo sono solo abiti con volant», ha dichiarato al Guardian Ruby Hodgson, capo curatrice delle operazioni di spostamento della collezione. Che ha una bella responsabilità e che è ossessionata dai cappelli: «Il Victoria & Albert ne ha talmente tanti, sono un incubo». Se un cappello ha pellicce e piume o persino foglie e fiori secchi, è lecito presumere il peggio e non essendoci il tempo di svolgere i dovuti test su tutti gli oggetti, non solo è obbligatorio indossare i guanti ma anche supporti speciali, in modo da evitare il più possibile ogni tipo di contatto diretto.
In un’altra sezione di Blythe House, è stata impartita una formazione specialistica ai tecnici coinvolti nella documentazione fotografica e nella catalogazione delle spade cerimoniali di samurai giapponesi. Più di 200 sono i reperti di questo genere in collezione al Victoria & Albert, molti sono stati dati agli ambasciatori britannici dal governo del Giappone, tra il XVIII e XIX secolo. Le lame sono straordinariamente nitide e devono essere sfoderate per le fotografie. Se ne possono scattare tra le 10 e le 15 in un giorno e finora non sono state perse falangi e dita.
Anche i nostalgici del Natale avranno pane per i loro denti, visto che nella collezione del museo di Londra ci sono anche i famigerati Christmas cracker, i tradizionali gadget natalizi molto diffusi nei paesi anglofoni. Somigliano a delle caramelle ma, quando si tirano le estremità, carinamente esplodono. Va bene, abbiamo un po’ esagerato, diciamo più correttamente che emettono un sonoro schiocco, prodotto da una striscia di carta impregnata di fulminato d’argento o di un’altra sostanza chimica instabile, che deflagra per frizione. Fortunatamente, quelli in collezione al Victoria & Albert sono stati già disinnescati.
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