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Tre dipendenti del Noguchi Museum di New York sono stati licenziati per aver violato la policy sul dress code, recentemente approvata. Le norme sul vestiario erano state aggiornate il mese scorso e, tra le altre regole, era stato vietato ai dipendenti di indossare la kefiah, un copricapo tradizionale della cultura araba e mediorientale, solitamente associato ai movimenti pro Palestina. Licenziato anche un quarto dipendente, il direttore dei servizi ai visitatori, ma non è stato ancora chiarito se il provvedimento sia correlato al dress code.
La vicenda inizia il 21 agosto 2024, quando 14 membri dello staff del museo, nove dei quali con mansioni a contatto con il pubblico, abbandonarono il posto lavoro per protestare contro il nuovo dress code imposto ai dipendenti. L’azione fu accompagnata da una petizione interna, firmata da circa due terzi dei 72 dipendenti del museo, in cui si richiedeva una modifica della policy, che richiede di mantenere un «Ambiente neutrale e professionale», vietando quindi di «Indossare abiti o accessori che mostrino messaggi politici, slogan o simboli ideologici».
Dopo i licenziamenti, la scorsa settimana ci sono state varie proteste fuori dal museo. Tra coloro che sono venuti a mostrare il loro sostegno c’erano artisti, operatori culturali e residenti locali nel quartiere di Astoria, dove si trova il museo. I dimostranti hanno anche chiesto alla direttrice del museo, Amy Hau, di dimettersi. I partecipanti hanno distribuito volantini che sottolineavano il significato politico del lavoro di Isamu Noguchi e fornivano informazioni sulla guerra a Gaza. Altri hanno portato cartelli con le scritte in giapponese “Stop the Keffiyeh Ban” – “Stop al divieto di kefiah” e “From the River to the Sea” – “Dal fiume al mare”, in riferimento al coro di liberazione palestinese.
«Sono sbalordita dalla stupidità di un’istituzione culturale che proibisce un indumento culturale. I dirigenti sostengono che vietando la kefiah si stanno rendendo neutrali», ha detto Natalie Cappellini, una delle tre dipendenti licenziate, in un discorso durante le proteste dell’8 settembre. «Quando Amy Has ci ha detto che avrebbe vietato la kefiah, ha usato la scusa che il Museo Noguchi è un santuario, un santuario lontano dalla politica. Quanto puoi essere ingenuo?».
Noguchi è stato un artista americano di origini giapponesi, conosciuto per le sue sculture di grande rigore formale, realizzate in materiali come metallo, pietra, legno e osso. Si oppose fermamente alla Seconda guerra mondiale e nel 1942 entrò volontariamente nel Poston War Relocation Center in Arizona, uno dei campi di prigionia costruiti negli Stati Uniti occidentali per detenere cittadini giapponesi e nippoamericani, dopo il bombardamento di Pearl Harbor. All’epoca Noguchi era residente a New York e quindi non sarebbe stato costretto alla detenzione.
Per ospitare il museo, nel 1974 Noguchi acquistò uno stabilimento di fotoincisione e una stazione di servizio situati di fronte al suo studio di New York, dove aveva lavorato e vissuto dal 1961. L’Isamu Noguchi Garden Museum aprì al pubblico nel 1985 e, all’epoca, fu il primo museo del genere a essere fondato da un artista vivente negli Stati Uniti. Nel 2018, una mostra ha raccontato il tempo trascorso da Noguhci nel campo di prigionia.
Il Noguchi Museum non è il solo a licenziare il personale per motivi politici. Anche il centro culturale 92NY di Manhattan avrebbe licenziato un membro del personale dopo aver implementato la politica che proibisce al personale a contatto con il pubblico di esprimere opinioni personali su politica o questioni sociali. Secondo quanto riportato da Hyperallergic, almeno altri cinque dipendenti si sono dimessi a seguito della norma.