Uno spazio dedicato alle declinazioni digitali dell’arte, per provare a sciogliere uno dei nodi irrisolti della città. Questo l’impegno dell’amministrazione del sindaco Gaetano Manfredi e di Vincenzo Trione, consigliere alla programmazione delle attività museali e all’arte contemporanea del Comune e Professore ordinario di Arte e media presso l’Università IULM di Milano, per sollevare finalmente le sorti del PAN – Palazzo delle Arti di Napoli, che sarà la sede del nuovo Museo dell’Immagine e avrà anche un’appendice virtuale, il Metapan.
Aperto nel 2005, a costo di tanti sforzi del Comune e di lunghe difficoltà organizzative ma pochi mesi dopo l’inaugurazione di un altro centro d’arte contemporanea, il museo Madre – che però ricade sotto l’egida della Regione -, il PAN rappresenta un argomento delicato, nella storia recente della cultura napoletana. Situato nello storico Palazzo Carafa di Roccella, affacciato sulla centralissima e modaiola via dei Mille, nel 1998 si pensava di farne un centro di documentazione dedicato all’arte contemporanea, con un preciso orientamento curatoriale, prima affidato al direttore Lorand Hegyi, quindi passato a Julia Draganovic.
Ma negli ultimi anni, senza più un organigramma definito e, ça va sans dire, in mancanza di fondi, ha finito col perdere identità e autonomia, riducendosi a contenitore di mostre itineranti e progetti dagli esiti a dir poco eterogenei, dai block buster di Andy Warhol ed Helmut Newton, alle retrospettive sui maestri dell’arte contemporanea napoletana, come Gianni Pisani, Armando De Stefano e Rosa Panaro, fino alle piccole estemporanee dal respiro hobbistico.
La presentazione del nuovo corso si è svolta oggi, in occasione di una conferenza stampa tenuta in Sala Giunta di Palazzo San Giacomo, che dà sull’ariosa piazza Municipio. E infatti, l’intervento di Trione non poteva che iniziare dalla Venere degli Stracci di Michelangelo Pistoletto, installata a giugno 2023 proprio nell’amplissimo slargo fronte mare e completamente distrutta a seguito del rogo del 12 luglio. Come già annunciato, l’opera monumentale sarà ricostruita e riposizionata nella piazza, dove rimarrà per tre mesi, a partire dal 6 marzo 2024, per essere poi conservata in maniera permanente in una sede ancora da definire. Sempre nell’ambito del progetto di arte pubblica, che già ha visto anche le installazioni di Antonio Marras e di Francesco Vezzoli, sarà poi presentato ad aprile il nuovo lavoro di Gaetano Pesce, nella Villa Comunale. A metà luglio sarà la volta di Marinella Senatore, che costruirà un progetto di arte partecipata.
Trione ha fatto poi cenno al bando, aperto fino a 13 marzo 2024, per la selezione di proposte progettuali e l’assegnazione di contributi economici per la realizzazione di progetti espositivi temporanei nell’ambito della programmazione di arte contemporanea del Comune di Napoli (qui tutte le informazioni). Sul piatto 200mila euro, con l’auspicio di sostenere in particolare gli artisti under 35 e «Favorire la giovane creatività che fa di Napoli la città più profondamente contemporanea e d’avanguardia del nostro Paese».
Per far ripartire il PAN, allora, si è reso necessario intervenire dalle fondamenta, non solo con una impostazione concettuale e teorica ben definita ma anche con un nuovo progetto architettonico da 2 milioni e 200mila euro, affidato all’architetto Giovanni Francesco Frascino. La presentazione si è svolta oggi, in occasione di una conferenza stampa tenuta in Sala Giunta di Palazzo San Giacomo, che dà sull’ariosa piazza Municipio. I lavori inizieranno ad aprile 2024 e si chiuderanno non prima dell’estate del 2025, dunque, probabilmente dopo le prossime elezioni comunali.
