Un nuovo corso per la Stazione dell’Arte, il museo dedicato a Maria Lai (1919, Ulassai – 2013, Cardedu) che occupa la ex stazione ferroviaria di Ulassai, un paese di circa 1500 abitanti nel cuore dell’Ogliastra, in Sardegna.
Istituito nel 2006 dall’artista stessa nel suo borgo natale mediante una donazione di oltre centoquaranta opere al Comune di Ulassai, Stazione dell’Arte «custodisce la più importante e completa collezione pubblica dell’opera dell’artista e organizza una programmazione espositiva legata ad alcune tematiche per lei centrali, come il rapporto fra arte, comunità e paesaggio».
Il museo è gestito dalla Fondazione Stazione dell’Arte e dal dicembre del 2018 è diretto da Davide Mariani, che dopo aver organizzato, lo scorso anno, le celebrazioni per il centenario della nascita di Maria Lai, ha ora dato vita a un nuovo allestimento della collezione permanente, inaugurato a fine giugno, a cui è stato dato il titolo di “Fame d’infinito”, e sta lavorando per ampliare ulteriormente l’identità dell’istituzione come centro di produzione artistica, conservando il suo legame con il territorio.
Nei prossimi mesi il museo ospiterà la personale di Narcisa Monni “Insieme a te non ci sto più”, che inaugurerà il prossimo 13 agosto, e un progetto inedito con l’architetto Stefano Boeri.
«L’anno scorso, in occasione del centenario della nascita di Maria Lai, il museo ha realizzato una serie di mostre tematiche che, di volta in volta, hanno messo in luce aspetti diversi della produzione dell’artista: dalla dimensione ludica e didattica della mostra Sguardo Opera Pensiero alle suggestioni, tanto materiche quanto metaforiche, legate alla panificazione (Pane quotidiano), passando per le fiabe, i miti e le leggende di Tenendo per mano l’ombra (sorella della retrospettiva al MAXXI, Tenendo per mano il sole), fino all’esplorazione del rapporto tra microcosmo e macrocosmo delle rassegne Suivez le rythme (a Parigi) e Lente sul mondo (a Ulassai). Per tale ragione quest’anno abbiamo sentito l’esigenza di dare vita a un nuovo allestimento che potesse racchiudere al suo interno una mostra antologica di Maria Lai, attraverso l’esposizione delle opere più significative da lei donate al Comune di Ulassai e allo stesso tempo riprendere la vocazione originale del museo, quella pensata dall’artista nel momento della sua costituzione, ovvero di un centro dedicato alla produzione di arte contemporanea».
«Il museo, contrariamente a quanto generalmente accade per le istituzioni monografiche, è stato istituito dall’artista quando era ancora in vita. Maria Lai, nel pieno del vigore artistico e dopo un impegno trentennale nel suo paese, ha voluto compiere un gesto di grande generosità nei confronti dell’intera comunità, donando un importante corpus di opere che ha costituito la base di partenza per la creazione del museo. Quel momento ha sancito, una volta di più, il profondo legame tra l’artista e Ulassai, teatro del suo capolavoro, Legarsi alla montagna, e universo poetico e creativo della sua intera opera. Dal quel lontano 1981, in cui tutti gli abitanti del paese si sono legati con 27 km di nastro celeste alla montagna, dando vita alla prima opera di “arte relazionale”, sono passati quasi quarant’anni ma, nonostante il trascorrere del tempo, è ancora vivo il messaggio umano e artistico che Maria Lai ha lasciato alla sua gente, che oggi guarda con ammirazione e orgoglio alla figura di una donna e artista indipendente e coraggiosa che ha saputo dare lustro a Ulassai e alla Sardegna intera».
«Maria Lai, durante il suo percorso, si è particolarmente impegnata per avvicinare l’arte alla gente. Le sue opere, infatti, non nascono per essere contemplate in spazi asettici e silenziosi, ma, al contrario, sono un invito al dialogo, alla partecipazione e al coinvolgimento. Per questo motivo, quando abbiamo deciso di dare vita a un allestimento permanente, il principio che ha animato tutte le scelte progettuali è stato quello dell’accessibilità, tanto fisica quanto intellettuale, per consentire ai visitatori di addentrarsi dentro il suo immaginario creativo e di poter cogliere aspetti che, fino a quel momento, erano rimasti ai margini della potenzialità espressiva della sua opera. Grazie a un percorso tattile e a un archivio multimediale, la Stazione dell’Arte risulta, non solo in linea con le più moderne visioni della museologia che, sempre di più, pone l’accento sugli aspetti di inclusività del percorso espositivo nei confronti del pubblico, ma soprattutto un luogo in cui ritrovare l’artista e il suo lavoro nella acezione più autentica e profonda della sua straordinaria vicenda».
