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Ha riaperto a Vienna il museo che racconta la storia della città. Il nuovo volto del Wien Museum
Musei
Il Wien Museum è stato fondato nel 1887. Conosciuto allora come Museo storico della città di Vienna, era situato presso il municipio di Vienna. All’epoca, la collezione si basava principalmente sulla collezione di armi antiche dell’armeria civica. Ma nel tempo, grazie anche alle donazioni private, la collezione è cresciuta rapidamente. Nonostante la necessità di una nuova e più ampia sede, solo negli anni ‘50 del Novecento venne realizzata la struttura brutalista sulla Karlsplatz, su progetto di Oswald Haerdt. Fu il primo, e a lungo unico, nuovo edificio culturale a sorgere nella capitale austriaca nel dopoguerra, e in seguito è persino diventato parte del patrimonio UNESCO. Quando nel 2013 si decise di rinnovarlo e ampliarlo, fu indetto un concorso che ha coinvolto oltre 273 studi d’architettura di 26 paesi. Alla fine, è risultato vincitore il team austriaco Certov, Winkler + Ruck.
Per preservare l’edificio storico, sono stati aggiunti due piani inseriti in una nuova costruzione “sospesa” in acciaio e cemento. La superficie netta è quindi aumentata da 6.900 a 12.000 metri quadrati. L’imponente costruzione in cemento è sospesa a una colonna centrale in cemento ancorata nel cortile interno (ora coperto), con quattro enormi travi a sbalzo in acciaio nero che tagliano la struttura, creando, per i nuovi piani, un effetto di “galleggiamento”. La terrazza panoramica all’ultimo piano, dove si trovano anche il ristorante e la caffetteria, permette di apprezzare dall’alto il grandioso panorama del centro cittadino.
Con i restauri, l’efficienza energetica del museo è stata notevolmente migliorata: grazie all’impiego dell’energia geotermica per il riscaldamento e il raffreddamento, nonché all’installazione di pannelli solari e isolamenti ad alte prestazioni, l’edificio è quasi completamente autosufficiente circa il proprio fabbisogno energetico.
La mostra permanente
La nuova mostra permanente Vienna. My History accompagna i visitatori in un viaggio attraverso i secoli. Oltre 1.700 oggetti, dalla preistoria all’epoca contemporanea, allestiti su tre livelli per una superficie totale di 3.200 metri quadrati. La mostra, a metà fra l’accademico e il didattico, ha trovata una giusta misura di compromesso per dialogare con gli esperti, gli appassionati, e i semplici curiosi. Al centro, non tanto le varie opere, quanto la città e i viennesi, raccontati appunto da una vasta e interessante scelta di oggetti d’uso quotidiano, dipinti, sculture, documenti vari. Dalla preistoria, sezione in cui spicca la zanna di mammuth risalente a circa 35.000 anni fa e ritrovata a fine Ottocento, si passa alla Vindobona romana, di cui nell’asse urbanistico antico si ritrova ancora l’assetto viario, raccontata da lapidi, steli funerarie e un plastico che ricostruisce l’originario accampamento militare. Il Medioevo è principalmente documentato da opere a carattere religioso, come le statue del Duomo di Santo Stefano, o i frammenti delle vetrate originali che si salvarono dalle distruzioni del 1945. Opere che documentano una Vienna più mistica, ancora lontana dai fasti dei secoli successivi.
Una selezione di armature cinquecentesche (alcune di provenienza anche italiana, milanese in particolare), fungono da anteprima alla sezione sull’assedio ottomano del 1683, alla cui risoluzione contribuì anche Eugenio di Savoia. La mostra entra, per così dire, “nel vivo” con il Settecento, l’epoca dell’Illuminismo e di Maria Teresa; sebbene il figlio Giuseppe abbia avuta una più profonda impronta riformatrice, è innegabile che la nuova Vienna imperiale nacque con l’Imperatrice che ruppe la legge salica. Sotto il suo patrocinio la Massoneria si sviluppò considerevolmente, apportando un notevole influsso di idee sociali, e un quadro di anonimo risalente al 1785, Società segreta, ne immortala una seduta e la tradizione vuole che vi siano raffigurati anche Mozart e Emanuel Schikaneder, librettista del Flauto magico. Settecento e Ottocento offrono anche uno spaccato sulla società aristocratica e borghese, attraverso costumi d’epoca, mobili, quadri (ritratti, scene dei grandi balli, momenti di vita quotidiana) e documenti come la cartella del Principe di Metternich. La Vienna di Francesco Giuseppe ed Elisabetta splende idealmente al suo massimo fulgore, in un allestimento che è scenografico e sobrio insieme. Un’epoca, quella, di espansione anche urbana, e l’evoluzione urbanistica di Vienna è documentata da una serie di plastici d’epoca, in legno, che ne ricostruiscono le varie espansioni nei secoli, con un impressionante precisione.
