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Dopo mesi di tira e molla, discussioni e proteste, alla fine, il board del Museo Rodin di Parigi ha annunciato ufficialmente che abbandonerà tutti i suoi piani in programma per la nuova e ambiziosa sede a Santa Cruz de Tenerife, città portuale nelle Isole Canarie, l’ambito arcipelago spagnolo nell’Oceano Atlantico. Annunciata in pompa magna poco più di un anno fa, la sede era stata concepita per essere una delle attrazioni culturali di maggior richiamo ma a un prezzo oneroso.
Se il progetto fosse andato avanti, infatti, la municipalità di Santa Cruz de Tenerife – poco meno di 205mila abitanti e considerata uno dei luoghi migliori al mondo in cui vivere, almeno secondo il Guardian – avrebbe dovuto raccogliere e investire circa 16 milioni di euro per la costruzione del museo e per l’acquisizione di 83 sculture di Auguste Rodin, di cui almeno 68 sarebbero state repliche in bronzo di piccole e medie dimensioni. La rescissione dell’accordo avviene dunque un anno e tre mesi dopo la firma a Parigi tra i gestori dell’eredità di Rodin e i responsabili del Comune di Santa Cruz, che aveva fissato come sede del museo un edificio del 1903, il Parque Cultural Viera y Clavijo, da recuperare nell’ambito di un più ampio progetto di riqualificazione dell’area.
Ma in Spagna, la manovra francese non era piaciuta e molte figure della cultura ma anche della politica erano intervenute vigorosamente, per stroncare un piano giudicato suicida per l’eccessivo impegno finanziario. Per non parlare del legame pressoché inesistente tra il grande Rodin, tra i capostipiti della scultura contemporanea, personalità di spicco dell’arte francese e internazionale, e la città di Santa Cruz de Tenerife che, comunque, può vantare una discreta presenza di edifici con insegne massoniche, come il Tempio in Calle San Lucas. Compassi e piramidi a parte, notevole anche il moderno auditorium progettato dall’archistar Santiago Calatrava, vista Oceano.
A dire il vero, un certo legame tra Santa Cruz e la scultura c’è. Nel 1973, infatti, qui fu orgazzata la “Exposición Internacional de Escultura en la Calle”, una grande mostra alla quale partecipartono diversi artisti di rilievo internazionale, tra cui anche Henry Moore, una cui opera, il “Guerriero di Goslar”, è ancora esposta pubblicamente nella città. Tra gli altri autori invitati, anche Joan Miró, Marino Marini, Ossip Zadkine, Pablo Gargallo, Julio González, Óscar Domínguez, Alexander Calder, Alicia Penalba, Martín Chirino e Josep Maria Subirachs.
Ma a prescindere da questo riferimento storico, lo scorso autunno era circolata una petizione che chiedeva di fermare il progetto di espansione del Museo Rodin. Il documento alla fine raccolse più di 3mila firme e definiva il progetto, senza mezzi termini, come uno spreco, «Giustificato sulla base di uno studio economico non rigoroso, che offre stime del ritorno economico del museo talmente esagerate da essere fantasiose», si leggeva. «Una stima più realistica dovrà presumere che si tratterà di un investimento non rimborsabile e che l’istituzione risultante richiederà investimenti ripetuti per rimanere aperta», concludeva il documento.
Anche l’Instituto de Arte Contemporáneo, un’associazione indipendente di professionisti dell’arte in Spagna, si è schierato contro la proposta, affermando che il piano non rispondeva alla realtà culturale delle isole, «Che era stata colpita dalla pandemia e da diverse crisi economiche e che nei mesi a venire sarà totalmente soffocata dal perdurare della recessione economica». «Questa mancanza di risorse per la cultura locale rende impossibile per i professionisti della cultura svilupparsi professionalmente con dignità», spiegava l’associazione.
Secondo quanto riportato dal Times, la cancellazione del progetto della filiale isolana è stata ufficializzata nelle scorse settimane, con una lettera della direttrice del Museo Rodin, Amélie Simier, al sindaco di Tenerife, José Manuel Bermúdez. Nella missiva, Simier riconosceva, non senza una certa amarezza, come non si fossero presentate «Le condizioni affinché la città di Santa Cruz de Tenerife possa ospitare un progetto museale internazionale». Da parte sua, Bermúdez ha lamentato «La perdita di questa opportunità» ma ha promesso di continuare a investire «Nel recupero del patrimonio e della cultura locale».