Storicamente destinato ad ospitare le istituzioni governative della città, nel 1912 Palazzo Pretorio diviene di pertinenza comunale e riesce, dopo lunghi restauri terminati nel 2013, a conformarsi come luogo di accoglienza ed esaltazione di tutta la produzione artistica cittadina, con grande attenzione alla stagione quattrocentesca e a quella manierista. Per celebrare l’anniversario di questa esimia istituzione, il comune ha permesso la restituzione alla cittadinanza di ulteriori testimonianze artistiche del territorio: al secondo piano, infatti, è stata inaugurata Dai depositi al museo: dipinti del Quattrocento e del Cinquecento, una nuova ala che vede esposti dipinti di bottega provenienti dai depositi del museo.
Assecondando le tendenze museologiche più recenti, si è deciso, in accordo con la direzione della Dottoressa Rita Iacopino, si è compiuto un lavoro filologico di ricostruzione delle vicende artistiche di maestranze spesso ritenute di minor rilevanza rispetto ai grandi nomi che attraggono le folle di turisti. Ciò che rimane dopo aver visitato lo spazio destinato a queste tele, realizzate in un periodo compreso tra il XV e XVI secolo, è la comprensione di un immaginario complesso che si delinea a partire dalla fine del Medioevo, che in Toscana trovò un humus fertile e che si diffuse poi nel resto della penisola; nell’apprezzare le opere di artisti come Tommaso di Piero Trombetto di potrà notare l’imitazione piuttosto ingenua del paesaggio leonardesco sul fondo o, nel caso di Giovanni di Francesco del Cervelleria, il tentativo di attingere al repertorio figurativo verrocchiesco, ravvisabile nei nimbi compatti e specchianti, poi rielaborata in modo più nevrotico dal Ghirlandaio.
Un plauso merita anche l’esposizione di ben dieci dipinti con soggetto Sacre Famiglie e Madonne con bambino, tutti dipinti in un lasso temporale che va dagli albori del Cinquecento fino agli esiti terminali in senso artistico del secolo, delineando una parabola dell’evoluzione pittorica fiorentina che mira a rendere chiare le intromissioni extra regionali, i rapporti di dipendenza con le maestranze principali e l’affermazione di nuovi gusti estetici. Si può quindi definire encomiabile il tentativo di sottrarre all’oblio queste opere che, seppur che risultati non sempre raffinati e credibili, ci educano all’ammirazione per la produzione locale, che costituisce la maggior parte del patrimonio culturale del paese, vivida istantanea di rapporti e congiunzioni storico – artistiche, mai avulsi dai rivolgimenti più significativi.
A proposito della rilevanza del progetto museale, il sindaco di Prato Matteo Biffoni dichiara: «Festeggiamo i 10 anni dall’apertura del Museo di Palazzo Pretorio con la presentazione di una nuova sala, a dimostrazione che il Pretorio non è mai rimasto fermo: mostre, nuove sale, linguaggi inclusivi, un polo culturale autism friendly, sono la testimonianza di come l’arte sia capace di coinvolgere tutti con la sua bellezza e la sua capacità di comunicare». Ad animare il museo ci saranno numerose iniziative, destinate a coinvolgere sia il pubblico più giovane che quello già educato alla visita museale, cercando di rendere quanto più inclusiva possibile l’esperienza didattica; nel ricco carnet di eventi, grande attenzione sarà riservata all’arte contemporanea, con l’inaugurazione il 25 maggio della mostra Nel Segno del colore, a cura di Giulia Ballerini e dedicata all’artista Primo Tamagnini.
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