Il Louvre è a un bivio: tra le sue maestose gallerie si nasconde una realtà meno gloriosa, un degrado strutturale che minaccia non solo l’esperienza dei visitatori ma la stessa integrità delle opere d’arte. Laurence des Cars, direttrice del museo di Parigi, ha lanciato l’allarme in una nota riservata, inviata al ministro della cultura francese, Rachida Dati, e pubblicata dal quotidiano Le Parisien. Il messaggio è chiaro: il Louvre è in pericolo e necessita di un intervento straordinario, per tornare a splendere. Secondo quanto rivelato da The Art Newspaper, l’importo totale per i lavori sarebbe stimato in circa 1 miliardo di euro.
La discussione, peraltro, si inserisce in un contesto in cui un altro gigante culturale parigino, il Centre Pompidou, si appresta a chiudere i battenti, a partire dal 2025. Questo periodo di chiusura, che si protrarrà fino al 2030, è necessario per un radicale intervento di rinnovamento che mira a preservare l’edificio progettato da Renzo Piano e Richard Rogers.
Il Louvre, con i suoi 8,9 milioni di visitatori nel 2023, rimane il museo più frequentato al mondo ma i numeri indicano anche una verità scomoda. L’afflusso massiccio di turisti, spesso concentrato in spazi ristretti, ha trasformato la visita in una prova fisica, come ha sottolineato la stessa des Cars. La segnaletica carente, i servizi igienici inadeguati, i ristoranti di bassa qualità e l’assenza di aree di riposo rendono l’esperienza del visitatore tutt’altro che ottimale. A ciò si aggiungono danni strutturali diffusi, perdite d’acqua e guasti elettrici che mettono a rischio le collezioni, come denunciato anche dai sindacati dei lavoratori.
Il museo, insomma, è vittima del suo stesso successo. E mentre il governo francese cerca di tagliare la spesa pubblica anche per la cultura, il Louvre si trova a dover affrontare una sfida senza precedenti: conciliare la necessità di preservare il passato con le esigenze di un futuro sostenibile.
Laurence des Cars non si accontenta di semplici riparazioni. Il suo piano di ristrutturazione, delineato pubblicamente lo scorso anno, è un progetto visionario che mira a trasformare il Louvre in un museo del XXI secolo.
Tra le priorità figurano il restauro della Grande Galerie, lo spazio dedicato alla pittura italiana, e l’isolamento della Gioconda di Leonardo da Vinci in una sala dedicata, per proteggere l’opera più iconica del museo parigino dall’usura del tempo e della folla (nessuna speranza di un prestito all’Italia, nonostante la dichiarazione dell’assessore regionale alla Cultura della Lombardia, Francesca Caruso: «Siamo ben lieti di ospitare questa opera che rappresenta al meglio l’arte e la cultura italiana ed è patrimonio dell’intera umanità»). Ma non è tutto: la direttrice sogna un ristorante raffinato, una nuova sala espositiva e persino un tunnel sotterraneo che colleghi il dipartimento egiziano all’ala orientale del palazzo, accanto alla Samaritaine, il complesso di lusso di LVMH.
Questo progetto, stimato internamente in oltre 400 milioni di euro, rappresenta solo una parte del budget complessivo. La cifra totale di un miliardo di euro supera del 30% il costo della ricostruzione di Notre Dame dopo il disastroso incendio del 2019, un’impresa già titanica. E mentre il governo francese valuta come finanziare l’operazione, il Louvre potrebbe ricorrere a sponsorizzazioni private, come quelle di LVMH, e ai ricavi generati dal Louvre Abu Dhabi. Tuttavia, le riparazioni strutturali richiedono inevitabilmente fondi pubblici, in un momento in cui il ministero della cultura rischia tagli di 150 milioni di euro.
È interessante notare che il quotidiano Le Parisien, che ha pubblicato la nota riservata di des Cars, è di proprietà del gruppo LVMH, il colosso del lusso guidato da Bernard Arnault. Questo dettaglio non è irrilevante, considerando il crescente coinvolgimento di LVMH nel sostegno al patrimonio culturale francese, come dimostrato dal contributo alla ricostruzione di Notre Dame. La pubblicazione della nota potrebbe quindi essere letta già come un segnale dell’interesse del gruppo a partecipare attivamente al salvataggio del Louvre, magari attraverso sponsorizzazioni o partnership.
Non mancano le voci critiche. I sindacati, in particolare la CGT – Confederazione generale del lavoro e Sud Solidarités, accusano la direzione di aver trascurato la manutenzione ordinaria a favore di progetti “glamour” e costosi. Elise Muller, rappresentante di Sud Solidarités, ha sottolineato come negli ultimi anni siano stati privilegiati eventi effimeri, come la costruzione di un teatro temporaneo o l’invito di un fotografo di star hollywoodiane, a scapito della cura del museo. «Il Louvre ha i soldi ma preferisce usarli per iniziative di lusso piuttosto che per preservare il patrimonio», ha affermato Muller.
La polemica si estende anche alla decisione di aumentare il prezzo dei biglietti per i turisti extracomunitari, una misura che rischia di alienare parte del pubblico internazionale. E mentre i lavoratori protestano contro i tagli al personale – 200 posti persi nell’ultimo decennio – la direttrice des Cars si trova a dover giustificare scelte che, per molti, appaiono più orientate all’immagine che alla sostanza.
La visita del presidente Emmanuel Macron al Louvre, prevista per oggi, 28 gennaio, per annunciare il piano di salvataggio, potrebbe rappresentare un punto di svolta. Tuttavia, senza un sostegno politico ed economico solido, il sogno di un Louvre rinnovato rischia di rimanere tale.
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