A giudicare dall’elegante location e dalle camicie profumate all’ingresso di Villa Massimo, per i non addetti ai lavori sarebbe stato davvero arduo immaginare l’evoluzione della serata che si è svolta ieri per l’evento Berlin-Rom Express, organizzato dall’Accademia Tedesca di Roma a partire dal 2017 ma che sussegue al pluriennale Electric Campfire. Un evento che per promuovere e diffondere la cultura musicale della Germania contemporanea ha per curatori nomi come André Jürgens, manager del leggendario club berlinese Berghain, e Carsten Nicolai (aka Alva Noto), sound-artist e producer di punta nella scena elettronica e sperimentale internazionale.
Entrato dal grande cancello e attraversato il curato giardino di Villa Massimo mi sono trovato di fronte ad un’immagine consueta per un setting del genere: buffet, vestiti in lungo, giovani incamiciati, genitori pettinati. Ma a far da sfondo riecheggiavano pulsazioni cupe e profonde e flash di luce livida del live che stava iniziando alle spalle del buffet, nascosto tra gli alberi. E aguzzando la vista ho infatti scorto anche t-shirt nere, jeans lisi e anfibi di alcuni techno clubbers sparsi e mimetizzati nell’ombra.
Le luci erano quelle dei live visuals geometrici e psichedelici di adhoc, che hanno accompagnato tutti e tre i set, definendo distintamente le atmosfere dei vari artisti. Ad aprire è stata Silvia Jiménez Alvarez, in arte JASSS, la producer e dj spagnola e residente a Berlino scelta dai suddetti curatori come special guest della serata. Educata al jazz e alla musica africana e sudamericana dai genitori, ha poi sviluppato un personale percorso verso la sperimentazione che l’ha condotta ad una timbrica tanto poliedrica quanto originale, dove confluiscono tinte che vanno da elettroacustici field recordings ad acrobatici incroci di ebm, industrial, dub e techno. Dopo un’inizio dal sapore ambient il suo set si è sviluppato verso sonorità sempre più dense ed articolate, generando un’atmosfera dalla psichedelia dark in cui si alternavano momenti di groove fitti e spezzati che ricordavano a tratti il footwork di Jlin a momenti distesi ma tesi che riprendevano e inacidivano il mood introduttivo. Nonostante abbia all’attivo un solo album, Weightless (2017), JASSS è tutt’altro che sprovveduta nel gestire la consolle e ha condotto un live equilibrato, appagando pienamente tanto l’ascolto quanto la voglia di ballare.
A prendere il testimone è poi Florian Kupfer, tedesco di nome e di fatto, che senza tanti giri di parole ha trasformato per un’ora il sereno giardino di Villa Massimo in una bollente sala del Berghain, generando un mirabile scenario in cui giovani, donne e uomini di mezza età e anche qualche eroico settantenne, erano lanciati in danze frenetiche e sudate a discapito dei loro vestiti da cocktail. Non mancavano facce intimidite e a buona ragione: Kupfer ha attaccato, per non mollare fino all’ultimo secondo, con una cavalcata techno dalle tinte dark, acid e deep con incursioni di old school secca e industrial da spettinare pure gli alberi. Erano le 21:30 nel giardino di una villa romana ma bastava chiudere gli occhi per sentirsi nel pieno di un festival iniziato da giorni. Bravo, Kupfer.
Non era passato nemmeno un minuto che un allegro e danzante Alva Noto, dopo un caloroso abbraccio a Kupfer, aveva già preso le redini del sound per condurre il set che ha chiuso la serata. Cinquantaquattrenne energico come pochi, il maestro berlinese ha aperto con una traccia di sole voci maschili che intonavano profonde ma incalzanti un canto tribale che dopo qualche minuto è stato risucchiato da una cassa dritta, nello stupore di chi si aspettava una lezione di quel sound-design astratto e alieno che caratterizza buona parte dei suoi dischi. E invece questa volta è stata una lezione di concretissimo live mixing e DJ set, saltando con disinvoltura dalla minimal asettica e sottovuoto a muri di suono che riempivano il quartiere nomentano. Un susseguirsi e sovrapporsi di variopinte tracce techno, dance ed elettronica attraverso vortici e distorsioni che le attorcigliavano su se stesse fino al rumore bianco, per poi interrompersi bruscamente, come in uno zapping, con stacchi secchissimi che ripartivano con indifferenza da cassa e hi-hat. Ore 00:00, ha chiuso con Love will tear us apart. Non ci sono altri commenti per un live che ha racchiuso energia, divertimento e stupore senza neanche una sbavatura. Se non ringraziare l’Accademia Tedesca per aver offerto un’occasione del genere.
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