Il museo accoglie e ascolta le voci del proprio pubblico. Oggi, 20 giugno, prende vita il secondo appuntamento all’Egizio di Torino per la “Settimana mondiale del Rifugiato”: una giornata di approfondimento su una delle sfide della contemporaneità: “Percorsi di integrazione, nei paesi del Sud Europa”, realizzato con UNHCR, ECRE e Mosaico, per esplorare il tema dell’inclusione sociale. La scelta conferma il ruolo di un museo che vuole essere vissuto come luogo di confronto e dialogo.
Lo ha dimostrato sabato scorso con un clamoroso successo dell’apertura straordinaria gratuita, “Io sono Benvenuto”, giunta alla terza edizione. Oltre 2.500 le presenze di un pubblico di ogni nazionalità, dalle 18 alle 23, in un reale dialogo tra culture con un vasto programma musicale nelle sale, concluso con una performance del pubblico coinvolto in un emozionante canto corale in difesa dell’ambiente, sulle note di “Bella Ciao”. Con le parole di Christian Greco, l’intento della serata in musica è stato quello di creare un ambiente «in cui tutti i cittadini, anche coloro che sono entrati a far parte della comunità da poco tempo, si sentano accolti, imparino a conoscere l’immenso patrimonio custodito tra le nostre mura e, così facendo, comprendano meglio sé stessi e gli altri. Questo è il compito della cultura, costruire ponti, abbattere differenze».
Musei in profonda trasformazione, con nuove narrazioni. E anche le effervescenti Gallerie degli Uffizi, che ogni anno accolgono visitatori da oltre 100 Paesi, oggi si mettono in ascolto, afferma il direttore Heike Schmidt, riconoscendosi come un “Cantiere di storie” che si arricchisce dall’incontro con il pubblico.
A Kuassi Sessou, la visione della Primavera di Botticelli agli Uffizi evoca un ricordo d’infanzia nella sua Africa. «La passeggiata, mano nella mano con lo zio e il fratellino ammalato. Il viaggio annuale dal villaggio verso il bosco sacro per allontanare le nubi, alimentare soffi vitali, cercare armonia nella rotondità della terra. E la paura di calpestare tanta bellezza». Il suo è uno dei 12 racconti, restituito da voci professionali di attori famosi – e generosi – coinvolti dal Teatro dell’Argine che, con stimoli poetici e profondi, offrono un nuovo accompagnamento emotivo ai visitatori, restituito su tracce audio.
L’inedita narrazione di 12 capolavori del museo è il frutto di un processo lungo 18 mesi che ha preso corpo al museo, con la competente mediazione di Simona Bodo e Maria Grazia Panigada, pioniere del dialogo interculturale, anime della Fondazione ISMU. Attraverso un maieutico esercizio di ascolto, hanno coinvolto 13 persone, quattro operatori museali e nove nuovi cittadini residenti in Italia. Questa lettura, da quanto riferisce il gruppo di lavoro, ha nutrito gli immaginari del team in una esperienza trasformativa, di consapevolezza sul campo, del valore della ricchezza della diversità. Dall’intreccio di vissuti e sensibilità è nato “un cantiere” che può essere inesauribile di storie su temi universali: dalla famiglia all’amicizia, dalla preghiera al viaggio. Si comprende immediatamente come, con questo progetto, un museo affollato da capolavori e visitatori stia riflettendo sulle modalità per superare gli sguardi frettolosi, recuperando il «darsi del tempo per contemplare» come modo per «prendersi cura di sé e dell’altro da sé», come sottolinea Anna Soffici, referente del Polo Regionale Toscana.
Le storie, che si uniscono delicatamente all’illustrazione storico artistica, sono fruibili in italiano e in lingua madre, grazie a una app scaricabile dallo smartphone con collegamento dal sito del museo, sia in loco che a distanza. Ed ecco prendono vita l’Adorazione dei Magi di Gentile da Fabriano; Tebaide, di Beato Angelico; Sant’Anna Metterza di Masaccio e Masolino; Annunciazione, Annunciazione di Cestello, Primavera, Pallade e il Centauro di Sandro Botticelli; Allegoria Sacra di Giovanni Bellini; Testa di uomo anziano di Camillo Boccaccino; Adorazione dei Magi di Domenico Ghirlandaio; Liberazione di Andromeda di Piero di Cosimo; Sacra Famiglia di Luca Signorelli. Si rivelano in una nuova dimensione simbolica, come dispositivo con le voci dei grandi nomi del teatro italiano, Marco Baliani, Micaela Casalboni, Lella Costa, Laura Curino, Lucilla Giagnoni, Giulia Lazzarini, Marco Martinelli e Emma Montanari, Maria Paiato, Marco Paolini, Ottavia Piccolo, Paola Roscioli e Arianna Scommegna.
Si discuterà di interculturalità e pratiche di inclusione, nella fittissima edizione 2019 di ART-Lab, la piattaforma sulle politiche culturali promossa da Fondazione Fitzcarraldo che si svolgerà il 27 e 28 giugno a Milano. In occasione dell’uscita del saggio “Prove di intercultura” di Cristina Da Milano, Elisabetta Falchetti e Maria Francesca Guida per l’Editrice Bibliografica, nel panel “Musei e narrazioni: patrimoni non neutrali”, di giovedì 27, vari esperti internazionali verranno invitati a discutere intorno alla domanda “In che modo possono relazionarsi i musei con i nuovi cittadini e ripensare le loro collezioni in un’ottica interculturale?”. Sarà l’antropologa Giulia Grechi con Imara Limon dell’Amsterdam Museum, curatrice della mostra “Black Amsterdam” ad avviare una conversazione su diversità e rappresentazione all’interno delle collezioni museali.
In un tempo ossessionato dall’identità e dall’esclusione, il museo si afferma come risorsa sociale: luogo poroso al cambiamento, di dialogo interculturale lungo linee di risonanze e non etniche, uno spazio di coesione e cittadinanza, di costruzione di comunità patrimoniali, accessibilità universale, generatività di visioni. Democrazia culturale” per attualizzare la lezione del Rinascimento. Perché possono esistere musei senza oggetti, ma non esistono musei che non raccontino storie.
Ma quali? Destinate a chi? Con quale scopo? (Catterina Seia)