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Il Cincinnati Art Museum, un gioiello da scoprire, tra archeologia e contemporaneo
Musei
Quando si pensa alle città d’arte americane, Cincinnati non è certamente il primo nome a venire in mente. Eppure la Queen City, questo l’affettuoso soprannome datogli dai suoi abitanti, vanta uno dei musei d’arte più antichi e importanti degli Stati Uniti. Il Cincinnati Art Museum, di recente assurto agli onori della cronaca internazionale dopo la sensazionale scoperta di una “nuova” opera di Cezanne – un ritratto nascosto da 150 anni sotto la natura morta Still Life with Bread and Eggs del maestro post-impressionista, avvenuta grazie ad un’ispezione di routine – sorge in cima a Eden Park, una collina immersa nel verde da cui si può godere della vista dei grattacieli del downtown.
L’imponente edificio in stile romanico-revival progettato dall’architetto James W. McLaughlin è stato inaugurato nel 1886 e dispone di una collezione d’arte enciclopedica di oltre 67.000 opere, che spaziano dall’Antico Egitto al XX secolo: dipinti, sculture, disegni, ceramiche e manoscritti.
Molti i dipinti italiani: L’arco di Settimio Severo a Roma di Canaletto, il misterioso A Sibyl and a Prophet realizzato nel 1495 da Andrea Mantegna nonché tele di Tiziano, Tintoretto, Bronzino, per citarne alcuni. Di grande rilevanza è anche la collezione di opere barocche di Guercino, Rubens e van Dyck così come la pittura di paesaggio francese del XIX secolo, compresi esempi di Corot, Courbet e Monet e la scultura europea con opere di Giambologna, Clodion e Marini. Infine, la collezione di disegni, particolarmente ricca di opere ottocentesche, comprende acquerelli di Turner e Cézanne, pastelli di Degas e Renoir e oltre mille fogli di artisti della scuola di Düsseldorf. Oltre a esporre la collezione permanente, la cui visita è sempre gratuita, il museo ospita ogni anno diverse mostre itineranti nazionali e internazionali.
All’ingresso, si viene accolti letteralmente a braccia aperte da una statua in bronzo di Pinocchio alta circa 3,5 m, realizzata dall’artista Jim Dine. Il titolo dell’opera è Pinocchio Emotional ed è molto amata dai visitatori che nel corso degli anni hanno iniziato a considerarla una sorta di mascotte.
Il museo si articola in tre piani. Al primo piano è allestita la sezione archeologica che comprende reperti pregiati della regione mediterranea. Fra i molteplici oggetti esposti, nelle vetrine e nelle ante composte si possono ammirare ceramiche, sculture, vasi, anfore, steli, tavolette cuneiformi, rilievi, ma sicuramente il pezzo più prestigioso della collezione è il sarcofago egizio del periodo tolemaico risalente al 330 a.C; e ancora, oggetti pertinenti alla sfera sepolcrale, alla sfera sacra e a quanto può essere riferito alla vita economica e lavorativa.
Posta nell’ambiente appena adiacente, si svela la vasta collezione di arte africana di Carl Steckelmann, una concentrazione di manufatti provenienti dall’Africa centrale e occidentale tra cui maschere, tessuti e altri oggetti decorativi. Steckelmann era un commerciante tedesco dell’Indiana che aveva lavorato lungo la costa dell’Africa equatoriale e centrale alla fine del XIX secolo. Il museo acquistò ed espose la collezione Steckelmann di quasi 1.300 oggetti nel 1890, diventando così la prima istituzione negli Stati Uniti ad esporre oggetti africani come opere d’arte.
Il primo piano del Cincinnati Art Museum ospita una collezione di dipinti europei di livello mondiale che offre un’ampia panoramica dal Medioevo al XX secolo. Accedendo alla prima sala, oltre a Madonna con Bambino di Antonio del Ceraiolo del 1520, capolavoro del rinascimento italiano e alla splendida terracotta di Giovanni della Robbia – Madonna con Bambino, la sala ospita ancora altri esempi di pittura rinascimentale e barocca, tra cui primeggia A sybil and the profet, di Andrea Mantegna, del 1495 circa. Questo dipinto, perfettamente conservato, mostra il dialogo tra una donna incoronata e un uomo con la barba e il turbante, davanti a una sorta di portale su una stanza buia, del quale si intravedono gli stipiti. Forse derivante dall’Antico Testamento o da una leggenda romana, il soggetto del dipinto rimane un mistero. Mantegna probabilmente dipinse il quadro per decorare lo studio privato di un mecenate aristocratico, forse quello della famosa collezionista e sovrana Isabella d’Este.