La modernità
Gli anni dell’Art Nouveau, immediatamente precedenti alla Grande Guerra, raccontati in particolare dalle pitture di Gustav Klimt e Arnold Franz Walther Schönberg, documentano una società in preda all’angoscia, al nazionalismo esasperato, all’antisemitismo, al materialismo. Quella società fu in parte spazzata via dalla guerra, e la Vienna del dopo Impero asburgico tentò di risorgere con la nuova giunta socialdemocratica che la guidò negli anni Venti; fu un periodo di grandi progressi sociali, pur nel vortice dello smarrimento dei valori e della crisi economica, che il museo ben racconta con un’ampia sezione documentaria (das Rote Wien) allestita come un laboratorio. E quella Vienna fu un laboratorio, il cui influsso è arrivato fino ai nostri giorni, perché ad esempio certi criteri adottati per costruire i quartieri popolari sono tuttora in parte in uso. L’esperimento si concluse con la svolta a destra del Paese, seguita dal drammatico Anschluss del 1938, che significò l’occupazione nazista. Da quelle ceneri Vienna seppe di nuovo risorgere: dalla fine degli anni Cinquanta ritrovò il benessere e la gioia di vivere, usi e costumi cambiarono in modo impressionante, la modernità entrava nelle case di tutti, e le sezioni più recenti hanno appunto un carattere più documentario che artistico, incentrate come sono sui cambiamenti sociali e urbanistici: i nuovi quartieri, la metropolitana, la nascita della città multiculturale a seguito dei primi flussi dell’immigrazione, la pedonalizzazione del centro storico, fino alle questioni ambientali di più stretta attualità. Vienna e viennesi nei secoli sono cambiati, e questa grande mostra è il racconto di questa avventura urbanistica, artistica e sociale insieme. Avendo carattere gratuito è un importante strumento a disposizione dei viennesi, degli studenti in particolare, ma anche di tutti i visitatori stranieri desiderosi di saperne di più sulla città.
L’allestimento, museale ma non accademico, utilizza anche contenuti digitali per offrire ulteriori approfondimenti. Inoltre, il Wien Museum ha digitalizzato collezione, consultabile gratuitamente sul sito ufficiale.
Vienna sotto l’occupazione nazista
Una delle sezioni più importanti, e toccanti, della mostra è quella dedicata all’occupazione nazista della città. Fotografie e documenti d’epoca raccontano l’entusiasmo (sincero o di comodo che fosse) al momento dell’entrata in città di Hitler e delle truppe tedesche, nel marzo del 1938. L’occupazione significò anche propaganda politica, antisemitismo e persecuzione degli ebrei e di tutti gli oppositori. Un grande mosaico con i nomi dei gioiellieri ebrei che furono espropriati (654), campeggia in una sala, e dà l’idea di una piccola parte di una ben più grande tragedia. Inoltre, documenti originali del collaborazionismo dell’amministrazione cittadina di allora esplicitano in maniera ancora più drammatica la tragicità di una pagina controversa della storia viennese (e austriaca) del Novecento. Ma non per questo la storia deve essere dimenticata; ricordare gli orrori di ciò che accadde dalla metà degli anni ’30 al 1945 è particolarmente importante adesso che l’estrema destra (un po’ in tutta Europa) sembra in ascesa. La storia deve essere conosciuta per evitare che, in misure più o meno differenti, si ripeta.
Le mostre del 2024
L’ultimo piano del Wien Museum è dedicato alle mostre temporanee. Due quelle in programma per il 2024. Il 1° febbraio aprirà al pubblico Fischer von Erlach, in collaborazione con il Salzburg Museum e dedicata all’architetto e studioso Johann Bernhard Fischer von Erlach (1656-1723) che nel 1721 pubblicò Entwurff Einer Historischen Architectur, la prima storia illustrata dell’architettura globale, che spazia nei contenuti dalle meraviglie del mondo antico e dai monumenti greci, romani, arabi, persiani e cinesi, fino ai suoi stessi progetti. La mostra espone le lastre di rame dell’opera e i disegni preparatori. Le nove sezioni coprono un arco temporale che va dal soggiorno di Fischer a Roma nel 1674, ai suoi capolavori successivi e, soprattutto, al grandioso progetto della Karlskirche. Saranno inoltre esposti disegni, stampe, bozzetti, dipinti, sculture e libri che illustrano la sua eccezionale opera artistica. Inoltre, le fotografie di Werner Feiersinger degli edifici progettati da von Erlach fanno scoprire prospettive nuove e talvolta inattese.
Il 23 maggio, invece, sarà la volta di Secessions. Klimt, Stuck, Liebermann, in collaborazione con la Alte Nationalgalerie di Berlino, dedicata ai movimenti secessionisti di Monaco, Vienna e Berlino a cavallo tra il XIX e il XX Secolo. La Secessione, che ebbe gli esponenti più importanti in Gustav Klimt a Vienna, Franz von Stuck a Monaco e Max Liebermann a Berlino, ruppe con la logica del sistema istituzionale dell’arte, rifiutando i sussidi pubblici e i sistemi di mostre le cui giurie imponevano i criteri delle accademie. La mostra intende riscoprire la vivacità e la libertà di espressione artistica, di respiro europeo, che fu fondamentale per la nascita del modernismo novecentesco.