Categorie: Musei

Le coppette mestruali Tampax entrano nella collezione del V&A Museum

di - 10 Settembre 2019

Il Victoria and Albert Museum è da sempre attento a preservare costumi, mode e tutto quanto caratterizzi la società nel corso del tempo, ne è prova la decisione di includere nella propria sezione Rapid Response Collecting la coppetta mestruale Tampax. La Rapid Response Collecting fu istituita nel 2014, allo scopo di dedicare una sezione del museo di Londra agli oggetti che rappresentano momenti fondamentali per la storia del quotidiano, sia nel campo della manifattura che del design.

Troppo a lungo il mondo delle mestruazioni è stato oggetto di tabù, mentre nel frattempo l’industria del design ha continuato a lavorarci. La natura effimera dei prodotti legati all’attività mestruale ha di fatto costituito un problema per la loro conservazione. Questi prodotti usa e getta, a causa dell’aumentata sensibilità ecologica registrata tra i consumatori, hanno indotto Tampax alla produzione di una coppetta mestruale che non è di certo la prima in commercio ma rappresenta una chiara risposta al tentativo di arginare il consumo della plastica. Inventata e brevettata dall’americana Leona Chalmers negli anni ’30 del ‘900, per molti anni la coppetta mestruale è stata prodotta da compagnie come la Mooncup e venduta con discrezione attraverso farmacie e altri negozi.

Cintura sanitaria Southall, 1910 circa, Regno Unito. © Victoria and Albert Museum, London

Tampax è uno dei maggiori produttori mondiali di prodotti mestruali usa e getta. La sua decisione di produrre un prodotto riutilizzabile costituisce di fatto un momento importante per la storia del costume, segnando inevitabilmente il nostro modo di vivere. È questo il motivo che ha portato il centro acquisizioni della Rapid Response Collecting del V&A a includere una delle coppette Tampax nella propria collezione.

Dopotutto, quello della coppetta mestruale non sarebbe di certo l’unico curioso oggetto in cui si potrebbe incappare tra le collezioni del museo. Tra i molti, anche il pussyhat, il riconoscibile cappello rosa fatto a mano da Krista Suh e Jayna Zweiman, indossato da migliaia di donne e uomini durante la Women’s March di Washington del 21 gennaio 2017.

Articoli recenti

  • Arte contemporanea

Mondoromulo: a Benevento la galleria che valorizza l’arte emergente

Una personale a quattro mani di Dario Molinaro e Giulio Zanet e la project room ludica di Fabrizio De Cunto:…

17 Dicembre 2024 12:20
  • Mercato

Da Kandinskij a Isgrò: l’arte moderna e contemporanea di Cambi Casa d’Aste

A Milano, Cambi chiude il 2024 con una vendita che racconta oltre un secolo di arte. Sguardo agli highlights del…

17 Dicembre 2024 11:19
  • Fiere e manifestazioni

Laura Lamonea è la nuova direttrice della fiera ArtVerona: ecco il suo profilo

Laura Lamonea è la nuova direttrice artistica di ArtVerona: succede a Stefano Raimondi e il suo incarico durerà tre anni.…

17 Dicembre 2024 10:52
  • Arte contemporanea

Piemonte, il Complesso di Santa Croce diventa polo d’arte, con le residenze di Mares

Il Complesso di Santa Croce di Bosco Marengo, in Piemonte, diventa un polo per la creatività contemporanea: aperta la call…

17 Dicembre 2024 10:16
  • Street Art

Haring, Banksy, Obey: libertà non autorizzata: la street art ad Asiago

Il Museo Le Carceri di Asiago ospita una mostra che ripercorre l’evoluzione del graffitismo e della street art, dalla controcultura…

17 Dicembre 2024 9:09
  • Mostre

Emilio Prini, a Bolzano una delle figure più radicali ed enigmatiche del panorama artistico

Prosegue fino al prossimo 3 maggio 2025 “Typewriter Drawings. Bologna/München/Roma – 1970/1971”, la mostra che Fondazione Antonio Dalle Nogare dedica…

17 Dicembre 2024 0:02