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Stazione dell’Arte: in anteprima la programmazione 2021. Intervista al Direttore
Musei
di Silvia Conta
Nel 2021 ricorrono due anniversari importanti per la Stazione dell’Arte: i 15 anni della sua fondazione, ad opera di Maria Lai nel 2006, e i 40 anni di Legarsi alla montagna, performance collettiva ideata e organizzata dall’artista.
In questo spirito, da marzo, la Stazione dell’Arte di Ulassai proprrà una programmazione radicata nel solco del “collegare” e del “tessere relazioni”, cardini della ricerca e della vita artistica di Maria Lai. Davide Mariani, Direttore della Stazione dell’Arte, ci ha anticipato i i progetti.
Davide Mariani, Direttore della Stazione dell’Arte, ci ha raccontato in anteprima la programmazione 2021 del museo fondato da Maria Lai
Con quale spirito affronterete la programmazione del museo nel 2021?
«Lo spirito che animerà la nuova programmazione espositiva della Stazione dell’Arte sarà quello di ‘legare e collegare’, due concetti propri della filosofia di Maria Lai che, oggi più che mai, appaiono fondamentali per superare le distanze e le difficoltà che tutti noi ci siamo trovati ad affrontare lo scorso anno. Nel 2021 ricorrono due anniversari molto importanti, ovvero il quarantennale di Legarsi alla montagna, e il quindicennale della nascita del museo, che rappresentano in assoluto i momenti più significativi dell’intero percorso dell’artista. Per questo motivo, forti dei risultati raggiunti fino a questo momento, ci accingiamo con entusiasmo a dare vita a una programmazione culturale molto intensa e variegata. Ancora una volta, la partecipazione e la condivisione saranno le linee guida del nostro operare, coerentemente con gli intenti di Maria Lai, per mantenere viva quella concezione dell’arte che va incontro alle persone».
Quali saranno i primi eventi del 2021?
«Nel mese di gennaio 2021 si chiuderà l’iniziativa online “La frana” (ne avevamo parlato qui, ndr), lanciata lo scorso novembre nell’ambito della mostra “Sii albero” di Stefano Boeri.
Successivamente, nel mese di febbraio, la Fondazione Stazione dell’Arte vuole rendere un omaggio a Gianni Rodari (1920, Omegna – 1980, Roma) attraverso l’allestimento di una mostra tra le vie del borgo, ovvero nel Museo a cielo aperto “Maria Lai”, in modo da creare un dialogo tra lo scrittore per l’infanzia e pedagogista e alcune opere dell’artista di Ulassai».
Da marzo una nuova possibilità, per il pubblico, di conoscere la ricerca di Maria Lai attraverso una selezione di opere conservate nei depositi del museo…
«Intorno alla metà di marzo verrà inaugurata una nuova mostra antologica dedicata a Maria Lai: lo scorso anno abbiamo presentato il riallestimento della collezione permanente dal titolo ‘Fame d’infinto’ (qui l’intervista a Davide Mariani sul nuovo allestimento, ndr), un percorso multisensoriale incentrato sull’accessibilità tanto fisica quanto intellettuale dell’opera dell’artista. Per questo nuovo anno vogliamo continuare in questa direzione, tramite la realizzazione di un ulteriore percorso espositivo che possa consentire ai visitatori di fruire di un altro nucleo importante delle opere che l’artista ha donato al suo paese natale nel momento della costituzione del museo e che per questioni di spazi non sono sempre visibili. Stiamo lavorando per creare una mostra complementare a quella permanente che restituirà un quadro ancora più dettagliato della sua opera».
Tra le novità anche la prima edizione ARC Festival, di che cosa si tratterà?
«In primavera si terrà la prima edizione dell’ARC Festival (Arte Relazioni Comunità): è un progetto che intende promuovere il senso di appartenenza della comunità al proprio territorio e, allo stesso tempo, dare una spinta al turismo nel borgo, a partire dal considerare la cultura come il motore di uno sviluppo locale sostenibile che punti ad aumentare la qualità della vita dei cittadini residenti.
ARC Festival sarà l’occasione per riflettere sul ruolo delle piccole comunità rispetto ad eventi di portata globale, cercare risposte a questioni che riguardano anche i piccoli borghi come Ulassai, si pensi allo spopolamento, alla creazione di nuove opportunità occupazionali, alla tutela dei valori ambientali; un’occasione utile per lavorare sul senso di coesione sociale e sperimentare nuovi approcci alla collaborazione e alla co-creazione di valore, facilitati proprio dall’arte contemporanea.
ARC Festival si declinerà in una serie di attività comprendenti incontri, tavole rotonde e laboratori che avranno come protagonisti attori diversi, operazioni incentrate sulla valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale presente, attività culturali e creative, rassegne teatrali e musicali».
Il pubblico avrà finalmente occasione di visitare il grande progetto espositivo con Stefano Boeri Architetti, la vostra maggiore iniziativa rinviata a causa della pandemia?
«Sì, successivamente ad ARC Festival ci sarà l’inaugurazione della mostra “Sii albero” di Stefano Boeri (ne avevamo parlato qui, ndr), che durerà tutta l’estate».
E per l’autunno?
«Nel periodo autunnale, metà ottobre circa, sarà invece inaugurata una nuova mostra dal titolo “Prima di Babele” con la mia curatela. Nel 2009 Maria Lai dichiarava: «È un momento molto difficile e pericoloso, stiamo rischiando la Babilonia. / Noi dobbiamo cercare un linguaggio che sia comune a tutto il mondo. / Eravamo già orientati, sennonché adesso c’è qualcosa che frana. /Siamo nel pieno di una frana, come quelle di Ulassai».
La mostra vuole idealmente collegarsi al momento precedente la fine di Babele, quando ancora gli uomini erano in pace e accomunati da un linguaggio universale. Se per Maria Lai Ulassai è la metafora perfetta del mondo, minacciato da frane e animato da conflitti, con Legarsi alla montagna si trasforma per tre giorni in una sorta di Babele prima della sua fine, grazie all’arte e alla capacità della comunità di escogitare un linguaggio condiviso, dato da quel nastro celeste che, con modalità diverse, passa di casa in casa e arriva fino alla montagna per chiederle “pace”.
Il desiderio utopico di un linguaggio comune si rinviene anche nelle sue “scritture illeggibili”, potenzialmente comprensibili a tutti, ed è proprio questa attitudine ad animare la mostra, che si focalizzerà su quelle ricerche realizzate da artisti di generazioni diverse, per mettere in evidenza l’espressione di un codice universale, attraverso l’esposizione di opere appartenenti ai differenti generi espressivi (pittura, scultura, video, installazioni e performance) dentro e fuori gli spazi del museo fino ad arrivare nuovamente alla montagna». (Silvia Conta)