Se la Francia sta continuando a esercitare il suo softpower con la Cina – oppure è il contrario? –, bisogna dire che anche l’Italia non sta a guardare, anche se da una diversa prospettiva. Gli Uffizi hanno infatti annunciato una partnership con il Dipartimento dei Servizi per la Cultura di Hong Kong. Che in questo momento non è il posto più tranquillo del mondo ma che, a prescindere dalle proteste di piazza, rimane una roccaforte strategicamente fondamentale dalla quale affacciarsi, per seguire il flusso degli affari asiatici.
Nonostante il clima infuocato, a Hong Kong, secondo un recente studio stilato da Bain & Company in collaborazione con Altagamma, resistono circa mille negozi di lusso storici, che sono rimasti stabili nel corso degli anni. Bisogna considerare che sarà la Cina a trainare il settore del lusso anche per i prossimi tempi. Secondo il report, il valore del mercato luxury nel 2019 ammonta a 281 miliardi di euro, con una aspettativa di crescita dal +3 al +5 % fino al 2025. E visto che lusso vuol dire anche life style di un certo tipo, l’arte – che ammicca anche al pubblico più giovane e attento alla social responsibility delle aziende – sembra rappresentare la scelta vincente.
A metterci la firma, il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt, e Vincent Liu, direttore del Dipartimento culturale di Hong Kong, nel corso della seconda edizione dell’Hong Kong Museum Summit, la conferenza internazionale dedicata ai musei, presentata proprio da Schmidt. E dunque, cosa vedranno i cittadini di Hong Kong? Si inizia con Sandro Botticelli ma secondo gli accordi si organizzeranno altri progetti espositivi nel corso dei prossimi cinque anni, all’insegno degli scambi culturali e dei gemellaggi museali.
«Siamo entusiasti di annunciare questa collaborazione con il sistema museale di Hong Kong. Dopo le nostre recenti imprese in Russia e Polonia, gli Uffizi compiono un’altra grande operazione internazionale. Questo progetto strategico sarà strumentale per aumentare la conoscenza della cultura italiana nel mondo e per assicurare che l’Italia sia in primo piano negli scambi culturali nel XXI secolo», ha dichiarato Schmidt.
Previsto anche un progetto di visite a Firenze, da parte di giovani ambasciatori dell’arte di Hong Kong. In cambio, il Dipartimento elargirà donazioni in denaro per sostenere le attività degli Uffizi: per la mostra di Botticelli si parla di 600mila euro che, per un museo italiano, è una cifra veramente niente male.
«Hong Kong ambisce ad avere un ruolo di punta nello sviluppo del settore museale. Questo accordo dimostra la posizione strategica di Hong Kong quale palcoscenico per l’interscambio culturale. La partnership con gli Uffizi, la prima del suo genere, beneficerà non solo il sistema museale di Hong Kong, e stabilirà un modello positivo di collaborazione per la regione», ha spiegato Liu.
Chissà, magari questa grande mano asiatica potrebbe addirittura facilitare il completamento della Loggia di Isozaki. La storia è diventata leggendaria. La nuova uscita della Galleria degli Uffizi, progettata dagli architetti Arata Isozaki e Andrea Maffei, che vinsero il concorso internazionale bandito nel 1998, non è stata mai realizzata, per motivi politici, estetici e conservativi. Poco dopo l’inizio dei lavori, emersero dei resti archeologici, il cantiere venne subito bloccato e non fu mai ripreso.
Ma Dario Franceschini, intervenuto nel corso di RO.ME, vorrebbe riprendere il discorso: «È necessario portare a compimento la Loggia di Isozaki, stiamo parlando con il sindaco, il progetto non era finanziato. Personalmente credo che vada portato a compimento». E ha trovato il convinto appoggio di Schmidt: «Sono assolutamente della stessa opinione. E aggiungo chela Loggia può essere completata in poco tempo, senza alcun intralcio ai lavori di ampliamento dei Nuovi Uffizi, rispetto ai quali l’intervento di realizzazione verrebbe effettuato in parallelo».
Insomma, gli Uffizi stanno sul pezzo.
Ma quali saranno le opere a lasciare le sale, peraltro gremitissime, del museo fiorentino? Ricordiamo che agli Uffizi sono esposti capolavori del calibro della Nascita di Venere e della Primavera che, prosaicamente parlando, valgono da sole il prezzo del biglietto. In termini storico artistici, invece, le due opere rappresentano perfettamente l’atmosfera della Firenze di fine ’400, l’apice della dinastia medicea – Lorenzo sarebbe morto nel 1492, lasciando il campo a un periodo di instabilità – tra delicata raffinatezza, preziosi intellettualismi e un velo di inquietudine.
Agli Uffizi sono conservati anche vari altri dipinti realizzati da Botticelli in diversi periodi della sua vita, come Pallade e il centauro, che come Venere e la Primavera furono commissionati per i Medici, l’Adorazione dei Magi, la Madonna del Magnificat e della Melagrana, l’Annunciazione del Cestello, Sant’Agostino nello studio, la Fortezza, la Scoperta del cadavere di Oloferne, l’Allegoria della Calunnia, il Ritorno di Giuditta dal campo nemico, il Ritratto di ignoto con medaglia di Cosimo il Vecchio.
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