Frascino – che tra le altre cose ha realizzato anche il progetto del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia del 2015, curato dallo stesso Trione – ha specificato come il suo progetto abbia tenuto conto sia della struttura storica del Palazzo seicentesco che delle esigenze più aggiornate in materia di sicurezza e fruibilità.
In particolare, sulla facciata sarà realizzato un nastro verticale digitale al led di 16 metri che presenterà degli estratti dalle mostre in corso, facendo da trait d’union con la città. Sarà poi ripristinato l’ingresso dall’ampio portone principale, con il piano terra dedicato all’accoglienza, all’orientamento, alla ristorazione e al bookshop.
Le sale espositive si troveranno al primo e al secondo piano e saranno pensate per favorire una dimensione immersiva, per mostre in realtà aumentata. Un piano sarà dedicato alla ricerca, con laboratori messi a disposizione gratuitamente, e all’archivio. A questo proposito, non potendo contare su una collezione propria – se non le raccolte del Comune – si dovrà capire verso quale direzione sarà orientata la “tradizionale” funzione di conservazione, che rimane centrale nella definzione di museo, nonostante le sfumature più attuali di questa istituzione.
«Il PAN deve dialogare con l’offerta museale esistente in città, evitando sovrapposizioni e valorizzando il confronto con strutture museali pubbliche e private già attive, come il Museo di Capodimonte, Palazzo reale, il MANN, il Madre, le Gallerie d’Italia», ha spiegato Trione, evidenziando al contempo l’importanza di una proposta originale. Il Museo dell’Immagine, infatti, non riguarderà solo la fotografia, che a Napoli è già rappresentata dalla bellissima Villa Pignatelli, museo del Ministero della Cultura, peraltro a pochi metri in linea d’aria da Palazzo Roccella e la sede di tante mostre di livello dedicate ai grandi maestri, da Gianni Berengo Gardin a Wim Wenders, da Francesca Woodman a Deins Piels. Il nuovo museo, allora, prenderà in considerazione tutte le sfumature più all’avanguardia dei linguaggi visivi, puntando sull’innovazione tecnologica, anche grazie alla collaborazione con il MEET, il centro di cultura digitale di Milano.
«Siamo felici di questo dialogo, che riguarda le istituzioni ma anche l’arte stessa, che si apre alle contaminazioni», ha proseguito durante la conferenza Maria Grazia Mattei, Presidente del MEET, che con Valentino Catricalà curerà i progetti digitali del Metapan, uno spazio immersivo ospitato sulla piattaforma Spatial.io, dove sarà possibile fruire, tramite il proprio avatar, di una serie di lavori inediti e site specific. I primi artisti coinvolti sono Chiara Passa, Auriea Harvey, Davide Quayola e il duo Bianco Valente. Oltre alle sale espositive, lo spazio ospita anche una conference room che accoglierà, tra febbraio e marzo 2024, un ciclo di masterclass sulle tematiche legate all’arte digitale, con docenti ed esperti di arte e new media: Derrick de Kerckhove, Ruggero Eugeni, Elisabetta Modena, Andrea Pinotti, Francesco Spampinato.
Per il sindaco Manfredi, il Museo dell’Immagine sarà un «Luogo della sperimentazione», che agirà in maniera sinergica con le altre istituzioni museali della città. «Vogliamo che gli artisti avanzino proposte progettuali specifiche, in particolare per le giovani generazioni», ha continuato Manfredi. Oltre al piano digitale del Metapan, il PAN avrà anche un’appendice fisica nella neoclassica Casina Pompeiana.
Situata nella Villa Comunale, la Casina è un altro edificio irrisolto di Napoli, che potrebbe trovare una svolta grazie a questo costituendo polo del contemporaneo, diffuso tra PAN e gli ipogei di piazza Plebiscito, questi ultimi interessati da un ulteriore progetto di riqualificazione che coinvolge anche Castel dell’Ovo, Castel Nuovo e il complesso monumentale della SS. Annunziata, oltre che la nuova Casa della Lettura nel Complesso di San Domenico.
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