«La Stazione dell’Arte, fin dalla sua istituzione nel 2006, non è mai stata concepita come un museo-mausoleo esclusivamente dedicato all’opera di Maria Lai ma, al contrario, come un museo-laboratorio in cui poter sviluppare e fare emergere anche la creatività di altri artisti. D’altra parte, la partecipazione, la condivisione e la collaborazione sono sempre state componenti essenziali del suo lavoro e quindi non potevamo che ripartire da questa sua filosofia per riorganizzare gli spazi di quella che un tempo era l’ex stazione ferroviaria del paese e che invece oggi risulta, proprio per la sua natura, la cornice ideale per ospitare incontri, dialoghi e confronti».
«Gli obietti che il museo si pone in questa fase sono sicuramente quelli di proseguire nella direzione dettata da Maria Lai, ovvero, promuovere e divulgare la sua arte e il suo messaggio umano, sviluppando progettualità, anche in collaborazione con altre istituzioni nazionali e internazionali, capaci di far conoscere a un pubblico sempre maggiore il suo percorso artistico. Allo stesso tempo, stiamo lavorando a una serie di progetti espositivi che coinvolgono altri artisti e personalità del mondo della cultura. Tra questi, dopo lo stop legato all’emergenza sanitaria, stiamo riprendendo la programmazione del museo che vedrà, nei prossimi mesi, la mostra personale di Narcisa Monni “Insieme a te non ci sto più”, che inaugurerà il prossimo 13 agosto, e un progetto inedito con l’architetto Stefano Boeri che anticiperà le celebrazioni per l’anniversario dei quarant’anni di Legarsi alla montagna previste per l’anno venturo».
Vi presentiamo le immagini del nuovo percorso di Stazione dell’Arte, con le parole del museo.
«Il progetto espositivo, concepito come un’esposizione permanente, è suddiviso secondo un ordine cronologico e tematico ed è arricchito dalla presenza di un sistema di apparati didattici, in italiano e in inglese, da alcune riproduzioni tattili dei manufatti in mostra e da un archivio multimediale interattivo».
«L’impiego di materiali, anche molto diversi tra loro, come la terracotta, la stoffa, il legno, la plastica o il plexiglass, svela una propensione alla continua sperimentazione che si traduce in stili e lavori spesso precursori di nuove tendenze e linguaggi espressivi.
Come testimoniano le opere in mostra, la Sardegna, e in particolare Ulassai hanno rappresentato per Maria Lai un’inesauribile fonte di ispirazione. Il suo interesse, con il trascorrere del tempo, si è sempre di più incentrato sull’analisi del rapporto tra l’Io e l’infinito, l’uomo e la natura, il microcosmo e il macrocosmo».
«Il progetto, rivolto prioritariamente al pubblico non vedente e ipovedente, è stato uno dei punti di forza delle numerose iniziative realizzate nel 2019 in occasione del centenario dalla nascita di Maria Lai. Curato dalla Soprintendenza ABAP per l’area metropolitana di Cagliari e delle province di Oristano e Sud Sardegna, il percorso è stato prodotto in collaborazione con la Fondazione Stazione dell’Arte e il Comune di Ulassai, l’Istituto Regionale Sardegna Ricerche e il Museo Statale Tattile Omero di Ancona. Con l’aiuto del più tradizionale dei metodi artigianali, come con il supporto delle tecnologie attuali per il rilievo e la stampa 3D, si è dato vita a un itinerario ideale su un corpus di opere di Maria Lai appartenenti alla collezione del museo di Ulassai».
«L’archivio multimediale interattivo è dedicato alla lettura dell’opera di Maria Lai. Comprende interviste all’artista ed è tematizzato con sistemi digitali che consentono una ricerca organica e completa. Qui è possibile consultare materiali di grandissima importanza, tra cui i documentari realizzati dal regista Francesco Casu […]. I video filmati e i tour virtuali sono prodotti con videocamere a 360 gradi e software specifici, e poi montati per consentire l’esplorazione omnidirezionale delle opere d’arte e degli interventi ambientali».
Davide Mariani ha scelto per noi tre opere della collezione, esposte al museo, che potete vedere qui sotto e che rappresentano altrettanti passaggi cruciali nella ricerca di Maria Lai: «la collezione della Stazione dell’Arte si compone di alcuni degli esiti più significativi in assoluto dell’opera di Maria Lai e documenta i vari passaggi creativi che l’artista ha sperimentato lungo il suo percorso. Tra questi si segnalano il Telaio del meriggio (1967), esposto nel 1971 alla Galleria Schneider di Roma, dove presenta i primi “telai”, un ciclo che caratterizza i dieci anni successivi, avvicinandola ai temi dell’arte povera, il Libro scalpo (1990), che ricalca la versione esposta nel 1978 nella mostra “Materializzazione del linguaggio”, evento collaterale della Biennale di Venezia, in cui presenta i primi “Libri cuciti” e, infine, Mondo incandescente (1988) che testimonia la produzione avviata da Maria Lai agli inizi degli anni Ottanta con la serie delle “geografie”».
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