Il Museum am Rothenbaum di Amburgo ha avviato Digital Benin un progetto che riunisce in una piattaforma online circa 5mila opere provenienti dall’ex Regno del Benin. Si tratta di sculture in legno, bronzo e avorio, ora sparse in tutto il mondo dopo essere state saccheggiate dal Palazzo reale e da altri siti cerimoniali dello Stato dell’Africa occidentale. Nel 1897, infatti, le truppe britanniche invasero Benin City e la saccheggiarono e chiaramente non fa stilata alcuna registrazione sistematica e ufficiale degli oggetti depredati, che sono stati poi distribuiti e venduti in tutto il mondo.
La Ernst von Siemens Art Foundation ha stanziato oltre 1,2 milioni di euro per finanziare questo progetto, attuato con il Benin Dialogue Group, i cui membri comprendono la Corte reale del Benin, il governo statale Edo e la Commissione nazionale per i musei e i monumenti della Nigeria, nonché tutti i musei europei con importanti collezioni del Benin. La realizzazione del progetto è stata preceduta da un seminario di due giorni tenutosi nell’ottobre 2019.
L’iniziativa è stata accolta con favore anche dal principe Gregory Akenzua della famiglia reale del Benin: «Per decenni abbiamo chiesto di ricevere una panoramica delle opere sparse nel Benin in tutto il mondo», ha affermato «e finalmente questo accadrà». Digital Benin ha lo scopo di fornire ai ricercatori informazioni sulla storia, il significato culturale e la provenienza delle opere e sarà accessibile a tutti. Anche i ricercatori nigeriani, impossibilitati ad accedere ai materiali archiviati europei e americani, potranno finalmente consultare l’archivio.
Il Royal Museum di Benin City, che è attualmente in fase di creazione, è destinato a diventare il principale vettore fisico di Digital Benin. Lo scorso luglio vi avevamo parlato del progetto del museo nel quale verrà allestita un’esposizione permanentemente dell’arte della Regione, fra cui anche le sculture saccheggiate e ora nelle collezioni pubbliche europee. I musei che hanno acquisito le opere saccheggiate dal Benin nel 1897 includono il Museo di Amburgo al Rothenbaum, il British Museum, il Museo Etnologico di Berlino, il Weltmuseum di Vienna e il Museo nazionale delle Culture del Mondo a Leida. La lingua prevalente sugli apparati didattici sarà ancora l’inglese ma verrà presa anche in considerazione la terminologia pertinente nella lingua Edo.
La nuova piattaforma sarà lanciata nel 2022. Il team che ne ha permesso la creazione è guidato da Barbara Plankensteiner, direttrice del Museo Etnologico di Amburgo e rinomata esperta dell’arte del Benin. Affiancheranno la Plankensteiner, Felicity Bodenstein della Sorbona, Jonathan Fine del Museo Etnologico di Berlino e Anne Luther, esperta di discipline umanistiche digitali.
Il segretario generale della Ernst von Siemens Art Foundation, Martin Hoernes, si è espresso con entusiasmo riguardo il progetto: «Il mio desiderio è che questo progetto aggiunga un focus più fattuale alle discussioni sulla restituzione nel fornire una base affidabile per la valutazione delle partecipazioni e promuova uno scambio e una cooperazione non conflittuali». Insomma, una meravigliosa iniziativa che risarcirà finalmente il Benin dei suoi tesori.
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