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Sarà Saverio Verini il nuovo direttore del costituendo Sistema Museale del Comune di Spoleto, nel cui ambito rientrerà anche Palazzo Collicola, sede della Galleria d’Arte Moderna Carandente, diretta, fino a febbraio 2023, da Marco Tonelli, arrivato a fine mandato. Nato nel 1985, Verini è stato selezionato da una commissione presieduta da Luca Gammaitoni, direttore del Noise in Physical System Laboratory del Dipartimento Fisica e Geologia, Università di Perugia, e composta da Luca Lo Pinto, direttore del MACRO di Roma, e Rosaria Mencarelli, storica dell’arte e Soprintendente archeologia belle arti e paesaggio dell’Abruzzo in quiescenza. La notizia è stata diffusa dal Messaggero prima dell’annuncio ufficiale da parte del Comune, riprendendo un post dai canali social della Lega Nord di Spoleto.
La procedura di nomina è stata infatti aspramente criticata dalla Lega, che reclamava trasparenza e, nella persona di Stefano Lucidi, già Movimento 5 Stelle, quindi dal 2019, nella fila del Carroccio, richiedeva la pubblicazione della graduatoria di merito degli aspiranti alla nomina ma non solo. «Diciamo subito no a nomine di partito», scrivevano dalla Lega in una lettera inviata agli organi di stampa e rivolta al sindaco Andrea Sisti, anche Presidente della Fondazione Festival dei Due Mondi, e all’assessore alla cultura Danilo Chiodetti, area PD e M5s.
Pubblicato a gennaio 2023 e chiuso il mese successivo, l’avviso pubblico era rivolto all’individuazione del direttore del nuovo polo museale, che riunirà in una fondazione le varie strutture comunali afferenti alla cultura e all’archeologia diffuse sul territorio: Palazzo Collicola, il Museo del Tessuto e del Costume in Palazzo Rosari-Spada, Casa Romana, un’antica domus in parte sotto la piazza del Municipio e in parte sotto il Palazzo comunale, il Museo di scienze del territorio, al Complesso S. Matteo, il Museo delle miniere, realizzato sull’antica struttura del Pozzo Orlando, nella Frazione Morgnano, e la Chiesa di Santi Giovanni e Paolo, nel centro storico di Spoleto.
Il corrispettivo per lo svolgimento delle attività è stabilito in 25mila euro e l’incarico avrà per oggetto, tra l’altro, la programmazione di mostre, eventi e manifestazioni artistiche, scientifiche e divulgative, l’ideazione e la cura del progetto culturale dei musei, la cura delle collezioni e dei reperti, la gestione dei progetti e dei programmi di promozione artistica, scientifica e museale delle opere e dei reperti di proprietà del Comune di Spoleto. La durata dell’incarico è di tre anni. Secondo quanto riportato dal Messaggero, l’esito del concorso sarebbe definito da mercoledì scorso ma la pubblicazione dovrebbe avvenire oggi, 27 marzo, a firma della dirigente Roberta Farinelli.
Nato a Città di Castello e laureato in Storia dell’Arte Contemporanea alla Sapienza, Saverio Verini ha lavorato al MACRO di Roma dal 2011 al 2012, dal 2013 al 2015 è stato assistente curatore presso la Fondazione Ermanno Casoli, nelle Marche, mentre dal 2017 si è occupa del coordinamento delle mostre presso la Fondazione Memmo di Roma. Ha collaborato con istituzioni quali Accademia di Francia a Roma – Villa Medici, Istituto Polacco di Roma, Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato, American Academy in Rome, FOTOGRAFIA – Festival Internazionale di Roma, Fondazione Pastificio Cerere, Civitella Ranieri Foundation.
È tra i fondatori del collettivo curatoriale Sguardo Contemporaneo, con il quale ha organizzato varie iniziative. Tra i progetti più recenti, la creazione della piattaforma Art Sweet Art, dedicata a residenze per artisti in contesti domestici, e le mostre “Stop and Go. L’arte delle gif animate”, “Una sola moltitudine”, doppia personale di Filippo Berta e Calixto Ramírez, e “White Paper”, di Namsal Siedlecki, tutte curate per smART – polo per l’arte, a Roma. Ha curato anche il progetto espositivo Straperetana, nel borgo abruzzese di Pereto, in collaborazione con la galleria Monitor.
«Mi piace che l’arte contemporanea si muova in direzioni diverse, come avviene ormai da decenni e, forse, da sempre», ci raccontava in una nostra intervista. «Ci sono cose che, tendenzialmente, mi attraggono più di altre; ma è bello che ci sia spazio per tutto, anche per forme espressive o linee concettuali che posso sentire distanti in prima battuta, ma che magari possono rivelarsi stimolanti e farmi scoprire delle cose. L’importante è che questo spazio d’azione e le scelte degli artisti (lo dico in modo banale: dai “temi” da trattare agli strumenti da utilizzare) rimangano liberi, garantendo autonomia al di là di conformismi e approcci cronachistici».