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Gli Uffizi acquistano un’opera di Rudolf Levy, vittima delle leggi razziali
Musei
di redazione
Un destino tragico e amaro, quello dell’artista Rudolf Levy: da giovane, nel 1899, fu compagno di Paul Klee alla scuola d’arte di Heinrich Knirr, che sarebbe poi diventato il ritrattista ufficiale di Adolf Hitler. Anni dopo, nel gennaio del 1944, Knirr avrebbe trovato la morte proprio a causa delle leggi razziste e antisemite, probabilmente su un treno diretto ad Auschwitz. Quando fu deportato si trovava a Firenze, dove si era rifugiato nel 1940, dopo una lunga serie di spostamenti tra l’Europa e l’Italia, per sfuggire alle persecuzioni. E oggi, la città rende omaggio a Rudolf Levy: gli Uffizi hanno infatti acquisito per le proprie collezioni una sua opera, Fiamma, un ritratto di giovane donna realizzato a Firenze un anno prima della morte.
In occasione del Giorno della Memoria del 27 gennaio, il dipinto sarà visibile a Palazzo Pitti, all’ingresso della Galleria Palatina, nel Corridoio delle Statue. Già esposto a Tel Aviv nel 1968 e a Milano e Berlino nel 1995, il lavoro fu scelto come immagine per la copertina del libro di Michele Sarfatti, “Gli ebrei nell’Italia fascista. Vicende, identità, persecuzione”, pubblicato da Einaudi nel 2000 e considerato un classico sull’argomento.
Gli ultimi anni di Levy a Firenze e il ritorno agli Uffizi
Levy trascorse nel capoluogo toscano gli ultimi anni della sua vita. In fuga dalla Germania, prima riparò a Rapallo, nella villa del suo amico ed allievo Bob Gesinus-Visser, quindi, dal 1935 fu a Maiorca, dove incontrò altri esuli come Franz Blei, Heinrich Maria Davringhausen, Arthur Segal e Karl Otten. In Spagna Levy rimase fino allo scoppio della Guerra civile, quando fu costretto a emigrare a New York ospite dell’amico attore Erik Charell. Ritornato in Europa, fu a Malfi, un sobborgo di Ragusa, a Ischia e, infine, nel dicembre del 1940, arrivò a Firenze. Qui si stabilì, riprendendo anche a dipingere. Nel maggio del 1943, con l’occupazione tedesca, assieme ad altri si rifugiò clandestinamente nella campagna di Regello, poco fuori Firenze. Nel dicembre del 1943 fu attirato con l’inganno a Firenze da agenti delle SS che si fingevano mercanti d’arte e arrestato. Dopo una breve periodo di internamento al carcere delle Murate, fu avviato ad Auschwitz ma, probabilmente, morì durante il trasporto, visto che il suo numero di registrazione non risulta esser mai arrivato a destinazione.
Il ritratto Fiamma fa parte della sua ultima fase: dal 1938 Levy dipinse prevalentemente nature morte, paesaggi e ritratti. A Firenze, dove soggiornò in Piazza Santo Spirito, nella Pensione Bandini in Palazzo Guadagni, l’artista dipinse alcune delle sue opere più significative, tra le quali anche il dipinto acquistato dagli Uffizi.
«Rudolf Levy era uno dei più importanti artisti ebrei in esilio a Firenze durante la Seconda Guerra Mondiale», ha dichiarato Eike Schmidt direttore delle Gallerie degli Uffizi. «Le sue opere, ispirate a Matisse, vennero messe nell’indice dell’arte degenerata dai nazisti. Fiamma è il primo suo dipinto a entrare nelle collezioni degli Uffizi, e farà parte della mostra sull’artista in programma per il 2023, la prima monografica a lui dedicata, che le Gallerie stanno preparando da tempo insieme al Museo e Centro di Documentazione della Deportazione e Resistenza di Prato», ha continuato Schmidt.
Gli altri eventi della giornata della memoria
In occasione del Giorno della memoria, Milano si mobilita con numerose iniziative, tra mostre, concerti e visite guidate. In particolare, 24 nuove Pietre d’inciampo – le opere diffuse ideate dall’artista Gunter Demnig – saranno posate a Milano, aggiungendosi alla mappa delle 120 già collocate, dal 2017 a oggi, in diversi luoghi della memoria cittadina.
Sempre a Milano, al PAC, il 27 gennaio, alle 18.30, si svolgerà una proiezione speciale della versione inedita e integrale del making of di The poor treatment of migrants today will be our dishonor tomorrow, una bandiera europea in velluto alta quattro metri, ideata da Tania Bruguera per la sua mostra attualmente visitabile al PAC e realizzata grazie alla collaborazione con l’ANED – Associazione Nazionale Ex Deportati nei Campi Nazisti (ANED). L’artista sarà in collegamento e in dialogo con il curatore della mostra Diego Sileo, con alcuni esponenti associazione ANED e con altri ospiti.
A celebrare la giornata della memoria anche il Polo del ‘900 di Torino, con un lungo calendario di appuntamenti. Fino al 27 febbraio, in programma spettacoli, dirette radiofoniche, mostre, letture, eventi per bambini, visite guidate, social reading, proiezioni, in presenza al Polo, nei luoghi della memoria cittadini e online. Tra le altre iniziative, su 9CentRo, portale degli archivi del Polo, nell’ambito del progetto Archivi Connessi, sarà disponibile un percorso multimediale su Primo Levi.
Il 27 gennaio, il Museo Diffuso della Resistenza e Museo del Cinema di Torino propongono per le scuole proiezioni gratuite, con al seguito laboratori di approfondimento. Oltre il cinema anche teatro con “Il Ballo di Irene. L’incredibile storia di Irène Némirovsky”, spettacolo scritto da Andrea Murchio con Alessia Olivetti sulla storia della scrittrice ebrea morta ad Auschwitz nel 1942 dopo il trionfo a Parigi dei suoi capolavori letterari, a cura dell’ Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza, in collaborazione con la Comunità Ebraica di Torino