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Dopo l’alluvione del 2023, il Museo Zauli di Faenza riapre con nuovi progetti
Musei
di redazione
Una rinascita, grazie al supporto della comunità: il Museo Carlo Zauli riaprirà le porte al pubblico oggi, 27 gennaio, dopo i lavori di ristrutturazione necessari a seguito dell’alluvione che colpì l’istituzione museale di Faenza il 16 maggio 2023. Aziende, enti e privati cittadini si sono stretti intorno al museo, non solo donando fondi – una campagna di raccolta era stata aperta già all’indomani dell’evento drammatico che coinvolse tutta l’Emilia Romagna, provocando la morte di 15 persone – ma anche mettendo a disposizione consulenze, tempo ed energie.
«Ho fondato, insieme alle mie sorelle, a Faenza nel 2002 un museo dedicato a nostro padre Carlo, scultore ceramista noto in tutto il mondo, scomparso quello stesso anno», raccontava all’epoca dei fatti Matteo Zauli, direttore artistico del Museo, spiegando come l’alluvione avesse devastato cantine, piano terra e giardino, spazi adibiti a esposizioni, eventi e laboratori, causando anche la distruzione di numerose opere della collezione».
Due nuove installazioni per la riapertura del Museo Zauli
La riapertura del 27 gennaio, dalle ore 16 alle 21, sarà dunque anche l’occasione per esplorare il nuovo percorso espositivo del Museo, arricchito da opere inedite e rari materiali di archivio, dalle fotografie di Cristina Bagnara e dalle installazioni temporanee a cura di Namsal Siedlecki e di Michele Guido in collaborazione con gli studenti che ne hanno seguito il progetto di Residenza.
Promosso nell’ambito del bando regionale sulla “Valorizzazione di Case e Studi degli Illustri dell’Emilia Romagna”, Mudfulness di Michele Guido è il risultato di un progetto di Residenza sviluppato contestualmente all’alluvione dello scorso maggio. Come spiegato da Matteo Zauli, «Michele Guido nel suo lavoro fa emergere il rapporto tra architettura, storia e immagine della natura. Sono nati così i garden project, progetti interdisciplinari basati sulle analogie formali tra il mondo vegetale e la ricerca scientifica, la loro origine geografica, i flussi migratori e la storia culturale dei luoghi di provenienza. Un lavoro che sento vicino alla ricerca sulla natura compiuta da Carlo Zauli».
Il progetto ha visto il coinvolgimento di alcuni studenti partecipanti al corso per curatori MCZ, realizzato in collaborazione con le Accademie di Belle Arti di Bologna e di Ravenna (Alice Arabia, Isabella Catino, Giada Miino, Giulia Petronio, Carolina Scalas) e gli studenti del corso IFTS (Chiara Casalone, Katiuscia Urbinati).
Con Vasi, Namsal Siedlecki si è invece concentrato sul tema della trasformazione e della rigenerazione, per andare oltre e elaborare l’evento drammatico. La scultura di Siedlecki, prodotta assieme agli artigiani di Manifatture Sottosasso, si trasformerà nel corso nella mostra accogliendo una performance e un workshop che vedranno il coinvolgimento della comunità locale e, infine, entrerà a far parte della collezione di arte contemporanea del museo.
Il progetto è stato realizzato attraverso la collaborazione tra T.NUA e il Museo Carlo Zauli, partnership che, oltre al progetto dello scorso autunno proseguirà con una residenza nella primavera/estate 2024 con un artista internazionale.