La selezione di dipinti e sculture procede attraverso una lunga infilata di sale luminosissime, in cui domina la decorazione a boiserie. In esse, sono conservate importanti tele di Tiziano, il Ritratto di Re Filippo II di Spagna del 1555 circa e rimasto incompiuto nello studio di Tiziano fino alla sua morte e di Bronzino, ll Ritratto di Eleonora di Toledo e Francesco De Medici. Sulla parete opposta, il celebre Ritratto del Doge Marino Grimani di Tintoretto. Vera perla della collezione del Museo è il grande dipinto di Canaletto intitolato L’arco di Settimio Severo a Roma prezioso capolavoro realizzato dal vedutista italiano nel 1743.
In questo susseguirsi di ambienti, sullo stesso piano è esposta una selezione di opere d’arte americana la cui eccellenza può essere ammirata nel lavoro di artisti come Edward Hopper con Sun on Prospect Street del 1934. Quest’olio olio su tela sottolinea la struttura geometrica delle case, esprimendo eccellenti qualità astratte nelle contrapposizioni di gialli che variano in intensità con colori verdi acidi, ma anche My Back Yard di Georgia O’Keeffe acquisito dal museo solo nel 2013 e realizzato nel 1945.
Uscendo dalla sala dedicata all’arte americana, si attraversa la piccola ala che ospita i capolavori impressionisti di Alfred Sisley – Moret at Sunset -, Pierre-Auguste Renoire – Fog on Guernesey – e post impressionisti, tra cui Paul Gauguin – The moment of Truth del 1892 e la famosa natura morta Still Life with Bread and Eggs di Paul Cézanne.
La tavolozza scura, le forme tremolanti e il soggetto quotidiano di questo dipinto sono cenni alla pittura olandese e spagnola del 1600 che l’artista studiò intensamente. “Gli oggetti non cessano mai di vivere,” confessò a un amico nel 1805, “Questi bicchieri, questi piatti, conversano tra di loro”. La natura morta con pane e uova è stata acquisita dal Museo nel 1955, donata dalla grande filantropa e collezionista d’arte moderna di Cincinnati, Mary E. Johnston.
Dopo la sua apparizione nella mostra del 2022 “One Each: Still Lifes di Cézanne, Pissarro and Friends“, Still Life with Bread and Eggs fece una sosta nel laboratorio di conservazione del museo. Durante l’esame, Serena Urry, capo conservatrice del museo, notò insolite crepe nelle aree della superficie della vernice e propose la radiografia del dipinto. Gli esami diagnostici rivelarono una figura spettrale di mezza lunghezza: si trattava indubbiamente di un ritratto. Essendo insoddisfatto del ritratto (o avendo maggiore bisogno di una tela che per il dipinto), Paul Cézanne girò la tela di 90 gradi e dipinse la natura morta che vediamo oggi, uno dei pochi dipinti che ha firmato e datato. Se la pittura sotto esso rappresenta l’artista, come alcuni esperti hanno suggerito, sarebbe il primo autoritratto datato di Cezanne.
Si giunge infine all’ultima sala, in cui molte opere tra le più significative provengono dalla variegata collezione lasciata in eredità al museo nel 2019 dai coniugi Alice F. and Harris K. Weston che spazia dalla pop art (Andy Warhol – Soup Can) al cubismo (Pablo Picasso – Abstraction, Head) e al fauvismo (Henri Matisse – Romanian Blouse, André Derain – The bridge at Le Pecq). Chiude il percorso il bellissimo gallo rosso (The Red Rooster del 1940) in cui si ritrova l’ambiente fiabesco creato da Marc Chagall. L’artista sviluppa un linguaggio simbolico pieno di energia musicale e dominato da ricche immagini tratte dalla Bibbia, dai ricordi della vita ebraica e del folklore della sua gioventù in Bielorussia. Anche se le sue immagini oniriche hanno molto in comune con le esplorazioni surrealiste del subconscio, e alcune delle distorsioni spaziali sono basate su principi cubisti, Chagall ha sempre imposto il suo stile altamente distintivo.
In definitiva, il Cincinnati Art Museum è un museo che merita certamente una lunga e attenta visita. Fortunatamente, per rendere il patrimonio culturale della città accessibile a tutti, le sue sale sono aperte sei giorni alla settimana, e l’ingresso sempre gratuito – purtroppo ancora un’eccezione in Italia – permette di godere di questo vasto patrimonio con la calma necessaria. Date queste premesse, stupisce trovare le sale del museo poco affollate.
Avviandosi all’uscita dopo la visita a un museo così perfettamente curato, accessibile, sostenibile e con opere di pregio, l’attenzione del visitatore è indotta a tornare sull’elegante targa di vetro apposta nell’atrio principale, su cui sono riportati i “donors”, ovvero quei privati che hanno deciso di beneficiare il museo nel solo 2022 e il cui filantropismo ha permesso di godere gratuitamente di tanto splendore.