Un dialogo in più tempi sulle modalità di rappresentazione della natura, tra pittura e scultura, in un percorso di approfondimento dedicato a tre figure pionieristiche della storia dell’arte. Giuseppe Penone, Dosso Dossi e Rubens sono i protagonisti del programma espositivo 2023 della Galleria Borghese di Roma che, con questi tre nuovi progetti espositivi trasversali punta a rafforzare l’identità del museo.  «Il percorso del 2023 di Galleria Borghese ha come cardine lo sguardo da lontano: Roma e l’Italia viste dagli artisti stranieri: un viaggio fondamentale alla scoperta del patrimonio culturale italiano e della collezione Borghese in particolare, le opere che qui custodiamo, studiamo e valorizziamo», ha affermato la direttrice della Galleria Borghese, Francesca Cappelletti.
Aprirà il 14 marzo, visitabile fino al 29 maggio 2023, “Gesti Universali”, mostra dedicata a Giuseppe Penone e a cura di Francesco Stocchi. L’esposizione si dipanerà a partire dai Giardini segreti, per riattivare lo scambio tra il museo e il parco, rapporto che ha ispirato e continua ad ispirare, idealmente e concretamente, numerose opere del museo. Nato nel 1947 a Garessio, in provincia di Cuneo, Penone è uno degli esponenti più influenti dell’Arte Povera. Conobbe Giovanni Anselmo e Michelangelo Pistoletto a Torino, nel 1967, e nel 1968, in occasione della sua prima mostra, al Deposito d’Arte Presente, presentò una serie di opere realizzate materiali quali piombo, rame, cera, pece, legno, contemplando anche l’intervento degli elementi naturali, per esplorare le possibilità di interazione tra uomo e natura. La mostra per la Galleria Borghese avrà dunque luogo nei giardini e in una parte delle sale ubicate al piano terra, dove è maggiore l’osmosi tra esterno e interno, tra parco e villa.
In primavera, in continuità con le ricerche avviate nel 2020 per approfondire la conoscenza della pittura di paesaggio e il rapporto tra arte e natura, verrà inaugurata la mostra “Dosso Dossi. Il fregio di Enea” Curata da Marina Minozzi, visitabile dal 4 aprile all’11 giugno 2023, la mostra ricostruirà il rapporto tra la pittura e l’elemento naturale, già ampiamente esplorato da numerose opere della collezione della Galleria Borghese. Attraverso queste restituzioni formali, estetiche, si potrà riflettere sulla natura culturale del paesaggio e su quanto l’ambiente circostante e i materiali della natura siano stati ispirazione e oggetto dell’attività degli artisti.
Lo spunto è dato dal cosiddetto Fregio di Enea di Dosso Dossi. Tra gli artisti più richiesti e alla moda della corte ferrarese degli Este, nel primo Cinquecento, Dosso Dossi riuscì a tradurre in immagini le suggestioni letterarie di Ludovico Ariosto. La serie di dieci dipinti raffiguranti scene dell’Eneide di Virgilio fu realizzate per la decorazione dei Camerini d’Alabastro di Alfonso d’Este a Ferrara. Caratterizzate da colori vibranti, da un’affascinante eccentricità e da composizioni molto originali, queste tele sono espressione brillante della creatività di Dosso Dossi e dell’ambiente artistico ferrarese nel Cinquecento. La mostra è realizzata in collaborazione con varie istituzioni internazionali che conservano le diverse parti del fregio che, in questa occasione, verranno riunite: Louvre Abu Dhabi, National Gallery of Canada, National Gallery of Art (Washington D.C.), Museo del Prado di Madrid.
In autunno, con apertura il 14 novembre, sarà la volta della grande mostra “Il tocco di Pigmalione. Rubens e la scultura a Roma”, a cura di Francesca Cappelletti e Lucia Simonato. L’esposizione rientra nell’ambito delle iniziative dedicate a Rubens nel 2023 con Palazzo Te e Palazzo Ducale di Mantova ed esplorerà il viaggio intrapreso dal grande maestro fiammingo in Italia, nel primo decennio del XVII secolo, con tutte le conseguenze e i riflessi nell’arte.
«Con questo progetto si vuole sottolineare il contributo straordinario dato da Rubens a una nuova concezione dell’antico, dei concetti di naturale e di imitazione, alle soglie del Barocco, mettendo a fuoco in cosa consista la novità dirompente del suo stile nel primo decennio a Roma e come lo studio dei modelli potesse essere inteso come una ulteriore possibilità di slancio verso un nuovo mondo delle immagini», spiegano dal museo di Roma. «L’eccezionale sede della Galleria Borghese offre l’opportunità inedita di vedere in relazione diretta i grandi gruppi berniniani, la statuaria antica, le altre sculture moderne, spesso opera di artisti stranieri, con i quadri e i disegni di Rubens, cogliendo l’energia cinetica con cui l’artista investì anche i capolavori dell’antichità ».
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