25 luglio 2024

La casa di Pasolini in via Tagliere a Roma diventerà un museo pubblico

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Donata allo Stato la casa di Roma in cui Pier Paolo Pasolini visse tra il 1951 e il 1954: qui iniziò a scrivere il suo primo romanzo. Diventerà un museo pubblico e un centro per progetti di giovani artisti

La casa di Pasolini in via Tagliere, Roma
La casa di Pasolini in via Tagliere, Roma

Due camere, un bagno e una cucina, poco meno di 60 metri quadrati. Era l’appartamento nel quale visse, insieme alla madre, alcuni dei suoi anni più difficili, tra il 1951 e il 1954: Pier Paolo Pasolini, dopo essersi lasciato alle spalle un processo per atti osceni, si era da poco trasferito a Roma e aveva appena iniziato a insegnare in una scuola privata a Ciampino, stringendo amicizia con gli intellettuali della scena romana, come Giorgio Caproni, Carlo Emilio Gadda e Attilio Bertolucci. E da oggi, quella casa in cui nacquero le prime pagine del suo primo romanzo, Ragazzi di vita, diventerà un museo. È stato stipulato a Roma, al Ministero della Cultura, l’atto con cui il produttore cinematografico e televisivo Pietro Valsecchi ha donato allo Stato l’appartamento in via Giovanni Tagliere, 3.

Crediti foto: Emanuele Antonio Minerva ‐ Ministero della Cultura
Crediti foto: Emanuele Antonio Minerva ‐ Ministero della Cultura

«Abitammo in una casa senza tetto e senza intonaco, una casa di poveri, all’estrema periferia, vicino a un carcere. C’era un palmo di polvere d’estate, e la palude d’inverno», così la descriveva Pasolini. «Ma era l’Italia, l’Italia nuda e formicolante, coi suoi ragazzi, le sue donne, i suoi “odori di gelsomini e povere minestre”, i tramonti sui campi dell’Aniene, i mucchi di spazzature: e, quanto a me, i miei sogni integri di poesia». In stato di abbandono da anni, nel 2021 i comitati di quartiere si fecero promotori dell’acquisto da parte del Comune. Poi la vendita all’asta e, quindi, l’acquisto da parte del produttore cinematografico Pietro Valsecchi, che già in quella occasione annunciava l’intenzione della donazione.

Una volta realizzati i necessari interventi di adeguamento, il Ministero, attraverso la Direzione generale Musei e in sinergia con il donante, che manterrà un importante ruolo di impulso e collaborazione, aprirà lo spazio della casa di Roma al pubblico per promuovere la conoscenza della figura di Pasolini e delle sue opere, anche attraverso residenze per artisti e la promozione della creatività di giovani talenti.

L’immobile sarà assegnato all’Istituto Pantheon e Castel Sant’Angelo – Direzione Musei nazionali della Città di Roma, sia per pertinenza territoriale, sia per pertinenza tematica, in considerazione del fatto che tale istituto accoglie già le Case Museo Mario Praz, Boncompagni Ludovisi e Hendrik Christian Andersen. Nella valorizzazione, sarà coinvolto attivamente il territorio, in particolare il Municipio IV, in cui la casa ricade, e le realtà associative locali che da tempo si battono per il recupero e la promozione dell’area.

«Pier Paolo Pasolini è stato un grande intellettuale del Novecento, che ha scavato meglio di altri nelle contraddizioni della società italiana. È stato uno spirito critico del suo tempo», ha dichiarato il Ministro Gennaro Sangiuliano, che ha definito doveroso celebrare la sua memoria. «Con questo atto le istituzioni si preparano al meglio per creare, in occasione del cinquantesimo anniversario della morte nel 2025, una casa museo che diventi un centro di studi, un luogo aperto ai giovani che vogliano approfondire il suo pensiero», ha continuato Sangiuliano.

Il Direttore Generale Musei Massimo Osanna ha poi evidenziato come lo spazio unirà l’attività museale a una funzione più innovativa di hub culturale e luogo di sviluppo della creatività: «Per questo, avvieremo un progetto di tipo corale, che coinvolga attivamente il territorio». Valsecchi ha invece ricordato come «La casa, situata a due passi da Rebibbia, è stata il luogo di ispirazione per molte delle opere di Pasolini, incluso il celebre romanzo Ragazzi di Vita, una delle più importanti opere del poeta e scrittore che riflette la profonda comprensione e rappresentazione della realtà sociale dell’epoca».

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