Si sono conclusi dopo sei anni, i lavori di riqualificazione e riallestimento del Complesso Monumentale della Pilotta a Parma, che hanno interessato la struttura e la collezione di uno dei più grandi istituti culturali italiani, sede di un importante patrimonio di beni artistici e librari. Iniziate nel 2017 su progetto dell’allora neo-direttore Simone Verde, le operazioni di miglioria si sono concentrate su 30.000 mq per un totale di 47 sezioni riallestite, andando a intervenire attraverso il restauro, anche sulle singole opere comprese di cornici. Il Museo Archeologico, la Galleria Nazionale, il Teatro Farnese, il Museo Bodoniano e la Biblioteca Palatina, si rivelano ora al pubblico sotto una nuova veste unitaria e non più frammentata, capace di restituire l’identità di un museo che ha finalmente trovato la sua vocazione.
Gli interventi più ingenti riguardano soprattutto la struttura, che fresca di pittura e di riordino, si presenta ora ringiovanita, priva dei “tatuaggi” inferti da qualche graffitaro della domenica, riorganizzata nei punti di accesso alla biblioteca e rinvigorita da nuovi spazi di condivisione, prima abbandonati all’incuria e al degrado. È l’esempio della Sala Paciaudi, dedicata all’omonimo bibliotecario attivo nel Settecento presso la corte borbonica di Parma, ricavata dalla chiusura di un passaggio coperto e ora sala polivalente, pensata per l’accoglienza degli utenti della biblioteca che tutt’oggi continua ad acquistare volumi moderni e d’antiquariato. Se all’interno ancora percettibile è l’odore di intonaco nuovo, l’esterno non è da meno con il Giardino della Cavallerizza che viene “pettinato” e reso degno dei più verdi giardini inglesi. Il progetto si inserisce in una riflessione più ampia sul concetto di museo e su che cosa questo debba essere nel XXI secolo, quando tante certezze monolitiche e cristallizzate sono ormai venute a crollare.
Dal contenitore si è passati al contenuto con interventi di carattere allestitivo e storico-filologico per un ripensamento generale volto a un miglioramento estetico e funzionale. Il Museo Bodoni, il più antico dedicato alla stampa in Italia, trasloca al piano terra per una maggiore accessibilità, riorganizzando completamente il materiale esposto, permettendo di visionare le repliche dei torchi originali e di interagire con un tavolo multimediale per consultare in maniera più dinamica i volumi a stampa. Il magnifico Teatro Farnese, solleva le sue sottane per far accedere il pubblico nel suo retroscena, rivelando il suo scheletro al di sotto delle gradinate, per raccontare attraverso testi e disegni, la sua storia iniziata nel lontano 1618, in occasione delle nozze del principe farnese. Il palco del teatro, una volta solcato da Claudio Monteverdi, celebre compositore dell’epoca, si rianima ora grazie a uno scenografico videomapping che illustra l’aspetto e la decorazione originaria della sala seicentesca, il tutto accompagnato dalle note de L’inverno de Le quattro stagioni di Vivaldi.
Il Museo Archeologico, l’ultimo tassello di questa riqualificazione, va incontro a uno svecchiamento che non perde di credibilità. Dal paleolitico sino al Tardoantico, piccoli e grandi oggetti, ripuliti dal terriccio dal quale erano stati sepolti, si mostrano ora in tutta la loro preziosità, in un allestimento luminoso, elegante e puntuale che si racconta secondo una scansione cronologica e tematica. Ritrovamenti di epoca celtica ed etrusca, portano al mondo romano, dove emblematica si presenta in tutta la sua bellezza, la grande lapide di bronzo dal valore documentario che ha dato il via agli scavi di Veleia. Il focus sull’epoca romana ritorna anche nella sala affrescata, accomodata per ricordare una basilica, dove severe figure che punteggiano il perimetro della stanza restituiscono lo sguardo al visitatore dall’alto dei loro pilastri. Le statue, candide e in contrasto con pareti e soffitto, sono memori di un passato a colori, testimoniato dal lieve rossore appena accennato sulla toga di un giovane Nerone. Lo stesso rossore pizzica le gote della cosiddetta Schiava turca del Parmigianino, gioiello della collezione insieme alla più timida Scapiliata di Leonardo, a cui viene ora riservata una zona di maggiore raccoglimento emotivo.
Il Complesso Monumentale della Pilotta a Parma, dimostra come il tempo dedicato a riqualificazioni necessarie e la passione di chi abita questo luogo, siano gli ingredienti vincenti per un museo che per dimensioni e qualità, non ha nulla da invidiare ai vicini toscani o ancora, su larga scala, a tanti musei europei.
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