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Passo avanti nello strettissimo presente o doppio passo indietro (nel senso di un recupero storico)? La GNAM – Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma, che Cristiana Collu, nel 2016, all’inizio del suo mandato come direttrice, aveva voluto identificare semplicemente come La GN – Galleria Nazionale, al di là delle indicazioni cronologiche, ha intrapreso una nuova strada “nominale”, con il passaggio di testimone a Renata Cristina Mazzantini. «La necessità di affrontare un progetto di rebranding e di renaming deriva dalla constatazione che il nome attuale “La Galleria Nazionale”, con il relativo logo, dopo otto anni non sembra radicato nell’immaginario collettivo: la stampa, gli studiosi e i cittadini continuano a chiamare il museo GNAM, memori della sua illustre tradizione», spiegano dal museo, senza mezzi termini.
Allora, si ritorna ufficialmente alla GNAM – Galleria Nazionale d’Arte Moderna, denominazione attribuita, come da tradizione, al Palazzo delle Belle Arti progettato nel 1911 dall’architetto e ingegnere romano Cesare Bazzani,per ospitare il museo allora dedicato all’arte del nuovo Stato unitario e che, prima di quell’anno, aveva sede al Palazzo delle Esposizioni. GNAM ma con l’aggiunta nel logo della lettera C, a indicare l’arte contemporanea. E dunque, GNAMC sia (anche se a prescindere dal logo e dall’acronimo, il nome “ministeriale” già includeva l’arte contemporanea). Con buona pace del MAXXI, l’altro museo d’arte contemporanea della Capitale che però, nel frattempo, pure ha guadagnato una sua identità specifica. «La strategia intende far evolvere il posizionamento storico del museo, percepito e consolidato come GNAM, verso un’immagine più giovane, dinamica e aperta alla comunità artistica internazionale», ha dichiarato la direttrice Mazzantini.
Dopo una valutazione di progetti proposti da otto studi di architettura, grafica e design, la scelta è ricaduta sul concept creativo firmato da Lorenzo Marini. La nuova identità visiva riprende l’acronimo storico, con le quattro barre verticali che richiamano le colonne dell’iconica facciata e scandiscono i cinque spazi per le lettere, arricchendolo di una “C” per rappresentare la contemporaneità. Il nuovo logo, descritto come «Dinamico e flessibile», integra un lettering essenziale per le lettere G|N|A|M e una “C” rossa pittorica, pensata per evolversi in diverse declinazioni grafiche a seconda del contesto. Lorenzo Marini lo definisce un «Logo camaleontico», capace di adattarsi a molteplici utilizzi, anche digitali, mantenendo una forte connessione con la tradizione del museo e la sua collezione. «Immaginiamo la “C” dipinta da Van Gogh o da De Chirico, da Boccioni o da Warhol, per valorizzare i tanti capolavori della collezione del museo».
Il nuovo quindi riprende la tradizione ma punta a rappresentare i valori della modernità e della sperimentazione, continuano dal museo, rendendo l’istituzione più inclusiva e accessibile e instaurando un dialogo creativo con il pubblico, come sottolinea la Direttrice: «Il dinamismo diventa la dimensione espressiva della nuova GNAM».
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