Una rivoluzione che ha investito gli spazi del museo, non solo per il valore iconico delle opere esposte e per le interessanti scelte di allestimento, ma anche per l’apertura di un nuovo filone di ricerca negli spazi di M9, per la prima volta sede di una mostra d’arte. La scelta di Emilio Vedova per l’inaugurazione di questo percorso era quasi d’obbligo. Che cosa poteva rappresentare il segno artistico come necessità che si fa storia più dell’opera di Vedova?
Un’attualità, quella dell’artista veneziano che sta proprio negli universali della sua pittura, nel suo messaggio. Tutte le opere nascono da un suo dialogo personale con la storia «intesa come vivere nel presente, “esserci dentro”, misurarne i conflitti e le contraddizioni in una quotidiana dialettica». Vedova è un contemporaneo che ancora ci ispira. È capace di raccontare la storia mettendo al centro l’uomo, in una produzione ininterrotta di capolavori, tutti nati da uno straordinario accumulo di energia creativa.
«Del resto – come sottolinea la curatrice, Gabriella Belli – ben pochi artisti italiani del Novecento hanno non solo eguagliato la potenza narrativa degli antichi Maestri come Vedova ma sono stati simbolo altrettanto forte e riconoscibile di quella generazione nata nel primo dopo guerra che, negli anni ’40, nell’incombenza del secondo conflitto mondiale e subito dopo la resa, ha saputo guidare l’attenzione degli intellettuali e degli uomini di buona volontà verso una incondizionata presa d’atto delle atrocità delle dittature, fascismo, nazismo e stalinismo in primis, e che tutt’ora attraverso il loro straordinario lascito di opere, testimonianze documentali e il ricordo delle loro concrete battaglie di protesta per i diritti civili, per la pace, per la democrazia continuano a premere sulla coscienza collettiva».
Rivoluzione Vedova spinge il visitatore ad addentrarsi nella complessità e nella contraddittorietà del presente, che spesso ci appare confuso, proprio come i tratti del pittore. È l’artista che accompagna il museo in un mondo tutto da esplorare, quello dell’arte contemporanea. Mentre il museo proietta l’artista in una nuova dimensione, quella della tecnologia e delle installazioni immersive, tratto distintivo di M9.
Vedova è un ponte tra passato e presente attraverso i suoi quadri che lui stesso chiamava territori d’inchiesta. Gli obiettivi dell’artista sono infatti gli stessi di M9, che per la comunità vuole essere proprio questo: un laboratorio di domande. Il museo, nato nel 2018 è stato un’assoluta novità nel panorama museale italiano: l’unico museo dedicato alla storia del Novecento; il più grande museo con impianto multimediale nel Paese. Un atto rivoluzionario che ha fatto diventare M9 il capofila di una nuova generazione di istituzioni culturali che sono sia laboratorio culturale che espositivo, capaci di costruire delle narrazioni complesse ed allo stesso tempo accessibili a tutti.
Se il terzo piano di M9 con la mostra appena inaugurata diventa il luogo di un’esperienza eccezionale che i visitatori potranno sperimentare nei prossimi mesi, la parte introduttiva − posta al secondo piano − lega idealmente la mostra all’esposizione permanente del Museo, dedicata all’evoluzione dell’Italia e degli italiani nel corso del Novecento. I materiali audiovisivi presentati in questa sezione permettono di contestualizzare l’opera e il pensiero di Emilio Vedova dentro il tormentato sviluppo storico novecentesco.
Un percorso che racconta, con 130 opere, tra installazioni e opere a parete, il punto di vista di questo grande artista ed intellettuale, mettendoci di fronte, attraverso i suoi lavori, ai capitoli “caldi” della nostra storia recente, dalle macerie della Seconda guerra mondiale agli avvenimenti della politica internazionale che hanno scosso il mondo negli anni Sessanta e Settanta e ben oltre, fino alle soglie del Duemila. Sono opere di grande impatto, che trasmettono la potenza del segno, la forza della materia, la risonanza della luce, dei bianchi e neri e del colore, come Absurdes Berliner Tagebuch ’64 (1964), Tondi e Dischi (1985-1995), …in continuum, compenetrazioni/ traslati ’87/’88 (1987-1988).
Il grande corpus di lavori è stato valorizzato dall’allestimento progettato dallo studio di architettura Alvisi Kirimoto grazie al quale la forza della pittura avvolge lo spettatore e gli fa percorrere una sorta di via crucis laica, in cui le varie tappe sono una decina di lavori disposti in sequenza cronologica. Le opere poste sulle pareti bianche perimetrali della sala nascono dall’impellente necessità di Vedova di dare voce a quel «malessere tra l’essere dentro questa società e il volerne un’altra».
Un progetto che parte dalla conformazione della sala uno spazio asimmetrico di oltre 1200 mq con una luce intensa, che scende dalla copertura a shed del Museo. Il fulcro dell’allestimento è una struttura centrale, come una grande ‘scheggia’ che definisce i tre scenari legati ai cicli di opere esposti, tra i fondamentali capolavori dell’artista. La struttura è composta da tre fogli piegati e asimmetrici che scandiscono lo spazio e ne modellano il profilo, separando e al tempo stesso raccordando i cicli di opere esposti. Il percorso progettato da Alvisi Kirimoto sottolinea ancora una volta il ruolo centrale nell’arte contemporanea dell’artista, celebrando la sua permanente attualità.
In mostra è anche possibile vivere un’esperienza immersiva grazie alla video installazione ideata e realizzata da Vitruvio Virtual Reality dal titolo “Nel Tumulto“. L’intervento è una sfida alla rappresentazione, una guida alla scoperta del segno e dei luoghi che hanno caratterizzato la vita dell’artista. Attraverso l’analisi del suo lavoro e del corpus teorico, il team multidisciplinare di Vitruvio Virtual Reality ha portato il proprio tributo con un corto in qualità cinematografica della durata di 3 minuti e 30 secondi pensato per essere proiettato in un apposito spazio immersivo
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