Se non ci fosse una pandemia in giro, si potrebbe anche farci un salto per un’ultima visita, visto che il Centre Pompidou di Parigi, uno dei principali musei d’arte contemporanea al mondo, rimarrà chiuso per quasi quattro anni, a partire dalla metà de 2023. Non c’entra il Covid-19, per fortuna, visto che questo lungo periodo servirà per portare a termine gli importanti lavori di restauro, ormai inevitabili, per “rinvigorire” l’iconico edificio progettato nel 1977 da Renzo Piano e Richard Rogers. Ad annunciare la decisione, presa di concerto con il ministro della cultura francese, Roselyne Bachelot, è stato Serge Lasvignes, presidente del museo in Rue Beaubourg: «Non abbiamo scelta, l’edificio sta soffrendo». La riapertura è prevista per il 2027.
Situato nel IV arrondissement di Parigi, il Pompidou ospita una vasta biblioteca pubblica e il centro IRCAM per la ricerca musicale oltre al Musée National d’Art Moderne, il più grande museo di arte moderna e contemporanea d’Europa. Il suo edificio, immediatamente riconoscibile, è diventato una vera icona dell’architettura contemporanea anche per la sua particolare struttura “inside-out”, con gli impianti meccanici, le tubazioni idrauliche e i cablaggi elettrici visibili all’esterno.
Il progetto di restauro, che costerà circa 200 milioni di euro, è in cantiere già dal 2016, quando una commissione ministeriale riunita appositamente per documentare lo stato di conservazione dell’edificio ha avvisato di un drastico peggioramento delle condizioni. Solo che nessuno aveva mai osato dare la brutta notizia ma, alla fine, i nodi sono venuti al pettine. Gli interventi saranno fondamentali anche per la sicurezza delle persone: diversi pannelli di amianto, un silicato altamente tossico ma anche molto usato nell’edilizia fino a pochi decenni fa, dovranno essere rimossi dalla facciata e dalle finestre. Saranno poi modernizzati gli impianti di condizionamento e ventilazione, mentre gli ascensori e le scale mobili esterne necessitano di una revisione. All’ordine del giorno figura anche la messa a punto di migliori condizioni di accesso per i visitatori con disabilità.
«Alla sua inaugurazione, l’edificio del Centre Pompidou era un simbolo del futuro e qualcosa che ha portato gioia», ha aggiunto Lasvignes. «Il suo invecchiamento è allo stesso tempo contraddittorio e rattristante per l’immagine del Centro». Ma una chiusura così prolungata renderà necessaria la ricerca di spazi satellite, per continuare la programmazione artistica del Pompidou, che certamente non potrà fermarsi completamente, contando anche quante persone vi sono impiegate o, comunque, vi gravitano per vari motivi. Per il momento, il Museo sta cercando uno spazio temporaneo per servire gli 1,4 milioni di studenti e ricercatori che, ogni anno, utilizzano la sua biblioteca. I francesi potranno però consolarsi con l’apertura – speriamo imminente – della Bourse de Commerce, la nuova, ambiziosa sede espositiva parigina della Pinault Collection.
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