La presentazione del programma 2024-25 di Palazzo Te si apre con l’annuncio del Direttore, Stefano Baia Curioni, della concessione del Palazzo da parte del Comune di Mantova alla Fondazione: «Il 2024 si annuncia come un momento di grande cambiamento. Il cambiamento è una delle ragioni per cui la direzione ha deciso di annunciare un programma di due anni di lavoro dedicato a un tema molto centrale all’interno del Palazzo che è quello della metamorfosi.» Chi conosce il palazzo degli inganni sa, che sin dalla sua progettazione, avvenuta per opera del grande genio di Giulio Romano, c’è un fervido dialogo con la mediazione di autori intermedi cinquecenteschi con le metamorfosi di Ovidio. Il palazzo è intriso di riferimenti a Ovidio e Apuleio, re-interpretazioni moderne e visioni contemporanee e si manifesta come una wunderkammer, un campionario di forme ispirate alla poesia e alla mitologia antica, ai viaggi e alle scoperte dell’epoca: decorazioni, corami, oggetti e animali si trasformano continuamente, generando un’atmosfera di stupore alla base del fascino che ha esercitato su chiunque abbia varcato la sua soglia dal XVI secolo a oggi. Le metamorfosi costellano Palazzo Te e, nella sala di Amore e Psiche, la rappresentazione più tangibile della tematica esaminata per il prossimo biennio, si racconta la storia di una giovane fanciulla che, toccata da Eros, si innamora e comincia un percorso di trasformazione che porterà l’umano a diventare divino.
Il labirinto delle metamorfosi raccoglie un ricco programma di eventi e mostre dedicato a questo tema che ha attraversato le epoche senza perdere mai la sua intensità, attivando spunti e nuovi modi di scoprire un repertorio iconografico e architettonico senza pari. La metamorfosi, intesa come una interrogazione fondamentale sull’essenza della natura e sul senso dell’umanità, si presenta infatti come una linea narrativa al tempo stesso profonda e scherzosa, ironica e vertiginosa, sempre centrale, del progetto artistico di Giulio Romano a Palazzo Te.
Dentro a questa visionaria programmazione c’è l’idea della Fondazione che cambia, l’idea che insieme al Comune di Mantova e ai Musei Civici si possa costruire un percorso di trasformazione del Palazzo in una nuova modalità di fruizione e visita. Ma l’idea di metamorfosi che attraversa tutto il palazzo è soprattutto una domanda che riguarda il senso del cambiamento oggi, un cambiamento che ragiona sulla questione climatica, sulle guerre nel mondo e più in generale sulle trasformazioni del nostro presente.
E così Stefano Baia Curioni chiosa alla conferenza di presentazione del programma: «La Fondazione Palazzo Te, quindi, più che chiudere un ciclo con delle risposte apre questa nuova avventura con delle domande. Cosa significa abitare il cambiamento? Cosa significa fare amicizia con il cambiamento? La risposta sta nell’abitare creativamente il cambiamento. Attraversarlo con tutta l’energia possibile, coglierne le diversità, addentrandosi nella meraviglia che il cambiamento e di riflesso la metamorfosi, portano con sé.»
Sul piano espositivo, dal 27 marzo 2024 si partirà con una valorizzazione del percorso di visita delle sale di Palazzo Te attraverso supporti informativi e un rinnovato sistema di illuminazione che sottolineerà i riferimenti alla metamorfosi presenti nel ciclo decorativo del Palazzo. Le Metamorfosi di Ovidio, infatti, irrompono nell’architettura di Palazzo Te fin dalla prima stanza dell’appartamento “privato”, chiamata proprio Camera di Ovidio. Questo ambiente, la cui decorazione intreccia storie di sfida e di amore tra umani e dei, introduce all’idea che il palazzo si snodi come un labirinto di miti e racconti antichi, immagini di eroi e di amori, in un crescendo dove meraviglia, armonia, poesia e magia si sovrappongono. Un percorso di svelamento che contempla molti luoghi della residenza di Federico II, dall’antico ingresso pedonale della Loggia delle Muse, alla Sala dei Cavalli, alla Camera delle Aquile fino ad arrivare al capolavoro giuliesco della Camera dei Giganti, vertiginoso epicentro del palazzo in cui la battaglia tra Giove e i Giganti rapisce gli sguardi in un turbinio di sollecitazioni estetiche.
Nella seconda parte dell’anno, dal 5 settembre con la mostra Il labirinto di Picasso. Poesia, salvezza e metamorfosi, a cura di Annie Cohen-Solal e co-organizzata dalla Fondazione con il Museo Nazionale Picasso di Parigi, si aggiungerà, attualizzandolo, un ulteriore livello di lettura e dialogo con il mito. Ricostruendo le ispirazioni che il Maestro spagnolo trovava immergendosi nella poesia, da Ovidio ad Apollinaire, l’esposizione si concentrerà, tra ironia e angoscia, sulla potenza della trasformazione, la mortalità del desiderio e la possibilità di un suo riequilibrio nell’esperienza lirica, suggerendo nuove letture anche dello spazio circostante. Tra le sale Napoleoniche, la mostra ripercorre la straordinaria avventura di un artista emigrato in Francia nel 1900 e stigmatizzato dalla polizia e dall’Accademia delle belle arti come straniero, anarchico e artista d’avanguardia fino al 1944. Accolto da un piccolo e generoso gruppo di poeti allora marginali, Picasso trovò nella poesia la forza che gli permise di superare le molte difficoltà legate al suo status e di articolare un paradigma estetico fortemente favorevole al cambiamento e alla metamorfosi.
Come afferma la curatrice Annie Cohen-Solal: «Picasso è un mostro, un uomo invadente e paradossale. Dietro al mito di Picasso c’era un uomo estremamente stigmatizzato, uno straniero in Francia… capace di inserirsi nella società francese con fare da grande stratega. In questa sua modalità, Picasso ha cambiato la Francia.» Il programma troverà il suo momento conclusivo nella primavera 2025 con la mostra Metamorfosi a Palazzo Te a cura di Claudia Cieri Via, che attraverso una serie di prestiti internazionali innescherà nuovi dialoghi tra il palazzo, Giulio Romano e altri maestri che attinsero alle storie senza tempo del mito traendone ispirazione.
Il 2025 sarà l’anno in cui tutta la città si preparerà ai festeggiamenti per il cinquecentenario di Palazzo Te. Un coup de théâtre che vedrà l’apertura delle fruttiere, locale sottoposto a un lunghissimo e accurato restauro, che aprirà i battenti all’arte contemporanea.
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